Pubblicato il 16/09/2015 17:35:23
Sulla diga di Grado
I tronchi bianchi di laguna sono sogni scuoiati dalle onde. Riportati sulla spiaggia addossati al sole obliquo sembrano volti ossuti, saldati allo spessore salmastro delle storie.
Voi tronchi dispersi da quale schianto fuggite? Qual era la vostra chioma prima che vi imbarcaste? E mentre mi siedo sugli scogli tace nella ruggine una barca e un airone si stacca dallo specchio.
Tutto quello che siamo qui risuona e rasenta l’espansione del mistero. Tutto quello che siamo nuota semi-sommerso se la morte è questo aspro morso di marea.
Ma se nei tronchi arenati non sbiadisce il verde applauso delle foglie, noi non cederemo tutto il calore accumulato. Restituiremo le spoglie ma non verseremo che stralci di linfa nell’infinito imbuto.
Qualcosa rimarrà appeso al tempo e saremo io, e sarete voi; come ninfee più leggere del peso dell’acqua spiccheremo fuori dal bordo, appena fuori di noi.
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