Pubblicato il 23/08/2008 07:47:53
Lasciatemi andare, fuggire. Correre, correre fuori da questo letto, fuori da questa casa, fuori da questo corpo. Le vostri mani si aggrappano alle braccia, alle gambe, cingono le ginocchia, non mollano la presa. Mi divincolo come un unicorno caduto nei lacci di bracconieri impietosi. E, urlate: sei mia, mia, mia, mia. Come caduta in un’orrida fiaba, scritta da un pedofilo che gode a spaventare i bambini, sono ghermita dai rovi della magica foresta e le mie vesti si impigliano ovunque. Le strappo, lacero gli abiti e la pelle ed ogni spina è una goccia di sangue e di sale. Dormite e nel sonno diventate potenti, più forti tendete le corde, sognando ch’io resti, mettete pesanti catene a polsi e caviglie. E come siete tragicamente belli, inconsapevolmente crudeli. Pietà: io non posso restare. Lasciate il mio corpo che l’anima è fuori e grida che rivuole occhi e mani. Gridando io fuggo, mi svincolo e fuggo. Ed eccomi fuori, oltre tutto, oltre tutti. Nella mia capanna mi spoglio , mi lavo, mi accuccio tremante davanti al mio fuoco. E dentro al silenzio mi tocco, percorro il mio corpo per capire se sono una donna o una bestia. Il ventre, i fianchi ed il seno. Poi arrivo alla bocca: che cosa nasconde la bocca? Denti aguzzi, ferini che stringono forte un brandello di carne. La mia.
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