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Al pianoforte

Romanzo

Jean Echenoz
Einaudi

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 14/06/2013 12:00:00

 

Max Delmarc, il protagonista di questo libro, è un pianista di successo; prima di ogni concerto viene preso da un autentico terrore, che si scioglie solo suonando e scomparendo del tutto all’applauso finale del pubblico. Grande desiderio della vita di Marc è rivedere Rose, donna che lui insegue da una vita. Purtroppo durante un tentativo di rapina Marc viene ucciso. Ma il romanzo non termina, anzi il bello, come si suol dire, giunge proprio ora. Il protagonista si risveglia in una particolarissima casa di cura, dove viene accudito da Doris Day e Dean Martin, dopo poche righe si scoprirà essere il Purgatorio. Dopo un breve soggiorno presso la clinica ci sono, ovviamente, riguardo al soggiorno definitivo, due possibilità, una è una  lussureggiante foresta che rappresenta il Paradiso, a volte noioso e tutto sommato poco attraente, e l’altra, va da sé, e l’Inferno. E proprio quest’ultima possibilità è quella assegnata al povero Marc, il quale scoprirà che l’Inferno è proprio la Parigi nella quale ha sempre vissuto, dove viene rispedito coi lineamenti leggermente contraffatti e l’obbligo di non riprendere l’antica professione. Insomma, per Marc si avvia una nuova vita in sordina; si ritrova a fare il barista in un locale ambiguo, dove incontrerà la sua ex guardia del corpo che lo riconoscerà malgrado i lineamenti contraffatti e gli proporrà un nuovo lavoro che, per un grande concertista, sarà proprio l’inferno. Il libro rappresenta una visione particolarissima e nuova sul concetto di inferno e paradiso, e ad essere analizzato è proprio il primo e stupisce il fatto che si rivela sorprendentemente simile alla vita di tutti i giorni, compreso l’amaro finale, in cui la cocente delusione di Marc viene sottolineata da Béliard, una sorta di angelo o diavolo (o addirittura novello Virgilio che accompagna il protagonista nella vita ultraterrena) dai tratti umanissimi, dicendo “Funziona in questo modo, quello che voi chiamate inferno, in un certo senso”. Un inferno quotidiano, che viviamo prima o dopo essere morti, non sembra esservi grande differenza, almeno secondo Echenoz.

Il romanzo è diviso in tre parti, la prima con Marc in vita, seguono Purgatorio ed Inferno, chiamato settore urbano nel libro, di conseguenza la prima risulta essere il Paradiso. Quindi alla luce di questi paradossi la vita quotidiana può essere sia inferno che paradiso, secondo i momenti, le occasioni e i casi della vita. Il romanzo è molto divertente, attraversato da una sottile, francesissima, ironia attorno alla quale la storia viene raccontata in modo scoppiettante e sorprendente. L’autore trasforma un concetto antico, quale l’essere mandati all’inferno o a godere delle grazie di una vita agiata, in modo sorprendente, costruendo un romanzo che sorprende ed incanta il lettore. Le pagine avvincono sempre più il lettore, che riga dopo riga si accorge di non potersi staccare dal libro sino a che non ha letto l’ultima, la quale giunge a completare un romanzo non grandemente corposo ma notevole nella trama e nella narrazione. Complice di Echeloz, nel rendere per i lettori italiani il particolare andamento narrativo, è la traduzione di Maurizia Balzelli, capace di rendere i cambiamenti di registro, i pianissimo, gli andanti e i cantabili presentando la narrazione vivace, musicale  e sorprendente. Il libro è costellato di genialità, di piccoli marchingegni letterari capaci di coinvolgere il lettore, stupirlo, divertirlo, e poi c’è una simmetria fra prime ed ultime righe: “Due uomini compaiono al fondo di boulevard de Courcelles, provenienti da rue de Rome”, si legge nell’incipit, e prima di chiudere il libro il lettore trova: “rimpicciolire nella prospettiva del boulevard prima di svoltare a destra e svanire in rue de Rome.”Il mondo è tutto racchiuso nel quartiere in cui serpeggia rue de Rome, o i fatti di una vita sono talmente circolari che finiscono col riportarci negli stessi luoghi, uno deve morire, passare dal Purgatorio, tornare sulla terra come suppliziante dell’Inferno ma rimane sempre al punto di partenza? Sono i piccoli misteri che si celano in questo bel libro, al lettore le conclusioni. O anche no, si può gustare la lettura simpatica e dinamica come un bel passatempo, senza porsi troppe domande. Forse è meglio, chissà che non siamo già passati dal Centro e abbiamo già subito la plastica facciale?

 


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