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la Masciara

di Gerardo Miele
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Pubblicato il 17/02/2016 13:52:46

                                  La Masciara                                                                   Tanto tempo fa,nell’antica Lucania del nord,fra i laghi di Monticchio e il fiume Ofanto,si erigeva su un monte ,Rapone. Un paese d’altri tempi! Un vero quadro najf! Un paese che tutti avrebbero voluto! Al suo interno però,nascondeva un segreto. Un segreto che non era un segreto,visto che tutti lo conoscevano. C’era infatti la presenza in paese di sette Masciare,ossia,sette donne con strani poteri malefici,capaci di fare “fatture”,malocchi,e altro ancora! Gli abitanti di quest’incantevole paesino,proteggevano le loro abitazioni mettendo dietro la porta,per non farle entrare,oggetti simbolo da loro stesse temuti.Alcuni mettevano forbici,altri, crocefissi,e altri ancora, scope di saggina. Ma di queste Masciare,non tutte e sette erano da tutti conosciute. Mistero nel mistero! Un giorno pero’,volle stabilirsi in questo “tranquillo” paesello,un simpatico signore della frazione di Mazzapone appena andato in pensione,lui che aveva un baffo superbo e…un grosso pancione. Ma… proprio il giorno dopo il suo arrivo in paese,un po’ la sua vita si complicò; a mezzogiorno bussò alla sua porta,una vicina di casa,che con l’aria cortese,gli chiese in prestito un pò di sale.Il signore di Mazzapone,anche lui cortese,con molta gentilezza rispose che: non poteva esaudire quella richiesta,perchè da poco si era stabilito in paese,il sale che aveva era poco,e non aveva fatto ancora la spesa. Ma ,appena la donna mise il piede fuori dalla porta,il barattolo di sale gli cascò dalle mani e andò in frantumi. Sconsolato il poveretto imprecò:”Ecco! Nè per lei e nè per me,non diventerò mai un re!” Passarono alcuni giorni e la donna si ripresentò di nuovo. Questa volta verso sera,bussò di nuovo alla sua porta chiedendo gentilmente in prestito una candela. Ma, aimè,anche questa volta il povero signore non potè accontentarla,perchè ne aveva solo una,ed era già accesa sul camino. Incredibile! Ma anche questa volta,appena la donna mise il piede fuori dalla porta,la candela cadde e si posò sulla brace ardente ,e da lì a poco, anche lui restò al buio. Altra imprecazione:”Ecco! Nè per lei e nè per mè,non diventerò mai un re!”. Il giorno dopo però,preoccupato,in piazza xx settembre,a un amico confidò quanto gli era accaduto. L’amico,appena saputo la cosa,lo mise subito in guardia dicendogli:”Stai attento! Quella, e’ una Masciara! Ti rovina! Dagli sempre tutto!”,e aggiunse ancora:”A Rapone ce ne sono sette!”,”…Azz…!,rispose il mazzaponese con aria meravigliata:”Siamo a posto! Mi sono trasferito a Rapone per stare tranquillo e invece mi devo pure arrabbiare,quasi quasi me ne torno a Mazzapone!”. “Ma nò!”lo rincuorò l’amico:”Adesso ti rivelo l’arcano! Per riconoscerle tutte,devi andare in chiesa la notte di Natale portandoti una scopa di saggina che metterai vicino alla porta. Quando finirà la messa,loro,non potranno uscire fino a quando non conteranno tutti i fili della scopa. Se non riusciranno a contarli bene tutti prima che spunti il sole,perderanno tutti i loro poteri e tu starai tranquillo per sempre!”. “Bene!”rispose il mazzaponese:”Faro’ proprio così!”. La notte di Natale arrivò,e per essere piu’ sicuro di riuscire nell’impresa,egli si portò in chiesa due scope di saggina anzichè solo una. E proprio come l’amico gli aveva confidato,tutto si svolse come in passato. Alla fine della messa tutti i parrocchiani andarono via e in chiesa rimasero solo sette donne vestite di scuro,fra esse,riconobbe benissimo la sua vicina di casa. Mentre aleggiava ancora l’odore di incenso,una strana atmosfera di preoccupazione si faceva largo fra i banchi della chiesa. Anche da lontano si vedevano già che le sette donne erano nervose e preoccupate. Infatti,intuirono subito il pericolo,e per scongiurarlo,si avvicinarono subito al coraggioso mazzaponese,fermo,immobile,sull’uscio del portone,proprio accanto alle scope,e lo supplicarono dicendogli:”Se tu togli dalla porta le scope di saggina,noi ti facciamo compare di San Giovanni!”. “Ah!”,rispose l’uomo paffuto:”Che vuol dire?”,”Vuol dire che:per sette anni non ti daremo fastidio!”,risposero loro.”Eh no’…!”,rispose il panciuto mazzaponese,”Io mi sono trasferito a Rapone per stare tranquillo tutta la vita,non solo per sette anni!”. “Eh va bè!”,risposero in coro,”Solo per tè resteremo per sempre lontane,ma ora però,togli in fretta le scope,noi non possiamo vedere le luci del mattino!”. “ Mo’(adesso) siamo a posto!”,rispose l’uomo baffuto togliendo subito le scope,e…aggiungendo subito dopo :”Sono venuto per stare tranquillo a Rapone,altrimenti,me ne stavo a Mazzapone,in mezzo alle mucche,in mezzo alle stalle e fra il canto del pavone!”. Solo allora si svegliò!...e sotto grandi fiocchi bianchissimi,fra l’odore della neve fresca,anche la chiesa abbandonò! Poi un suono di fanfara fino alla sua casa lo accompagnò,era la Banda Musicale Citta’ di Rapone,insieme al sindaco,che lo accoglieva e lo proteggeva sotto il suo glorioso gonfalone. Che bello Rapone da quel giorno però, il panciuto mazzaponese mai un re divento’,ma visse felice e contento per sempre a Rapone,e…mai dimentico’,quando da giovane,viveva felice e contento anche a Mazzapone!in mezzo alle mucche,in mezzo alle stalle,fra i canti del pavone!


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