V
La scomparsa di Susanna
Il mattino del giorno seguente misi sul tavolo di Susanna un biglietto: “Sei una perfetta cretina” recitava laconicamente. Per tre giorni rimase su quel tavolo, perché Susanna non si era più fatta viva in ufficio. Al quarto giorno notai che non solo era sparito il biglietto, ma anche il portaritratti, i fiori finti e le penne. Guido mi disse con aria mesta che Susanna si era licenziata. Considerai che per lui fosse meglio così: avrebbe potuto dimenticarla, se mai ne fosse stato capace.
I giorni che seguirono furono indicibilmente noiosi. Mi mancava la ridondante personalità di Susanna, che riempiva la stanza della sua presenza anche quando non c’era e tuttavia sapevi che i suoi pupazzetti erano lì, che dentro i cassetti c’erano le sue poesie, i rossetti, le mutandine di ricambio.
Avrei voluto vedere l’effetto di quel biglietto. Sicuramente, eccetto Pietro e me, nessun uomo si era mai sognato di darle della cretina!
Giravano varie voci sulla sua scomparsa: quella che godeva maggior seguito era che fosse tornata a vivere con Pietro, che lo aiutava nella sua attività commerciale, le acque minerali; ma dopo il litigio cui avevo assistito dietro la porta, consideravo questa ipotesi del tutto improbabile. Altra ipotesi, non meno fantasiosa, era che le fosse stato proposto un impiego più remunerato a Imperia, e lei, che era amante del mare, non aveva esitato a trasferirsi. Qualcuno con malevolenza diceva che si prostituiva in casa come le Escort di lusso. Altri, che nutrivano affetto per lei, temevano che fosse malata, un tumore, e avesse deciso di rompere i contatti con tutti e rifiutasse le cure. Io trovavo queste ipotesi assai poco probabili, ma non sapevo formularne una migliore.
Mi tormentò in quei giorni la sensazione malinconica che un’epoca fosse finita e ne stesse cominciando una nuova.
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