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Se non diventerete come bambini...

di Gaetano Lo Castro
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Pubblicato il 01/02/2016 16:20:22

"I fanciulli trovano il tutto nel nulla,

gli adulti il nulla nel tutto."

G. Leopardi

 

 

Una volta c'era un giovane scrittore.

Egli, dopo una lunga attesa in anticamera, con in mano la propria opera, infine poté entrare nella stanza del direttore editoriale. Il direttore, un individuo grande e grosso, cessò di leggere, levò lo sguardo e squadrò il giovane minuto e timido che gli stava davanti.

"Vorrei proporle per la pubblicazione..." esordì esitando lo scrittore mostrando il manoscritto.

"Sangue e violenza ce ne sono a sufficienza?" domandò l'omone bruscamente.

"Io non tratto questo genere." rispose il giovane con un gesto di disgusto.

"E che cosa scrivi allora?"

"Queste sono... favole." rivelò lo scrittore sorridendo d'imbarazzo.

"Favole?!" disse il direttore con gran stupore.

"Sì, io scrivo favole per i bambini."

"Vuoi prendermi in giro, o sei proprio cretino? Ma non lo sai che siamo ormai nel terzo millennio? E per te è tempo ancora di favole?"

Il giovane chinò il capo e non rispose.

"Io ti consiglio di buttare questa roba nella pattumiera. Se vuoi sul serio pubblicare, scrivi qualcosa di attuale." concluse il direttore editoriale.

Mogio mogio, il giovane scrittore se ne andò. Uscì dall'ennesima casa editrice, inghiottendo l'ennesimo amaro rifiuto. Aveva perso il conto dei rifiuti ricevuti, come aveva perso il conto dei giorni digiuni. La fame ormai aveva divorato quasi tutta la sua speranza. Come ultimo tentativo pensò di proporre la propria opera ai passanti. Era talmente affamato, che gli sarebbe bastato ricavare da essa solo i soldi per pagarsi un panino e una bibita.

E così si rivolse a un uomo. "Mi scusi, signore, vuole acquistare le mie favole per i suoi figli? Gliele vendo per pochi euro."

"Io non ho bambini." esclamò l'uomo senza fermarsi. "Sono un single."

Quindi si rivolse a una donna. "Mi scusi, signora, vuole acquistare le mie favole per i suoi figli? Gliele vendo per pochi euro."

"Io non ho bambini." dichiarò la donna senza girarsi. "Sono una manager."

Allora il giovane pensò di tentare direttamente con i destinatari dei suoi testi. Però vide che in giro di bambini ce n'erano pochini.

Provò col primo. "Ciao. Vuoi comprare le mie favole? Te le cedo per poco."

"Non ho tempo per leggere le favole." si scusò il bambino. "Devo frequentare ogni giorno la palestra, perché sono sovrappeso."

Provò di nuovo. "Ciao. Vuoi comprare le mie favole? Te le cedo per poco."

"Non ho tempo per leggere le favole." si scusò la bambina. "Devo giocare coi videogame."

No, non era proprio più tempo di favole. Esse erano ormai morte e sepolte. Lo scrittore si sentì naufragare nel mare di uno sconfinato sconforto. La terra sotto i suoi piedi ondeggiò, il mondo intorno gli si annebbiò. Barcollando entrò in un parco pubblico per poter distendersi da qualche parte. Ma prima di poterlo fare si accasciò al suolo. Nell'isola di verde v'erano soltanto tanti anziani, i quali si affollarono attorno al giovane. Alcuni lo aiutarono ad alzarsi e adagiarsi su una panchina. Una vecchina stava per chiamare col suo cellulare il 118.

"No, non occorre l'ambulanza. La mia è solamente fame. Non mangio da molti giorni."

Un'anziana prese dalla borsa della spesa dei biscotti, alcune arance, una tavoletta di cioccolata, una limonata, e glieli diede. "Mangia, coraggio."

Un vecchietto raccolse il manoscritto caduto e s'accorse di cosa si trattava. "Sei uno scrittore di favole?" gli domandò con ammirazione.

Il giovane annuì con un cenno del capo, continuando a masticare con gusto.

"E già, ormai chi scrive favole fa la fame. Una volta invece era tutta un'altra storia." commentò l'anziano. Gli venne quindi un'idea, che propose agli altri. "Ehi, che ne direste di farne tante fotocopie e di comprarne una copia ciascuno? C'è una copisteria proprio qua vicino."

Tutti subito acconsentirono.

"Benissimo. E intanto, quando finisci di mangiare, leggicene qualcuna."

Dopo un po', ristorato e rincorato, lo scrittore prese la propria opera e principiò:

"C'era una volta..."

Gli anziani lo ascoltarono attenti come tanti bambini. Ed era così bella quella favola, ne furono tanto incantati, che accadde loro una meravigliosa metamorfosi. Non si sa come, cominciarono le schiene a raddrizzarsi, le rughe a spianarsi, a sparire i malanni, a diminuire gli anni. Gli anziani ringiovanirono gradualmente. Finché alla fine della favola si ritrovarono bambini. Tutti allora assalirono il giovane scrittore, gareggiando per abbracciarlo e baciarlo, ridendo e gridando con gran gioia:

"Viva le favole!"

 

(Racconto già pubblicato da Keltia Editrice.)

 


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