Oh Antigone,
quel papà frusto
come il peccato originale,
tutta colpa pronta per l'inforno,
te lo portasti sulle spalle come un corpo di santo bagnato.
Era figlio del mercato,
del bene e del male
e tu non potesti farci niente .
Guarda che belli i tuoi quattro gioielli,
dicevi,
parlando dei tuoi fratelli,
ma lui stava bianco come uno stoccafisso,
immobile come un chiodo.
Caddero le estati
le primavere
tornarono le nevi
umide e fradice
e tu sempre col tuo peso
addosso,
un gatto nero che non volevi lasciare.
Coraggio, coraggio, dicevi,
ma poi ti spuntò un ghigno da demonio
e decidesti di fare la missionaria
e seppellire, sì, tuo fratello Polinice!
E così che si diventa credenti e missionari
e tu eri così stanca,
che preferisti la tomba
all'illusione di essere viva
per lavare ancora i calzini sporchi
di tuo padre,
di cenere nera.
Ora sei un'eroina,
annoverata nel ciclo dei ribelli mitici,
ma nessuno seppe mai
che, nella prigione tomba del re,
tu ci eri già stata,
aspettando tuo padre,
ogni giorno più morto.
Per te
fu solo questione
di cambio di location.
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