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Collana di eBook a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani

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eBook n. 42 :: Una corona di latta, di Franca Alaimo
LaRecherche.it [Poesia]

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Di Franca Alaimo
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Data di pubblicazione:
03/05/2010 23:30:00


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# 27 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Francesca Luzzio - 20/06/2010 21:12:00 [ leggi altri commenti di Francesca Luzzio » ]

Malinconica e dolce è la poesia che Franca Alaimo propone al lettore nella silloge "Una corona di latta". Il titolo della raccolta ci fa pensare ad una regina, ma, considerato che la corona è di latta, si tratta di una regina per gioco o di una regina schernita? Direi l’uno e l’altro: per gioco, nel trastullo rigenerante della poesia;
schernita, negl eventi-accidenti dell’esistenza.
Il gioco dell’infanzia è l’autenticità della vita, l’espressione vera, pura e sincera del modo in cui gli adulti,come i piccoli,
dovrebbero aprirsi e relazionarsi con il mondo: Franca gioca con la Parola e questa le risponde e lei,"come bimba ammaliata"(in Dove mi invita"),va "dove" la "invita"(ibidem). La matrice metafisica dell’ispirazione, più volte rimarcata nei testi, porta la poetessa nella dimensione più vera di sè: la dimensione infantile, che la induce a rivivere, come già il Leopardi ingenuo della prima fase o il Pascoli, la condizione primigenia dell’umanità, quando questa "con animo pertubato e commosso"( G.B. Vico) guardava per la prima volta il mondo e dava un nome alle cose, ma questo contatto con il reale è per la poetessa-bambina, dolce e malinconico nello stesso tempo: lei,regina scopre e nella scoperta conosce anche una signora affascinante e lusinghiera che chiama Gloria:"avrei voluto ndossare\l’abito luccicante della gloria\e avere uno stuolo di lettori(in Lavorare in secreto), invece "scuote l’ampolla del suo cuore"(ibidem)e si accorge che Gloria è scorata da una strega irriverente che, schernendola, le dà una corona di latta. La strega è "il male che trabocca" ( in Scoramento)nel mondo, è ilsuo amore "di cui è stato fatto scempio"(in La corona di latta).
La raccolta è anche una dichiarazione di poetica poichè rivela espressamente la natura simbolica della poesia di F. Alaimo che
" di comporre e scomporre mai si stanca/ gettando simboli fra le cose più diverse"( in Pontifex),ma senza mai abbandonare la limpidezza semantica che, pur attraverso il simbolo,rende intellegibili i suoi versi. Questi inoltre,scorrono come ruscello,musicali ed armoniosi e, attraverso assonanze e disposizione accorta delle parole,gratificano anche l’orecchio del lettore.
FRANCESCA LUZZIO

 Antonio De Marchi-Gherini - 17/06/2010 23:57:00 [ leggi altri commenti di Antonio De Marchi-Gherini » ]

Pane e poesie, come negli anni andati il pane e le rose...una poetessa battagliera, versatile, sempre pronta a menar fendenti e baciare quand’è il caso. Poesia militante, insomma, e sa Dio quanta ce ne vorrebbe ai giorni nostri per migliorare questo mondo che va a catafascio, e toglierei pute il cata...

 Antonio De Marchi-Gherini - 02/06/2010 11:16:00 [ leggi altri commenti di Antonio De Marchi-Gherini » ]

Rileggo volentieri i tuoi versi. C’è tutta la sensualità siciliana, ma anche il sole secco e cocente e i fichi d’india spinosi ma gustosi, insomma profumo di zagara e sangue. L’esserci, il vivere dentro e fuori le passioni , i sentimenti e i ri-sentimenti acquietati dal balsamo del verso che per te é come il respiro.

 Nicola Romano - 01/06/2010 23:28:00 [ leggi altri commenti di Nicola Romano » ]

Dopo averlo riferito senza problemi alla diretta interessata, dico subito che Franca Alaimo rappresenterebbe un "vanto" per Palermo, solo se questa città sapesse cogliere quei profumi culturali che stanno in mezzo a tanti olezzi di varia natura. Soltanto così la corona di latta potrebbe davvero tramutarsi in una corona...d’alloro.
Ma, fuori da ogni metafora, chi è "avvertito" in fatto di poesia non può non riconoscere in questa raccolta - molto fluida ed ariosa - il segno rivelatore di un sicuro e stretto rapporto tra vita e poesia, in cui tutti gli ingredienti possibili e necessari concorrono ad esiti di perfetta fusione tra intuizioni ed emozioni, in questo caso non disgiunte da una certa sensualità espressiva. I versi sono come corde robuste, tese fra i dualismi esistenziali, sulle quali l’autrice da prova di mantenere un evidente equilibrio stilistico. Gradevolmente privo di risentimenti, ogni singolo dettato poetico sembra restituire taluni resoconti in cui la speranza la fa da padrona.

 Loredana Savelli - 01/06/2010 22:13:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Sono da rileggere più volte e con meditata calma queste poesie solo apparentemente semplici. Quasi un premio serale.
Ne suggerisco una, "Che confusione!": è la descrizione, attraverso il sentire personale dell’autrice, del rapporto quasi conflittuale tra la Parola e la parola, tra Dio e la poesia, anch’essa divinizzabile. L’eterno dualismo corrisponde alla condizione umana con il suo (tragico) dilemma irrisolto: essere solo uomini, sebbene uomini-poeti, o farsi pervadere dal divino?

 Franca Alaimo - 01/06/2010 17:39:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Non posso ancora una volta non intervenire, dopo avere letto il commento di Roberto, che mi ha donato un’emozione intensa, sia perché arriva inaspettato, sia perché centra con sensibilità molti dei nuclei poetico-interiori che mi caratterizzano. Inoltre, come Giovanni Ibello, mi mette fra le voci importanti della Poesia d’oggi; non so se sia vero, però vorrei esserlo per donarmi "tota" agli altri, per non uscire da questa vita senza continuare ad essere nelle mie parole.
Grazie per la stima che mi dimostrate. Io, a mia volta, ringrazio Chi questo talento, piccolo o grande che sia, ha voluto darmelo per rendere più significativo il mio cammino esistenziale.

 Roberto Maggiani - 01/06/2010 12:59:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cara Franca la tua poesia mi fa venire alla mente l'americana Emily Dickinson.
Ti muovi nell'area della mistica, la tua è una poesia della visione interiore, sai raccogliere e ricomporre - al fuoco coadiuvante della tua poesia ricca di immagini, desideri e sogni - esperienze e realtà frammentate.
Spesso la scrittura ti conduce nel buio dell'anima: "D’improvviso t’inghiotte un cielo nero / Ed io comincio, cieca, a balbettare."E' poesia che nasce dal creato, ogni luogo, tempo, azione, sentimento, oggetto è fonte di poesia: "Nel cuore d’ogni cosa / Dimora la poesia e chiama / Anche da un ciottolo supino / Come da un sentimento nascosto."La tua visione del mondo è totalmente impregnata di amore, amore silenzioso: "Nessuno saprà se non gli angeli ed i santi / Che della cristica gioia divenni testimone". Sei testimone della gioia del mondo, una gioia che incanta perché la sua radice è soprannaturale, schietta e sincera: "Sono la donna degli incantamenti". Ma la gioia è decisamente ben radicata nella realtà ineluttabile del dolore. In "Faccio la sarta" si legge:

O mia diletta Musa, opaca noia
Immagini ferme, vento che s’arresta.
Però mia angelica stridula gioia
Andare e vedere oltre me stessa
Mentre con altro cuore scrivo i versi.
Quasi come cucire l’universo
Che grida di dolore e che fa ressa.

Gli ultimi due versi da soli rivelano un intento poetico ed esistenziale: ricomporre in unità l'universo smembrato dal dolore, nella luce e nella potenza dell'Amore, e nella poesia vi è l'eco della sua parola iniziale, che diede origine all'universo stesso, alla sua esistenza intatta.
Insomma, grazie Franca per questa bellissima proposta poetica, penso, senza mezzi termini, che tu sia una delle più importanti voci poetiche contemporanee... il tempo ci dirà.

 Guido Martini - 24/05/2010 12:11:00 [ leggi altri commenti di Guido Martini » ]

Cara Franca, in tutte le liriche che compongono la tua silloge si ritrova proprio quella guerriera della parola di cui parla una tua poesia.
Ma non è solo la lama tagliente della spada od il colpo controtaglio della sciabola. Nei tuoi versi, tutti, c’è l’elastica leggiadria del
fioretto, o meglio, del colpo in punta dello stocco, che inesorabile trafigge animi e cuori dei lettori, ed ai poeti infonde entusiasmo nuovo in quell’arte per la quale io so bene che a cingerti le tempie è certo metallo molto più nobile della vile latta. Tu sai quanto io ti stimi come persona e ti ammiri come poeta, è perciò che devo ringraziarti di avermi ancora una volta donato brividi di emozione. Guido Martini

 Giovanni Ibello - 22/05/2010 16:55:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Ibello » ]

Signori, sono un po’ restio ad elogiare testi poetici, ma la Signora Alaimo è una grande Poetessa e questi versi ne sono la più chiara testimomianza che aiuterà noi tutti nel nostro cammino lirico...
"La poesia che ispira poesia" (R.W. Emerson)

 g.f. - 20/05/2010 21:29:00 [ leggi altri commenti di g.f. » ]

Sono una tua vecchia conoscenza e ti ho recensito più volte sotto altro nome, ciao.

 Franca Alaimo - 19/05/2010 21:26:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Mi piacerebbe sapere chi si nasconde dietro la sigla g.f. Se non vuole, lo ringrazio egualmente per il sintetico, ma denso giudizio.
Franca

 g.f. - 19/05/2010 17:03:00 [ leggi altri commenti di g.f. » ]

Veramente belle, discorsive e nello stesso tempo alte. Sembra di stare in mezzo a correnti contrapposte, ma questa e la vita che pulsa.Brava!

 Franca Alaimo - 19/05/2010 16:09:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Intervengo ancora per ringraziare Stefanie del suo secondo commento scritto, lo so, nel corso di una seconda lettura dei miei testi: un’intuitiva sintesi la sua, un’impronta originalmente raccontata! E ringrazio molto anche Guglielmo Peralta, il quale ha lasciato un lungo e bellissimo commento, chiarendo il significato con cui leggere il titolo della raccolta, che è poi quello che guida tutti i versi: l’orgoglio di possedere un talento oggi tanto svalutato, ma proprio per questo così regalmente prezioso....Non ho che da ribadire il mio grazie alla poesia che mi rende più vera la vita e mi dona anche tanti amici, come Stefanie, Guiglielmo e tutti gli altri!

 Guglielmo Peralta - 19/05/2010 14:25:00 [ leggi altri commenti di Guglielmo Peralta » ]

LA CORONA DI LATTA

di Franca Alaimo


Questa silloge poetica di Franca Alaimo ha, per certi “versi”, la struttura di una fiaba. Motivi magici ed elementi sacri sono strettamente intrecciati fra di loro e ne costituiscono, per buona parte, il tessuto. Il titolo e l’incipit (“I doni”) rivelano subito l’ascendente “sacro” della Poesia, la sua nascita regale e, al tempo stesso, il suo ruolo di Cenerentola, ovvero, il suo stato di “povertà” in un mondo che non è il suo regno.
Nella poesia che apre la raccolta (e che somiglia a una fiaba) sembra esserci un riferimento ai doni che i Re Magi offrono al Bambino celeste. Ma qui, i doni sono le predizioni di tre fate alla piccola e futura poetessa. Sono due cattive profezie, e una buona, la quale annuncia la Poesia, unico vero dono, capace di comunicazione, di tessere nobili e splendidi discorsi (“Filo d’oro”) ed essere “Brace!”, di ardere ancora, come incenso e mirra, oltre ogni dissipazione e annichilimento, quando, cioè, il mondo sarà spogliato di tutti i suoi valori. (“Brace! Filo d’oro! (…)/ I tuoi versi di nettari e colori/Arderanno sotto la cenere del mondo”). Franca Alaimo, come Cenerentola, può vantare un cuore gentile e un fervore d’animo per grazia ricevuta (“O tutta fiori, bella donna d’amore”) e non è immune dalla cattiveria, dall’invidia, dalla gelosia, dall’indifferenza, di chi non sa o non vuole riconoscerle quella dote poetica che la fa ricca e che smentisce, sovvertendole, - proprio come accade a Cenerentola - le prime due tremende divinazioni: (“Povertà, bocca affamata, Bambina senza nenie. Nulla!” “Vento di tramontana! Ragazza barcollante e solitaria!”). Poeta di nascita e per elezione, Franca sperimenta presto la responsabilità e la difficoltà che comporta una così alta e regale investitura, anche se al poeta non si chiede la salvezza del mondo. C’è un parallelismo tra la corona di spine del Salvatore e questa “corona di latta”, che fa della Nostra una testimone della miseria morale in cui versano gli uomini e, dunque, della propria impotenza, ovvero, dell’impotenza della Poesia, del suo “potere” negato, svalutato, a imitazione del “potere” divino, dissacrato e dileggiato. Per la nostra poetessa, iniziata al rito magico della parola creatrice, la Poesia è il “recinto sacro” “disegnato” come un mandala e “concimato con le parole del Figlio. Perché tutto diventasse desiderio e amore”. Ma il sacro richiede il sacrificio di “consumare sé stessi”, di “svuotarsi” di ogni egoismo e narcisismo per “Bruciare fino alla cenere”, per ardere, cioè, del divino fuoco della bellezza poetica. Ma come può il poeta, fedele, come la nostra F. Alaimo, alla vita e alla Poesia che ne esprime ed esalta il miracolo, cantare la sofferenza e la morte? Come può lasciare affiorare il canto in tutta la sua bellezza, nel suo splendore, ed elargire questo “nettare”, questo “miele” senza che esso sia prima liberato “dal male che trabocca” e purificato? La voce della Poesia, grondante sangue, “Come Cristo sta appesa alla sua croce”(come già le cetre dei poeti appese ai salici, nel canto quasimodiano) pronta di nuovo a cantare, a “risorgere”, a rifiorire “come una rosa rossa” coltivata nel dolore e rinvigorita dall’inesauribile passione. La cattiveria, l’indifferenza, la derisione non prevarranno sui “poveri di spirito”, su chi, elevando la Poesia a propria dimora, non ne fa una torre d’avorio, ma un grembo al quale rimettersi e affidare umilmente la propria rinascita (“Lezione di umiltà”) nella convinzione che nulla potrà intaccare la regalità di una corona che, sia essa di spine o “di latta”, è segno di gioia e di amore infinito, in quanto cinge tutt’intorno quello spazio che è il “recinto sacro” della Poesia, della quale rivela il
valore e l’autorità che trascendono questo nostro regno mortale.

 stefanie golisch - 17/05/2010 16:43:00 [ leggi altri commenti di stefanie golisch » ]


E’ tardo pomeriggio, blaue Stunde: un io apre le porte delle sue stanze interiori: ogni stanza è una poesia, un attimo, un colore, un pensiero…
E’ una passeggiata in un paesaggio immaginario, interiore, l’intensificazione del vissuto, trasformazione continua, un velarsi e svelarsi…
Poesia come incontro…



 Franca Alaimo - 16/05/2010 22:19:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Carissimo Mimì, immaginavo che ti saresti fatto vivo. Ed al solito l’hai fatto lasciando la traccia inconfondibile del tuo stile e del tuo acume critico. Grazie, allora, per il tuo commento ricco di autentica partecipazione al mio fare scritturale.
Mi farò viva presto con mia scrittura privata.

 Domenico Cara - 16/05/2010 19:58:00 [ leggi altri commenti di Domenico Cara » ]

Le soluzioni ineffabili di questa poesia di Franca Alaimo, sono dovute alla secca immediatezza del “colloquiale, che offre morbide lucidità ispirative, testimoniano una lieta follia di “balbettamenti” e una metaforica “lezione” di “quotidianità” che resiste ai desideri attualissimi della medesima scelta di un’umiltà della scrittura tersa, post – crepuscolare, di sensibile normalità neo – novecentesca. Negli “spasimi” del linguaggio, la coscienza della ricerca è animata da amari e quieti suoni, i quali adottano il disincanto esistenziale per dare all’espressione un essenziale (e mai tradito) atto di vita, una convivenza tranquillamente sensuale, che pur spesso sfidano il mondo, da cui l’autrice si difende attraverso la candidità di un autoidillio, altrettanto amico della stessa poetica individuale. Palpitano nei versi, su proiezione diaristica, solchi di sapienza crescenti e quasi occulti, tensioni allegoriche senza oscurità e stridori, dove l’esperienza emancipa la lingua, tutta fantasmi e clamori privati, che definiscono la sua realtà, raccontata per sospetti dolorosi e concrezioni a effetti aleatori, là dove “la corona di latta” diviene tema di gustosa ironia, di un’impalpabilità che va continuata, perché sorgente di una bene intesa trasgressione e –quindi- un istantaneo modello del vivere, malgrado le intime e pubbliche ustioni, che potrebbero significare cognizioni passive “alla nebbia della mente” (e di un cuore mediterraneo).

 Franca Alaimo - 13/05/2010 19:04:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Carissimi amici conosciuti da tanto tempo, come Mariella, Giovannino, Sandro, ed altri che mi siete stati donati più recentemente e siete altrettanto amati, come Stefanie, Maria, Antonio, e gli altri che conosco soltanto per avervi letti/e, vi ringrazio di cuore per avere letto e lasciato un commento al mio libro, chi cercando di afferrare, attraverso i versi, la mia anima, chi mettendone a fuoco l’impronta appassionata; vi ringrazio anche perché, come me, amate la poesia e, quindi, la bellezza.
Un grazie particolare a Eugenio Nastasi che ha scritto la prefazione, e, come tutti i lettori, ha ri-scritto il libro.

 Maria Grazia Cabras - 13/05/2010 16:53:00 [ leggi altri commenti di Maria Grazia Cabras » ]

“Bisogna farsi vuoti, consumare sé stessi…” per accogliere la “possessione” poetica nella profondità delle viscere.
Parole ruminate che ci inghiottono/colmano regioni dell’anima dimenticate/attraversano il Tempo sconvolgendo tempi e distanze/ci denudano con le loro sonorità sacre/potenti/alchemiche/e talvolta danno luce anche alle stelle.

Ringrazio di cuore Franca Alaimo per queste pagine così intense appassionate/appassionanti.


 Sandro Angelucci - 13/05/2010 00:51:00 [ leggi altri commenti di Sandro Angelucci » ]

Brava, Franca, bravisssima. Dopo quello che ho letto è sempre più forte in me la convinzione che tu sei nata per la poesia, nel senso che chi nasce per lei – ne sono fermamente convinto – deve abiurare il mondo, le sue bassezze e le sue ipocrisie. L’amore della poesia e, inversamente, quello per la poesia è dispotico, esclusivo, può suscitare, addirittura, la gelosia di Dio; ma è anche mite, materno e, soprattutto, è folle, sovversivamente folle. La corona di latta, che ti hanno posto sul capo, è il simbolo di tutto questo: ti hanno eletto regina di un regno che non conoscono ma intuiscono essere la loro vera patria. Potrei citarti tante poesie: mi limito a tre su tutte: Bisogna svuotarsi, Ad Anna Achmatova, Tu e la mia poesia. E ti abbraccio, e ti ringrazio per questa testimonianza.

Sandro Angelucci

 Mariella Bettarini - 09/05/2010 19:33:00 [ leggi altri commenti di Mariella Bettarini » ]

Carissima Franca,

ho letto con commosso piacere questi tuoi intensi, "necessari" testi poetici, che rappresentano sicuramente una "corona" non direi "di latta" quanto - mi pare - "d’alloro", tanto è il tuo amore appassionato, la tua sacrale "venerazione", la "coltura" della poesia, verso la poesia.
Molti, moltissimi sarebbero i testi da citare, ma intanto (e scusa la sinteticità di questo mio messaggio) non potevo tardare oltre nel comunicarti la mia ammirata stima per questa tua raccolta poetica, insieme a tutta la mia amicizia. Caramente, Mariella Bettarini

 Edda - 09/05/2010 18:25:00 [ leggi altri commenti di Edda » ]

Questo libro di Franca Alaimo è un’affascinante esplorazione del rapporto fra l’autrice e la Poesia, rapporto intenso e privilegiato. Alcune poesie sono molto musicali e mi piacciono in modo particolare.

 Giovanni Chiellino - 08/05/2010 18:57:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Chiellino » ]

Una poesia, quella di Franca Alaimo, che lega il terreno al divino tramite un respiro cosmico a cui è sottesa l’ispirazione sempre proiettata verso l’universale. Alta e armoniosa la struttura scritturale. Giovanni Chiellino

 Antonio De Marchi-Gherini - 08/05/2010 10:18:00 [ leggi altri commenti di Antonio De Marchi-Gherini » ]

Tra quotidianità e fughe in avanti e dentro e sopra la psiche, Franca sembra posseduta, a fasi alterne da demoni, angeli e spiritelli vari. Poesia scritta con il corpo, prima che con l’intelletto. Donne che corrono con i lupi, niente di nuovo sotto il sole. Franca incarna l’eterno femminino, capace di creare, dare la vita e distruggersi, ma anche, in casi estremi di autodistruggersi.
Nulla però la può distogliere dall’impegno principe e fondante della sua vita: fare poesia, alta, sensuale, divina, demoniaca.
Centellinare ogni poesia e stare attenti al retrogusto, i testi sono alla portata di tutti ma non fatevi ingannare dall’apparente semplicità.

 Maria Musik - 05/05/2010 22:07:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Un libro di poesia sulla poesia ma non in quanto tale: sulla poesia di Franca che é donna, uomo, animale, elemento naturale. Casalinga, Regina, sacerdote, sciamana, fata, strega, angelo, demone, Mosè che porta alla bocca carbone ardente e, ancor di più, Miriam che, estatica e scarmigliata, danza e canta il suo Inno guerriero "Precipitò nel mare cavallo e cavaliere..." ... per dirla alla Clarissa Pinkola Estés, Franca é donna che corre con i lupi!
Sento il bisogno di condividere con Franca il mio stupore ed il piacere di essermi "vista" dentro a molti dei suoi versi: una poesia, più delle altre, mi é cara.

Tu e la mia poesia

Cammini in punta di piedi nella stanza
E mi guardi come una cosa misteriosa:
Io sono al mondo e non sto nel mondo
Quando mi accuccio dentro le parole
E taccio affatturata, senza quiete, sola.
Tu, che non sai se sono maga o dea
E non comprendi il mio strano destino,
Rimani a lungo indeciso sulla soglia
Trattenendo sulla lingua il mio nome
Per paura che io possa nel guardarti
Mostrarti l’altra faccia di Medusa
Ed ustionarti il cuore d’improvviso.

Quante volte avrei voluto scrivere queste parole od urlarle in faccia: sono rimaste, fino ad oggi, nel silenzio del mio sguardo, nel mio fiero tacere. Oggi, Franca ha dato voce alla mia condanna di moglie/sciamana, amata/temuta, cercata/rifiutata; presa/abbandonata perchè le parole sono pietre, aggiungerei, magiche.

 stefanie golisch - 05/05/2010 16:52:00 [ leggi altri commenti di stefanie golisch » ]

Io sono al mondo e non sto nel mondo
Quando mi accucio dentro le parole

La poesia sta sulla soglia, con un piede è già entrata nel silenzio. Il silenzio l’attira e la respinge al contempo. Non sa bene da parte schierarsi.

Le poesie di Fanca Alaimo si fanno leggere: né s’impongono, né si concedono del tutto. Stanno sulla soglia, aspettando di essere avvicinate attentamente...

Grazie, Franca!

Un caro saluto

Stefanie

 Loredana - 04/05/2010 16:12:00 [ leggi altri commenti di Loredana » ]

Poesia che dice di se stessa, quasi un tormento per l’autrice, a volte orgoglio e cavallo su cui puntare. Il linguaggio è chiaro, diretto, a volte ha delle improvvise virate surreali. Domina un’atmosfera serena, compiaciuta, come davanti ad una passione alla quale si è deciso di capitolare.