Qualcosa indicava che non ero all’altezza
della margherita: questione di prospettiva,
mi giustificavo. Supino sul prato, gli occhi
ponevano l’orizzonte sulla terra in risposta
alla verticalità dei fuochi, sottraendomi
all’artificio della fuga dall’inadeguatezza.
Ma non ero all’altezza del seminterrato,
il fiore sporadico da quel lato, ma diffuso
per distacco sul gambo - come Bikila nel 60 -,
capace di emettere sentenze alternando
un verbo ad una negazione: è un vaso,
ho scoperto, un bouquet di gialli che gli insetti
risolvono servendosi di algoritmi di volo,
più dei risolventi artificiali in uso nei listati
dei data center da supermecato.
Dal mio punto di vista la baia conteneva
la fonda di mercantili piccoli come i petali
e scuri, che il bianco non bastava a schiarirli
in aria, ma di più in cresta d'onda.
Ho pensato a Dio, che non viene per l’ape
ma manda la margherita che non si trova
lì per un fioretto.
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