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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Non particolari pensieri

Racconti

Luca Attardo
Sovera Edizioni

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 26/01/2010 18:43:00

Il libro è una serie di istantanee, colte nell’attimo in cui il regolare ed uniforme fluire delle cose pare arrestarsi e, repentinamente, cambiare il proprio corso, oppure riprendere come prima, dopo aver semplicemente esalato un sospiro appena trattenuto. In alcuni racconti, che talvolta paiono delicati acquarelli, il mondo normale viene semplicemente descritto così com’è, e il descriverlo di già lo trasforma, l’occhio dello spettatore cogliendo un particolare modifica l’insieme: il porre lo sguardo su di un punto ricolloca tutti gli altri in un nuovo, differente, ordine. I personaggi di questi quadretti, sono sempre i medesimi, oltre all’io narrante, ed è questo il primo indizio che ci lascia presagire la materia di cui sono fatti i brevi – brevissimi – racconti, proseguendo nella lettura si insinua nel lettore una sensazione di familiarità con l’autore, come se ognuno avesse da qualche parte, nella propria coscienza – sopite – alcune delle sensazioni che emergono dalla lettura. Continuando nello scorrere delle pagine si palesano sempre più chiaramente i lineamenti di quel che stiamo leggendo: i racconti sono dei sogni. Come i sogni propongono volti e luoghi familiari, nel momento in cui questa familiarità disorienta e ci diviene estranea. Vi sono momenti, nei sogni, ed in questi racconti, in cui gli avvenimenti sembrano banali, ma non lo sono, in quanto privi di spiegazione – ai nostri occhi –, la spiegazione si colloca al di fuori del nostro campo visivo, nel campo del sogno per l’appunto. Il percorso proposto dall’autore attraverso i brevi flash dei sogni appare talvolta come un immenso gioco dell’oca, ad ogni lancio di dado, ad ogni cambio di casella, tutto il mondo caleidoscopicamente ruota, tutto cambia, è sempre lo stesso mondo, ma assume una luce e dei connotati diversi. Nella raccolta l’autore passa al vaglio praticamente tutti gli aspetti della vita umana, anche l’amore ed il sesso, ma anche questi sono visti con malcelato stupore, in un amplesso o nella posizione della donna amata, ciò che salta all’occhio è un particolare del tutto secondario, o una considerazione inattesa che gettano di nuovo all’aria tutte le tessere del mosaico e il racconto successivo parla poi di tutt’altro, o delle medesime cose viste da una angolazione del tutto differente. L’autore ha costruito con le pagine del libro una specie di affascinante ragnatela, creata da punti comuni amalgamati con sensazioni fuori dell’ordinario, in cui il lettore resta invischiato, si perde, passa da un filo all’altro, da una prospettiva all’altra, finendo coll’illudersi di essere la vittima ma anche il ragno che lo immobilizzerà rendendolo prigioniero della ragnatela per sempre. Vi è anche un che di “Borgesiano” in questo libro, quasi uno specchio attraverso il quale la realtà si trasfigura, restando perfettamente reale, ma gettando a ritroso un’ombra imprevedibile che comincia a rodere, come vorace tarlo, le certezze delle persone sino a gettarle nel dubbio totale tra ciò che è la vita reale, quella immaginata e quella sognata.
Luca Attardo ha creato con questo libro una sorta di collezione di fatti, reali o sognati che non mancano di incantare il lettore, usa un linguaggio assai semplice, immediato e quotidiano, ma mai banale, sempre preciso, se talvolta didascalico, tuttavia riesce ad essere ben movimentato e dare la giusta velocità e leggerezza ai brevi racconti. Nell’ultima sezione, “L’arcobaleno alla finestra”, riesce a far librare la scrittura con volo leggero, denso di colori inaspettati e vividi, mescolando al suo stile narrativo delle ventate poetiche davvero belle.

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