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U Scazzamauriedd

di Gerardo Miele
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Pubblicato il 23/02/2016 15:43:59

                                  U Scazzamauriedd                                                       Nella Lucania antica, da sempre, viveva nelle campagne e nel piccolo paesino di Rapone, precisamente, alla fine del bosco di Rapone e l’inizio del bosco di Pescopagano, e…nel suo quartier generale, un dispettoso omino.Una sorta di gnomo molto impertinente che si divertiva a fare razzie e dispetti e dirigeva le sue operazioni da sopra una nuvoletta. La sua fama,andava anche oltre quei territori. Il suo nome era Scazzamauriedd. A pochissima distanza dal quartier generale di costui, viveva anche un suo lontano parente, un tale Mauriedd, che a volte lo accompagnava nelle sue scorribande. Lo Scazzamauriedd, era un tipo molto avido e attaccato in particolare ai danari, ma non solo a quelli. Era sempre intento a contare i danari, perchè pensava sempre che qualcuno potesse portargliene via anche solo uno. Li teneva in un sacchetto che apriva e chiudeva continuamente.Oltre a questo, chiamiamolo, ”difetto”, aveva anche uno spiccato senso delle cose buone e un fiuto sopraffino. Un giorno venne a conoscenza che: in una piccola masseria ,in località “Pescara” di Rapone, erano stagionati molti capi di soppressata e di caciocavallo, che lui già in precedenza aveva avuto modo di conoscere e che egli definiva “I più buoni della zona!” Il piano per la razzia era pronto. La merce era tanta. Chiese aiuto così al suo lontano parente,quel Mauriedd molto muscoloso,e… si ritrovarono a tarda sera nel suo quartier generale. Da lì, all’ora stabilita, partirono per la razzia, indossando subito dei cappellini rossi che avevano il potere di dar loro tanto coraggio. Arrivarono nei pressi di quella masseria e fra l’odor del fieno e il canto dei grilli operavano tranquilli. Proprio lì dove viveva Vito,un ragazzo coraggioso con un fisico sinuoso,onesto e abituato alla fatica,ma,anche a lui non andava giù che qualcuno gli rubava,e così quella notte anche lui vegliava. All’interno della masseria,quella sera, la famiglia era sveglia e preoccupata , perchè già in passato,e proprio in quel periodo , qualcosa era trafugato.Tutti a letto si, ma in un sonno non profondo. Anche se la notte era stellata,c’era sempre quel venticello che rinfrescava tutto intorno, ma non conciliava per niente il sonno.Eccoli in azione i due ladruncoli in questione! Arrivati sul posto di soppiatto e pensando che la famiglia già dormiva, attraverso il buco da dove entrava il gatto,anche loro entrarono in cantina. La razzia incominciò. Portarono via prima tutte le soppressate, ma, quando arrivò il turno di prendere il  caciocavallo di colpo tutto si complicò,non si riusciva a farlo passare all'esterno. Troppo piccolo era il buco,troppo grande era il caciocavallo! Mauriedd da fuori tirava, e lo Scazzamauriedd da dentro spingeva.Troppo rumore contro quel muro! I rumori vennero avvertiti su in casa… e di corsa in cantina si precipitò Vito.Saltando tutti i gradini eccolo là che apre la porta della cantina.Ma come aprì la porta ,il vento forte fece chiudere lo sportello del buco da dove entrava il gatto. La via di fuga era sbarrata! Appena Vito dentro quella cantina entrò ,una scena fotografò. Dal di fuori un malandrino tirava,dal di dentro, un malandrino spingeva.Per lo Scazzamauriedd la sorte era segnata,tutte le porte erano sbarrate! Ma egli con un balzello felino saltò sul petto di Vito per spaventarlo e strangolarlo. Sembrava un demonio! Che paura!Ma Vito era troppo coraggioso e non andò mai a ritroso,anzi,con una mossa veloce acchiappò subito il cappello rosso di quell’omino troppo focoso.A quel punto senza più poteri ,Scazzamauriedd,offrì i suoi averi, e con voce ansimante a lui si prostrò dicendo: “Se tu mi darai il cappello , io ti darò tutti i danari!” ,”Va bene !” rispose Vito, e… subito aggiungendo: “ Li prenderò tutti,perchè cosi mi risarcirai anche delle cose che ci hai rubato anche in passato!”   Poi, quasi subito la porta aprì e lo Scazzamauriedd uscì. Raggiunse poi il suo quartier generale ,a malincuore prese il sacchetto con le amate monete e con passo lento tornò alla masseria di Vito per riprendersi il cappello rosso tanto ambito. Vito lo aspettava! Era già pronto sul camino! Lo iatatur(soffietto) sempre in mano, ancora più impettito, prese in mano il sacchetto di danari e lo buttò a ferrare sul fuoco ardente. Vedendo ferrare i danari sul fuoco l’arzillo diavoletto capì che non potevano essere più suoi e con rabbia afferrò il cappello , si girò, e si volatizzò,seguito da una nuvoletta bianchissima.Così,fra il gracchiare delle rane e… molto più povero, come un missile si allontanò. E così dopo la mancata razzia ,da quel giorno,le soppressate e i caciocavalli di quella piccola masseria,divennero i più buoni che ci siano! Anche il cielo si congratulò e sopra quella masseria con le sue stelle per sempre brillò.


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