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Ragazzo di zucchero

Racconti

Ken Harvey
Playground

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 01/06/2010 12:00:00

Una raccolta di 11 racconti – in cui il sesto dà anche il titolo all’opera, ma solo nella traduzione italiana – che dimostra in pieno il grande talento narrativo di Harvey, solidamente centrato nel solco dell’america contemporanea che scrive. I racconti narrano di americani, in patria, generalmente in un paesino del Massachusetts erto ad emblema della provincia, nel mezzo del nulla, e che del nulla alimenta la sua proverbiale middle-class, talvolta vede i protagonisti alle prese con viaggi all’estero, ma qua l’autore dimostra tutto il suo americanismo e svela, pare involontariamente, i tipici preconcetti dei viaggiatori a stelle e strisce.
Si può affermare che i racconti sono di ottima fattura, l’autore non è alle prime armi e si nota, la narrazione è solida, i personaggi ben costruiti e dotati di una vita reale, con meccanismi che li fanno subito assimilare al lettore quasi come vecchie conoscenze, fanno spesso un po’ tenerezza, anche vista l’acuta ironia che molto deliziosamente permea l’intera raccolta. Il ragazzo di zucchero è il protagonista di uno dei racconti, ma a ciascuno degli altri personaggi principali si potrebbe applicare questa etichetta, dolci, talvolta da tenere tutti alla larga, dolci da appiccicare, e dolci perché pronti a sciogliersi con poche gocce d’acqua. Ma la colonna sulla quale si imperniano tutti i racconti pare essere l’identità, negata o cercata, affermata o simulata, sembra essere la parola d’ordine che mette in moto i personaggi delle varie vicende. Il “ragazzo di zucchero” del titolo perde la propria identità, e con essa la capacità d’amare, mentre la madre sta morendo ed egli cerca di accontentare le sue ultime richieste; in “Signor Bolle ti amo” un fanciullo cerca di affermare la propria identità di innamorato, sebbene l’oggetto dei suoi desideri sia assai distante da lui, e così via, in una disperata rincorsa all’amore, alla coniugazione perfetta tra amore e personalità, a non rinunciare alla seconda per ottenere il primo. Nel corso della lettura si incontra una notevole galleria di personaggi, che incarna, come dicevo, la tipica middle-class americana, oggi purtroppo in crisi e costretta anche a fare i conti con la perdita del lavoro, ma comunque sempre concentrata sulla ricerca dell’amore, sulla disperata ed affannosa ricerca di come liberarsi dal dolore, costretta a fare i conti con la società, spesso crudele, ma durante questi brevi tragitti sotto gli occhi del lettore si intravede anche una America buona e giusta, che riesce anche ad essere tollerante. Nella narrazione si incontrano argomenti che in Italia sono ormai vietati a causa delle censure della destra benpensante e che deve compiacere le gerarchie vaticane, quali l’inseminazione eterologa, il matrimonio gay e l’omosessualità di un sacerdote. Nel libro di Harvey, questi argomenti per fortuna sono trattati con la giusta leggerezza, talvolta con ironia, ma con una visione di assoluta lucidità, inserendo questi fatti in un contesto assolutamente naturale – come è giusto che sia – della vita che scorre e che incontra sul suo cammino questi avvenimenti, e se nel libro assumono talvolta contorni drammatici è per l’abilità dell’autore a creare una giusta tensione narrativa, i fatti in questione sono semplicemente presi per tali, sono poi i singoli che si lasciano condizionare, ma la cosa che traspare è l’assoluta serenità che ormai si vive in molti Paesi di fronte ad aspetti della vita che in Italia fanno ancora gridare allo scandalo. Molto bello il racconto in cui un padre deve lasciare la famiglia perché omosessuale ed anni dopo il figlio lo vuole invitare alla commemorazione della madre defunta in cui lui sarà in tutta serenità col compagno ed il figlio adottivo, ma il padre ancora una volta scappa, non si presenta, è la differenza creata negli animi in soli 25 anni di evoluzione sociale: prima un gay doveva nascondersi, ora è normale che abbia anche un figlio, una cosa davvero bella e toccante. Ken Harvey crea con questo suo libro una serie di racconti davvero appassionanti, che, oltre agli aspetti descritti sopra, hanno anche il sapore della speranza, c’è sempre qualcuno che ti aspetta per amarti, come in “33 1/3”, o anche se pensi che tutto alla fine vada a rotoli invece ha solo preso una inaspettata strada, forse meglio di quella che avevi previsto, come in “L’immersione”. Tutto è narrato con una grazia ed una eleganza efficaci e molto gradevoli, con uno stile assai personale e assolutamente contemporaneo.

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