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L’occhiale magico (favola per bambini)

di Alessandro Porri
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Pubblicato il 07/11/2014 13:46:02

L’occhiale magico

 

 

Siamo a metà degli anni ‘80, in pieno deserto del Shahara. Un ragazzino di circa quindici anni, avanza faticosamente a piedi sotto un solo cocente. La jeep con la quale viaggiava, si era capovolta dieci chilometri prima, per gli altri occupanti non c’era stato nulla da fare. Said, questo era il suo nome, lavorava per un uomo che ufficialmente commerciava in spezie e tessuti, ma in realtà non era altro che uno spietato bracconiere trafficante d’avorio. L’esile ragazzo era costretto a eseguire tutti i lavori più sporchi e faticosi, era quasi schiavizzato da quegli uomini che in compenso lo pagavano solamente con pochi spicci e qualcosa da mangiare se capitava di restare qualche giorno lontano da casa. Quando erano in giro per affari, era costretto a dormire dentro la jeep, mentre i suoi capi, alloggiavano in comodissimi alberghi di lusso. Said era rimasto orfano di padre quando aveva solamente nove anni, e, da allora, si era dato sempre da fare per poter aiutare la sua famiglia composta dalla madre e da due sorelline più piccole di lui. Il suo sogno sarebbe stato quello di studiare medicina. La passione gli era nata quando durante la sua prima visita alla Missione italiana, sorta nei pressi del suo villaggio, era rimasto affascinato dal lavoro svolto dal personale del servizio medico. Appena aveva un poco di tempo libero, andava lì per cercare di imparare qualcosa, era ormai la mascotte di medici e infermieri. I medici del centro, erano costretti a percorrere ogni giorno molti chilometri su piste dissestate per raggiungere i loro pazienti sparpagliati nei piccoli villaggi della zona.

Il sole picchiava forte, erano le quattro del pomeriggio, lui sapeva che non lontano di lì ci sarebbe dovuta essere un’oasi che avrebbe voluto dire salvezza, ma l’improvvisa e fugace tempesta di sabbia oltre ad aver fatto uscire fuori strada il mezzo, aveva ricoperto completamente la pista, ed ora, era difficilissimo orientarsi. A un certo punto, pochi metri davanti a sé, il ragazzo vide un mezzo fermo in panne, si avvicinò ma dentro non c’era nessuno. In terra, da una parte, c’era uno zaino, lo aprì, e come prima cosa si avventò su una borraccia che era all’interno. Era vuota per tre quarti, ma quel mezzo bicchiere d’acqua contenuto fu la sua salvezza. Nello zaino poi c’erano delle mappe stradali e un fodero con dentro un paio di occhiali. Aprì quel fodero e senza sapere neanche il motivo, inforcò quel paio di occhiali. Quello che vide fu veramente strabiliante. La sabbia, che non era ancora calata del tutto scomparve, una striscia rossa in terra indicava un percorso che terminava poche centinaia di metri più avanti dove si stagliavano chiare nella loro imponenza delle palme: era l’oasi. Pensando a un miraggio, tolse gli occhiali, e immediatamente il tutto scomparve, provò a indossarli nuovamente e tutto si ripresentò come un attimo prima. Quegli occhiali avevano davvero uno strano potere. Seguì quel sentiero virtuale segnalato in rosso, ed in poco più di dieci minuti arrivò all’oasi, non ce l’avrebbe mai fatta senza quell’aiuto. Fortunatamente il ragazzino incrociò un medico della Missione che passava per l’oasi al ritorno da un giro di vaccinazioni.                               

«Said, ciao che ci fai qui, salta su», disse il Dottor Marco Franzelli.

«Ero proprio in attesa di un passaggio, grazie dottore.»

«Ti è successo qualcosa?»

«È una lunga storia, lasci perdere.»   

Durante il viaggio il ragazzino, di solito molto loquace, era estremamente silenzioso.

            «Said, cos’hai, mi sembri preoccupato, ti è successo qualcosa?»

            «Niente di che dottore, purtroppo ho perso il lavoro e quei pochi soldi che riuscivo a recuperare, erano proprio necessari alla mia famiglia. Dovrò trovare qualcos’altro da fare.»

            «Senti ti faccio una proposta. Io avrei proprio bisogno di un assistente che mi accompagni nei miei spostamenti, la paga non sarebbe alta, ma potrebbe essere per te un’occasione per imparare tante cose, che ne pensi?»

            «Sarebbe fantastico dottor Franzelli, è sempre stato il mio sogno.»

            «Però, c’è un però», aggiunse il dottore.

            «Tutto ciò che vuole, mi dica.»

            «Devi frequentare la scuola di mattina, ed il pomeriggio lavorerai per me.»

            «Ok qua la mano dottore, accordo fatto.»

Arrivato a casa, Said raccontò tutto d’un fiato alla madre cosa le era successo in quella giornata veramente movimentata. Era felicissimo e la madre non poteva che condividere la sua gioia, quei tipacci per cui lavorava prima, non le erano mai piaciuti. I giorni passarono e Said era bravissimo a scuola e attivissimo sul lavoro, tutti erano contenti di lui. L’anno scolastico era quasi giunto al termine i ragazzini e i bambini più piccoli si stavano preparando per gli esami. Il centro medico stava continuando a fare un buon lavoro, tutti i bambini dei villaggi vicini erano stati vaccinati per le malattie infettive più importanti, tutte le donne e gli uomini potevano accedere alle cure sanitarie. In questo momento, così felice per l’intera comunità, una triste novità però si stava preparando all’orizzonte.

«Mi dispiace Dottor Franzelli, lo so che state facendo un buon lavoro, ma i fondi comunitari stanno per finire, il progetto non è stato rifinanziato, avete tre mesi di autonomia e poi il centro medico dovrà chiudere i battenti», disse un funzionario del Governo al dottore.

«Ma la popolazione qui ha bisogno di noi, inoltre stiamo formando del personale, in due anni avremo medici ed infermieri del posto che riuscirebbero a portare avanti tutto da soli, sarebbe un vero peccato fermarci proprio sul più bello. Possibile che non ci sia una soluzione?»

«Il centro medico costa circa trecentomila euro l’anno, se riuscite a trovare uno sponsor che vi aiuti con questa cifra, potreste anche continuare.»

«Divertente davvero, uno sponsor praticamente nel deserto, e dove lo troviamo? Un esportatore di sabbia forse farebbe al caso nostro, ma ho il sospetto che questa professione non esista. Va bene la saluto, ora dovrò comunicare questa novità ai colleghi e non sarà facile mi creda.»

«Lo immagino dottor Franzelli, ma mi creda, noi non possiamo fare veramente nulla per aiutarvi.»

«Di questo non sono così sicuro, comunque la saluto.»

Said aveva assistito alla telefonata e aveva capito tutto, ebbe una strana reazione, uscì di corsa dall’ambulatorio si mise a correre lungo la strada fino ad uscire dalla Missione, una volta varcato il cancello, si lasciò cadere a terra e cominciò a singhiozzare. Il dottor Franzelli aveva assistito alla scena in piedi davanti alla porta dell’ambulatorio, «Povero ragazzino ha capito tutto, era così contento.»

«Ma allora dottore finisce veramente tutto?» Chiese un ragazzo che stava studiando medicina e faceva tirocinio nel centro medico.

«Sembra proprio di sì, Karim. Fammi una cortesia chiama gli altri che devo comunicare a tutti questa notizia.»

Dopo circa mezz’ora, una decina di persone che componevano l’equipe sanitaria, si erano raccolte nell’ambulatorio e stavano ascoltando le parole del dottor Franzelli.

«Ormai come vedo, la notizia è trapelata, non so veramente cosa dirvi, sono in estrema difficoltà, voglio solamente ringraziare tutti per lo splendido lavoro fatto, non fatemi dire altro vi prego.»

«Ma non possiamo far niente dottore? Noi abbiamo parlato e siamo disposti anche a lavorare gratis», disse un medico collaboratore.

«Vi ringrazio ma purtroppo i nostri stipendi sono una piccola parte delle spese sostenute dal centro medico, ci sono il nostro vitto, la benzina per gli spostamenti ed i generatori, i farmaci, e tante cose logistiche senza le quali non si può procedere.»

«Cos’è uno sponsor?» Chiese Said dal fondo della stanza.

«Ci sei anche tu? Vieni avanti, anche tu fai parte del personale sanitario ormai. Lo sponsor è qualcuno che avendo grandi possibilità economiche potrebbe donarci un poco dei suoi soldi per portare avanti il nostro lavoro.»

«E lui cosa ci guadagnerebbe?»

«Prestigio, pubblicità, magari una bella targa all’entrata del centro medico.»

«Non è che ci abbia capito molto, però forse ho una mezza idea su cosa fare.»

Il dottore non voleva smorzare gli entusiasmi del ragazzo ma sicuramente non pensava minimamente che potesse arrivare da lui la soluzione ai loro problemi.

«Va bene Said, se avrai delle novità, ce le comunicherai. Ragazzi abbiamo ancora tre mesi di lavoro davanti, cerchiamo di farlo nel migliore dei modi, naturalmente se poi qualcuno trovasse uno sponsor sarebbe il ben accetto. Al lavoro ora forza.»

Il ragazzino si mise seduto alla scrivania e cominciò a fare strani disegni sopra un foglio, sembravano una sorta di carta geografica, c’erano delle strade degli alberi dei sassi, una specie di schematica mappa del tesoro.

«Dottore lei conosce bene le strade qui attorno?»

«Chiamiamole strade, diciamo di sì, mi sposto molto con il fuoristrada per andare nei vari villaggi.»

«Non riesco a ricordare dove ho visto un albero dalla forma strana, sembrava un uomo a braccia aperte ultimamente poi uno dei rami si è rotto ed è anche finito sulla strada.»

«Non è facile con queste poche indicazioni, non ti viene in mente altro?»

«Mi ricordo che al lato della strada, ma non molto lontano, c’è una specie di collina, ma non è fatta di sabbia ma di dura roccia.»

«Andando verso il villaggio dove c’è Don Matteo, sulla sinistra, ci sono più punti, dove tra la sabbia affiorano grandi rocce, pensaci bene perché quelle rocce hanno tutte forme particolari, forse ti viene in mente qualcosa?»

«Ora che ci penso, sulla roccia che dico io, proprio sulla cima c’è una specie di grande arco»

«Ma sì allora è proprio una di quelle, una delle prime che si incontrano dove c’è spesso molto vento. Ma a cosa ti serve aver trovato quel posto?»

«Abbiamo lo sponsor!»

«Said ma che dici, cosa vuol dire abbiamo uno sponsor, tra le rocce in mezzo al deserto?»

«Sì dottore, se mi accompagna glielo spiego.»

«Ora abbiamo il nostro lavoro da fare, domani mattina che è domenica e non c’è scuola, io devo andare proprio da Don Matteo se vuoi accompagnarmi, mi fa piacere e mi fai vedere questa cosa che dicevi»

«Perfetto, al lavoro, salverò l’ambulatorio!»

Il dottore lo guardava con tenerezza, anche se era innegabile che una certa curiosità l’aveva.

La mattina seguente, alle sette, Said era già seduto davanti l’ambulatorio in fremente attesa.

«Già sei pronto? Ti sei alzato presto. Viene qua dammi una mano a caricare il materiale sulla Jeep.»

Una volta in viaggio il dottore chiese a Said di spiegargli meglio questa cosa.

«Allora, spiegami un poco questa cosa?»

«Io prima lavoravo per dei tipacci che facevano strani traffici, ma questo lei lo sa già.»

«Stai parlando di quelli che son morti nell’incidente di qualche mese fa vero?»

«Sì dottore, io mi sono salvato per miracolo. Non so cosa combinassero di preciso, so solo che io avevo bisogno di un poco di soldi per aiutare mia madre e tante volte ho fatto finta di non vedere. Una volta tornavamo dalla città e loro si sono fermati proprio vicino quelle rocce di cui le ho parlato ieri, non mi avevano mai portato lì, quel giorno però, mi ero addormentato e non ci hanno fatto caso. Una volta fermi io mi sono svegliato e pian piano, senza farmene accorgere, sono andato a vedere cosa stessero combinando. C’era una grotta nascosta con dentro zanne di elefante, armi e delle casse che sicuramente contenevano cose preziose.»

«Bisogna assolutamente avvertire le forze dell’ordine.»

«Dottor Franzelli, qui dalle nostre parti molte guardie sono corrotte e finirebbero per spartirsi loro le cose di valore, lo sa benissimo anche lei. Potremo prendere quello che ci serve per salvare il centro medico e dopo magri fare una denuncia.»

«Certo che la cosa non sarebbe male sai, senti intanto andiamo a vedere se c’è rimasto ancora qualcosa nella grotta.»

I due arrivarono in prossimità delle rocce caratterizzate dall’arco sulla cima, a vederle ora da vicino, erano veramente grandi e non sarebbe stato facile trovare l’ingresso della grotta.

«Riesci a ricordare il punto preciso?»

«Qui dottore ogni centimetro di roccia sembra uguale all’altro c’è una grotta ogni dieci metri, non pensavo fosse così difficile.»

I due iniziarono a guardare in alcune grotte ma niente. Il caldo iniziava a farsi sentire e i due ormai stavano perdendo la speranza.

«Andiamo Said mi attendono al villaggio, torneremo un altro giorno con più calma.»

Said conosceva bene quel timbro di voce, nel linguaggio degli adulti voleva dire, non torniamo più mi sa che mi hai preso in giro. Ma la giornata era appena cominciata.

«Aspetti dottore aspetti ancora un secondo torno subito.»

Poco dopo il ragazzino tornò con il suo inseparabile zainetto, rovesciò tutto fuori e prese in mano gli occhiali che l’altra volta gli salvarono la vita.

«Said cosa credi di risolvere con quel paio di occhiali?»

«Spero che funzionino ora li indosso. Sì sì anche questa volta evviva.»

«Che cosa vuol dire funzionano?»

Il ragazzino, come impazzito, iniziò a correre guidato da una linea immaginaria che solo lui riusciva a vedere. Il dottore, un poco ansimante, lo seguiva da presso. Dopo dieci minuti arrivarono all’imboccatura di una grotta.

«Eccola è questa la riconosco!»

Il dottore era incredulo ma per il momento non fece domande. Entrarono e si trovarono di fronte a quello che sembrava un covo dei pirati. C’erano cataste di zanne di elefante, casse colme di munizioni e fucili, ed altre casse chiuse con un lucchetto.

«Cavolo ma allora è tutto vero», disse il dottore.

«Allora non mi aveva creduto?»

«Be devi ammettere che la storia era un poco strana, però se siamo qui, vuol dire che in fondo speravo fosse tutto vero.»

«Secondo me quelle casse contengono cose preziose, apriamole.»

«C’è un lucchetto bello grande non sarà facile.»

«Rompiamo direttamente le casse, sono di legno non dovrebbe essere difficile.»

«E se poi dentro ci fossero degli esplosivi? Faremo una brutta fine.»

«Se non ci sbrighiamo e arriva qualcuno la faremo ugualmente, vado alla jeep a prendere l’ascia.»

«Aspetta Said pensiamoci bene», ma il ragazzo era già uscito dalla grotta.

Dopo pochi istanti era nuovamente là con in mano l’ascia pronto a colpire la cassa.

«Aspetta ragazzo, faccio io, tu allontanati, potrebbe essere pericoloso.»

Dopo pochi colpi, il legno cominciò a cedere ed il dottor Franzelli, una volta visto il contenuto, rimase a bocca aperta.

«Dottore come mai non dice nulla, cosa ha visto?»

«Vieni qua Said, vieni a vedere.»

La cassa conteneva gioielli, monete d’oro e pietre preziose, sembrava veramente un forziere di una nave pirata arrivato dal passato. Improvvisamente però, proprio quando i due erano al massimo della felicità, si sentì arrivare da fuori della grotta il rumore di una jeep.

«Ora chi sarà? Said hai visto qualcuno arrivare quando sei uscito?»

«No dottore, saranno arrivati da dietro le montagne, c’è un altro sentiero poco battuto che arriva da lì.»

«Quindi non hanno potuto vedere la nostra jeep sulla strada principale, dobbiamo scappare subito.»

«Ma sono proprio qui fuori come facciamo?»

Il ragazzo indossò i suoi occhiali che subito indicarono una via di fuga all’interno della grotta stessa. I due, seguirono immediatamente l’indicazione e si accorsero che proprio dal fondo buio della caverna, partiva un piccolo passaggio. Subito ci si infilarono dentro, ma improvvisamente il ragazzino si fermò e decise di tornare indietro.

 «Said dove vai è pericoloso, fermati!»

Ma Said non lo ascoltò. Arrivò in prossimità della cassa afferrò un sacchetto dal suo interno e filò via proprio un istante prima che alcuni tipacci facessero il loro ingresso.

«Forza andiamo, ma ti sei impazzito, per poco non ti facevi beccare.»

«Avevo dimenticato il mio zaino, e poi, il mio futuro, dipende anche da quello che stiamo facendo oggi, era un’occasione che non potevo farmi scappare.»

Seguendo la magica linea rossa, i due sbucarono fuori, proprio a pochi metri dalla loro jeep. Questa volta erano stati fortunati c’era mancato veramente poco. La giornata continuò al villaggio e i due tornarono ad essere un dottore con il suo assistente. Durante il viaggio di ritorno  Said si addormentò sfinito, il dottore lo osservava e non capiva come un esserino così minuto potesse avere così tanta energia. Giunti alla Missione, il ragazzino si svegliò e vide che il dottore aveva già fatto un paio di viaggi dentro l’ambulatorio per sistemare il materiale sanitario.

«Aspetti dottor Franzelli che l’aiuto.»

«Tranquillo, riposati che oggi hai lavorato tanto.»

«Non si preoccupi dottore, ce la faccio.»

Finito di ordinare l’ambulatorio, Said chiamò in disparte il dottore e gli mostrò una cosa.

«Dottore volevo mostrargli questi, li ho presi oggi nella grotta quando son tornato indietro all’ultimo momento, sembrano dei pezzetti di vetro colorato, secondo lei possono avere un valore?»

Il dottore, preso il sacchetto dalle mani del ragazzo, e ne rovesciò il contenuto in una bacinella metallica poggiata sopra il carrello per le medicazioni. Rimase a bocca aperta.

«Said, se queste pietre sono veramente quello che penso, hai appena salvato il centro medico, e anche per molti anni!»

«Sarebbe bellissimo.»

«Dobbiamo farle vedere a qualcuno che se ne intende, ed io ho già in mente un’idea.»

Proprio lì nella Missione, lavorava un medico la cui famiglia era dedita da generazioni al commercio di oro e preziosi in Italia. Anche lui aveva iniziato questa carriera da ragazzo, ma poi, il richiamo per lo studio della Medicina era stato più forte, e aveva così abbandonato quell’attività per dedicarsi alla carriera universitaria.

«Said vai a chiamare il dottor Ceccon, e insieme raggiungetemi nella sala laboratorio, ci occorre il microscopio.»

Poco dopo Il  dottor Ceccon era concentrato al microscopio.

«Sono tutte pietre vere, dove diavolo le avete trovate?»

«È una lunga storia un giorno te la racconterò. Che valore potrebbero avere?»

«Marco, ci sono diciotto diamanti, quindici rubini e ventuno smeraldi, tutti grandi e di un ottimo grado di purezza.»

«Allora, non tenerci sulle spine, che valore hanno?»

«Approssimativamente, poco meno di due milioni.»

«Milioni di euro?»

«E certo.»

Il dottore si lasciò cadere sulla sedia, tirò fuori un grande respiro, «Il centro medico è salvo, ora stiamo tranquilli, lasciamo passare qualche giorno e poi telefonerò al ministero in Italia e comunicherò che abbiamo trovato uno sponsor che però vuol restare anonimo.»

«Dottor Franzelli, dottor Ceccon, vorrei chiedervi una cosa, se possibile avrei due desideri.»

«Certo Said, sei tu che ha permesso tutto questo è il minimo, chiedi tutto quello che vuoi.»

«Non voglio sperperare tanti soldi perché sono importanti per il nostro centro medico, che li userà per aiutare le persone del nostro villaggio e quelle dei piccoli villaggi nostri vicini.»

«Tranquillo Said, dicci pure che desideri hai.»

«Vorrei per prima cosa sistemare un poco la mia casa, specialmente per le mie sorelline e per mia madre. Vorrei poi una piccola somma per poter studiare, frequentare l’università e diventare un bravo medico come voi. Potrei prendere un giorno il vostro posto qui e aiutare la mia gente.»

«Bravissimo Said, hai avuto due pensieri bellissimi, ci sono abbastanza soldi sia per salvare il centro medico sia per soddisfare i tuoi desideri. Sarà poi un onore lasciare il nostro posto a te quando sarai pronto.»

Passarono alcuni mesi, il centro medico fu ampliato, furono aggiunte una moderna sala parto ed una farmacia ben fornita. Il personale aumentò e tutto questo, grazie all’aiuto dello sponsor segreto, era assicurato almeno per i prossimi dieci anni. Il giorno dell’inaugurazione, era presente tutto il personale, tanti abitanti dei villaggi vicini, e una delegazione del ministero arrivata dall’Italia. Sul muro d’entrata della nuova struttura, era stata affissa una grande targa ancora coperta. Al momento dell’inaugurazione fu chiamato proprio Said per spostare il telo che la ricopriva. Il ragazzino rimase sbalordito quando vide quello che recitava “ Centro medico Italiano Sabir Gabresalase/ Sala Parto.“ Gli occhi di Said, pieni di lacrime, cercarono tra la folla quelli della madre, anche lei non riusciva a trattenersi. Il dottor Franzelli gli aveva voluto fare un altro regalo, aveva intitolato la nuova costruzione a suo padre. Dopo i vari discorsi e il rituale taglio del nastro, partì una festa con canti e danze popolari che si protrassero fino la sera. A un certo punto, in un angolo del piazzale antistante al centro medico, un gruppo di persone si raccolse tutte attorno ad una ragazza in avanzato stato di gravidanza che si lamentava.

«Dottore Franzelli venga subito», gridarono le persone attorno alla futura mamma.

Dopo una rapida occhiata, il dottore non ebbe dubbi, «Deve essere stato il ballo ad accelerare di qualche giorno la situazione ma ci siamo. Ragazzi si comincia andiamo ad inaugurare la nuova sala parto, la nostra amica sta per partorire!»

In tutta la piazza si creò una festosa atmosfera di attesa, nessun nascituro al mondo aveva mai avuto così tante persone ad attendere il suo arrivo. Dopo circa quaranta minuti, si sentì arrivare da dentro l’ambulatorio, il pianto di un bambino, subito dopo un’infermiera si affacciò sulla porta e mostrò all’intera comunità il piccolo appena nato, partì immediatamente un’ovazione da stadio, fu un momento veramente unico e carico di emozione.

Ormai era praticamente buio, al centro medico erano rimaste solamente poche persone impegnate nel riordino della struttura. Come sempre uno degli ultimi ad andare via era Said.

«Said va pure, si è fatto molto tardi e tua madre ti sta aspettando fuori. Ormai qui è tutto in ordine stai tranquillo.»

«Buonanotte dottore è stata la giornata più bella della mia vita, grazie.»

«Grazie a te, sei veramente un ragazzo in gamba.»

Said insieme alla mamma s’incamminò verso casa, l’eccitazione li accompagnava ancora entrambi.

«Tesoro sono veramente orgogliosa di te, e di sicuro lo sarebbe anche il tuo papà.»

«Che bel pensiero dedicare il centro medico a lui, sono sicuro che da lassù ci starà guardando e sarà felice per noi.»

«Certamente Said, e sono anche sicura che continuerà ad indicarci la strada migliore da percorrere.»

Nell’ascoltare questa frase Said ebbe come un’illuminazione. Pensò a quegli occhiali comparsi dal nulla che tante volte gli avevano indicato il percorso giusto. Si fermò, prese il fodero da dentro il suo zaino, lo aprì ma dentro non c’era nulla. Rimase molto perplesso, poi all’improvviso davanti ai suoi occhi una serie di piccoli insetti luminosi si posizionarono a mezz’aria andando a formare una frase,

Oramai figliolo hai dimostrato di essere diventato grande abbastanza da poterti prendere cura della famiglia da solo, senza nessun aiuto. La tua intelligenza ed il tuo altruismo ti aiuteranno a trovare sempre la via giusta. Ora puoi camminare e correre sulle tue gambe. Veglierò sempre su tutti voi sapendo fin da ora che sarò fiero di ogni vostra scelta. Vi amo.”

I due si guardarono e scoppiarono in un pianto misto a riso, era uno stato di grazia e gioia. Un istante dopo, i puntini luminosi si disunirono e volarono via in tutte le direzioni illuminando per un’ultima volta la strada di Said.


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