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La primula gialla

di Gaetano Lo Castro
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Pubblicato il 01/03/2017 11:21:42

"Cari figli, pregate e aprite

il vostro cuore al Signore,

affinché Lui faccia di voi

un bel fiore per il paradiso."

 

(Da un messaggio di Medjugorje.)

 

 

C'era una volta una minuta primula.

La piantina dimorava dentro un vasetto, posto sopra il davanzale della finestra di una cella claustrale, affacciata su un giardinetto.

Nella cella c'era un fraticello, che aveva ogni premura per la sua primula, l'unico lusso della sua modesta stanzetta. Essa gli era stata donata dal confratello giardiniere il giorno del suo onomastico.

Allorché la piccola primula crebbe abbastanza e il vasetto diventò troppo stretto, la trapiantò in uno più capiente. Ci aggiunse dell'altro terriccio e ci cosparse un pizzico di fertilizzante. Il frate percepiva il piacere della piantina nell'esser ben nutrita.

"E ora, dopo aver alimentato te, posso pensare ad alimentare anche me."

Prese dalla mensola la Sacra Scrittura, si sedette sulla seggiola e cominciò a leggere.

"E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. [...] Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse."

L'umile vegetale ascoltava.

 

Quando il frate rientrava nella propria cella era accolto con letizia dalla piantina. Lui vedeva che lei si ravvivava. Vedeva che la sua aura s'accentuava. Il suo campo energetico la contornava per alcuni centimetri con una leggera luminescenza gialla. La primula possedeva un'aura che risplendeva con beltà e con semplicità. Questo anche grazie alle sue cure. Compresa quella di non lesinarle l'elemento vitale per ogni essere vivente: l'acqua. Pigliò la brocca e gliene riempì il sottovaso. Il frate percepiva il piacere della piantina nell'essere idratata a sazietà.

"E adesso, dopo aver dissetato te, posso pensare a dissetare anche me."

Prese dal saio la corona del rosario, si mise nell'inginocchiatoio di fronte al Crocifisso e alla Madonna, e cominciò con fervore a pregare.

"Padre nostro... Ave Maria... Gloria..."

Il sensibile vegetale seguiva.

 

La primavera non era ancora principiata, ma la primula era già in fiore. Aveva così fatto onore al proprio nome. Dal centro del cespo di crespe foglie era emerso un mazzetto di odorose corolle gialle.

"Fiorita sei ancor più bella." esclamò il frate accostandosi alla finestrella.

Spostò il vaso e l'espose al sole. Inalò il profumo dei fiori aperti all'irradiazione. Su un petalo si posò un'ape che prese a suggere il nettare. In un angolo alto della finestra un aracnide ordiva la ragnatela. Da un albero del giardino s'udiva il verso d'un merlo. Sul muretto delimitante il gatto del convento gnaulava al lieve vento. La natura si preparava a risuscitare dal limbo invernale. Il frate sentì il suo cuore fiorente d'amore per l'opera del Creatore.

"Deo gratias!" disse aprendo le braccia al cielo pieno di pura luce solare.

Dopo una mezzoretta rimise il vaso al fresco. Il frate percepiva la gratitudine della piantina nell'essere accudita con accorto amore.

"E ora, dopo aver soleggiato te, posso pensare a soleggiare anche me. Vado nella cappella a far una mezzoretta di adorazione al Santissimo."

Il dipendente vegetale meditava.

 

Il tempo fluiva in fretta. Il frate e la primula sfiorivano insieme, in simbiosi. Entrambi si approssimavano alla naturale conclusione del loro ciclo biologico, in serenità. Finché un dì la piantina appassì.

"Si è compiuta la tua terrena esistenza." disse il canuto frate facendole una carezza.

La mise per terra e chiuse la finestra. Il frate non vedeva più l'aura del vegetale.

"E poiché è giunto il momento della scomparsa per te, ciò significa ch'è arrivata l'ora della dipartita anche per me. Fiat voluntas Dei."

Estrasse il suo rosario, si distese sulla branda e incrociò le braccia sul petto. Incontrò i rassicuranti sguardi di Cristo e della Vergine. Sorrise.

"Io ho coltivato la primula, e voi avete coltivato me. Vi ringrazio di cuore."

All'improvviso vide la statuina della Madre animarsi e illuminarsi, ingrandendo fino a diventare di dimensione naturale. Lei, sorridente e splendente di luce candida e azzurra, lo prese per mano e l'alzò. Lui venne sollevato, mentre il suo vecchio corpo rimaneva immobile nella branda. Il fraticello guardò il suo nuovo aspetto. Il suo spirito era come un luminoso fiore giallo.

"Ti ho colto e ti porto al tuo posto." gli comunicò lei con voce soave.

E lui si lasciò condurre dalla mano materna di Maria. Passarono attraverso la finestra chiusa e s'elevarono nel cielo. Ascesero fino al Regno dei Cieli, e si presentarono davanti alla maestà dell'Altissimo. Allora la Regina depose il fiore ai suoi piedi, assieme ai tanti altri che adornavano il trono della Trinità. Tra di essi, accanto a sé, il frate-fiore vide una leggiadra piantina fiorita.

La sua primula gialla l'accolse con gioia.

 


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