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GLI ISTITUTI EDUCATIVI

di Catello Nastro
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Pubblicato il 28/03/2008

GLI ISTITUTI EDUCATIVI: la famiglia e la scuola
EDUCARE ALLA VITA

E’ cosa oramai risaputa da tutti che il primo istituto educativo del bambino, che poi diventa ragazzo, poi diventa giovane, ed infine diventa adulto, è la famiglia. Il secondo istituto educativo che accompagna l’essere umano dai cinque anni ed oltre è la scuola. E’ inutile che stiamo a percorrere l’iter scolastico ( asilo, elementari, scuola media, scuola superiore, università, studi post universitari, ecc.), perchè oramai questi percorsi sono già noti a tutti: non solo agli operatori della scuola, ma anche ai genitori. Sia ben chiaro che questo breve scritto non vuole essere un atto di accusa nè ai genitori, nè tantomeno alla scuola, ma vuole solamente dare dei suggerimenti, portare a delle riflessioni che, forse, potranno essere utili non solo ai genitori, ma anche agli insegnanti. E’ inutile precisare che chi scrive è un ex professore, che tra l’altro ha avuto anche il gravoso onere di insegnare scienze dell’educazione agli ultimi famosi corsi abilitanti, che ha militato per anni nella scuola, ma che si ritiene, forse a ragione, un educatore permanente. Uno che non sa farsi i fatti suoi e, in ricordo della sua antica vocazione, professione, o missione di educatore, anche in età pensionabile, sente ancora il dovere di dare un proprio contributo ad una società che spesso dimentica che le nozioni di educazione alla vita sono più importanti delle nozioni di educazione e di apprendimento alla grammatica, alla storia, alla geografia o all’aritmetica. Cercherò, comunque di spiegarmi meglio, per fare meglio capire i miei concetti in proposito, naturalmente partendo da esperienze di vita vissuta come studente, come genitore, ed infine come educatore. Nel mio ultimo libro, “Nuove favole marine del Cilento” ho voluto mettere in copertina la fotografia scattata quando frequentavo la quarta classe delle scuole elementari a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli. La prima cosa che noterà l’attento lettore è che la classe è solo maschile; la seconda cosa è che è composta da circa cinquanta alunni; la terza è che ad insegnare ( si fa per dire!) a circa cinquanta ragazzi, c’è una sola maestra per di più avanzata negli anni. Sembra una foto di alcuni secoli fa: eppure è stata scattata negli ultimi anni del primo cinquantennio del secolo scorso ( il 1948 o il 1949). Oggi i tempi sono cambiati: appena una quindicina di anni fa nel tempo prolungato in una scuola media del Cilento, c’erano più insegnanti che alunni. Lungi da me l’idea di parlare dei lavoratori della scuola e del sindacato: da circa mezzo secolo è l’unico problema che non mi ha mai interessato. Fatta questa dovuta premessa incominciamo a parlare dell’argomento di cui al titolo. Una mamma che vuole troppo bene al suo bimbo e lo stringe fortemente al suo petto, per il troppo amore, lo soffoca e lo uccide. Ha ucciso per amore? Nò: per ignoranza!!! La mamma deve sapere quali devono essere i rapporti fisici e psichici con la sua creatura, deve saperla educare secondo delle regole che si possono trovare su qualsiasi libro di pedagogia o su qualsiasi rivista che si occupa di tali argomenti. La mamma, o il genitore in genere, deve avere una misura nell’educazione del proprio figlio. La peggiore cosa che può capitare ad un bambino è l’essere parcheggiato per ore intere davanti ad un televisore a guardare degli stupidi programmi che non solo non educano, ma addirittura diseducano. Il bambino sin dalla prima infanzia ha bisogno di sentire la presenza materna e paterna, o almeno una delle due in maniera costante, visto e considerato che oggi parlare di divorzio, di separati, di ragazze madri o di single è all’ordine del giorno. Secondo alcuni studiosi di pedagogia al bambino, o al ragazzo in genere, fa più male l’indifferenza che non la punizione. In parole povere molto spesso il bambino accetta più volentieri uno scappellotto o un calcio in culo che non la più completa indifferenza al suo operato. Quando il bambino fa una domanda al genitore, questi ha il dovere di rispondere, anche se sta parlando col suo amico del cuore di Ronaldo o di Berlusconi; egli deve ascoltare il suo bambino quando gli racconta i suoi sogni, le piccole avventure di classe, le marachelle, la descrizione dell’insegnante o dei suoi compagni di classe, l’incontro con un animale o la prima margheritina che ha visto nascere nel giardino. Il bambino deve sentire l’interesse del genitore, deve seguire il suo esempio, deve ascoltare i suoi consigli per essere in grado un domani di prendere delle decisioni da solo, deve sentire la presenza fisica e morale del papà e della mamma, o almeno di uno dei due, come un essere alla pari: nè un padrone cui ubbidire senza fiatare, nè uno schiavo che ubbidisce ed esaudisce tutti i desideri del figlio senza fiatare. Solo in una ipotesi di parità si può intavolare un certo discorso. La stessa cosa vale anche per l’insegnante. Questi, che si pone tra il giovane e la famiglia, deve cercare di fungere da elemento catalizzatore e colmare, quindi le lacune lasciate dalla famiglia. Non è semplice: credetemi! Molto spesso l’insegnante si trova impotente di fronte a certe situazioni. Solo chi ama veramente il suo lavoro e sente la scuola e l’insegnamento come missione può arrivare a capire la maggior parte di questi casi e talvolta, con enorme soddisfazione, risolverli. Adesso nella scuola moderna si parla di computers, di lingue straniere, di sport, di arte, di contatti con l’estero, di viaggi, di internet, ma non si parla mai di una cosa molto importante: l’educazione alla vita! Il figlio del camorrista avrà una certa educazione alla vita, il figlio del contadino ne avrà un’altra, il figlio della prostituta ne avrà un’altra ancora, il figlio della persona onesta ne avrà un’altra ancora diversa. In tutto questo guazzabuglio si inserisce il secondo istituto educativo: la scuola. Il rapporto ragazzo- genitore, ragazzo- insegnante, e genitore- insegnante, va, secondo me, analizzato attentamente. Questi rapporti, sinteticamente, possono essere:
1 – di indifferenza più completa ( quando il ragazzo viene lasciato fare o parcheggiato davanti al televisore o tenuto in classe solo come presenza fisica per scrivere sul registro di classe presente quando poi è assente spiritualmente, o quando marina la scuola per tre mesi ed il genitore incosciente e menefreghista lo ignora);
2 - di sudditanza ( quando il ragazzo accetta succube tutto ciò che gli viene propinato dalla famiglia o dal docente evidenziando in tale maniera una totale assenza di personalità);
3 - di ostilità ( quando il genitore e l’insegnante vengono visti come nemici, come delle persone che vogliono a tutti i costi immettersi nella vita del ragazzo, quasi degli intrusi, quasi come dei ficcanaso con il solo scopo di minare la formazione dell’individuo in fieri);
4 - di collaborazione( quando queste tre entità – ragazzo – genitore – insegnante- riescono a raggiungere una certa pacifica convivenza che, naturalmente, propizia dei risultati positivi, a volte soddisfacenti per i rapporti con la famiglia e con quelli della scuola);
5 - di simbiosi ( allorchè questi rapporti si sublimano raggiungendo il massimo dei risultati quando le due componenti educative – famiglia e scuola – lavorano in maniera esemplare per il raggiungimento dello scopo prefisso che è quello dell’educazione del ragazzo e del suo inserimento nella società).
Giunti a questo punto è forse utile accennare alle devianze:
1 - autolesionismo ( quando porta all’alcolismo, alla droga, alla violenza verso se stessi, a spingersi in macchina a duecento chilometri all’ora – vedi i morti del sabato sera – ed infine al caso estremo : il suicidio);
2 – violenza verso terzi o cose ( atti di vandalismo verso il patrimonio, scorribande notturne con distruzione di cabine telefoniche, motorini, auto parcheggiate, panchine pubbliche, alberi, poveri animali, giovani pacifici ed inermi che spesso non hanno la possibilità di difendersi proprio perchè non concepiscono la violenza, ed infine la violenza carnale. Oggi le cronache dei giornali sono pieni di casi di violenza);
3 – violenza organizzata ( camorra, mafia, ‘ndrangheta, spaccio, sfruttamento delle prostituzione, sfruttamento minorile, pedofilia, mercato clandestino di organi umani da esseri umani normali, molto spesso bambini, schiavismo, espatri clandestini e chi più ne ha più ne metta);
4 – violenza gratuita ( oggi si parla di serial killers, cioè di gente che ammazza senza uno scopo, spesso senza nemmeno conoscere il nome delle proprie vittime: così, solo per il gusto di uccidere, di ammazzare un altro essere umano senza uno scopo. Per me che sono contrario alla caccia fatta per divertimento e non per procurarsi di mangiare, come faceva l’uomo primitivo, per me che sono contrario all’uccisione di un simpatico uccelletto che crea tanta allegria nel cielo a dimostrazione della grande potenza Divina, pensate un poco come può darsi considerazione umana a siffatti atti di estrema crudeltà).
5 – l’aborto ( che meriterebbe uno studio a parte).
Sia ben chiaro che quanto sopra enunciato non vuole essere una mera catalogazione dei crimini commessi dai cosiddetti esseri umani, ma, piuttosto, vuole essere un modo come un altro per portare alla riflessione, allo studio del fenomeno e perchè nò, anche alla risoluzione delle problematiche connesse a tali fenomeni.
Giunti a questo punto è d’uopo tirare in ballo l’informazione ed i mezzi di informazione( internet, televisione, radio, cinema, giornali, ecc.). Ritengo che la maggior parte delle devianze giovanili non sono dovute all’ignoranza dei problemi. Questo caso mai poteva avvenire cento anni fa quando la cultura e l’informazione di massa era merce rara. Oggi nò! L’ignoranza è stata eliminata ma è stata sostituita da un fenomeno addirittura peggiore: la mala informazione! Molti giovani sono addirittura attratti da spettacoli osceni, indegni per l’umanità, non solo non formativi, ma addirittura deformanti della personalità del giovane. Gli esempi negativi diventano per lui esempi positivi da mettere subito in atto, da sperimentare strafottendosene di chi ne può subire le nefaste conseguenza. L’educazione alla vita ed il rispetto alla vita, propria e degli altri,secondo me, dovrebbe essere alla base del nuovo metodo educativo. Ma la famiglia da sola non può agire, la scuola da sola non può agire: c’è bisogno di maggiore collaborazione tra i due istituti educativi perchè solo in tale maniera si può arrivare alla soluzione ottimale del problema.
Se il primo istituto educativo è la famiglia ed il secondo è la scuola, vediamo ora quali possono essere gli altri istituti educativi che potremmo dividere, per maggiore comodità di studio in:
1 - istituti educativi positivi;
2 - istituti educativi negativi;
3 - istituti educativi di seconda fase ( positivi o negativi);
4 - istituti di rieducazione coatta.
I mezzi di informazione ( internet, televisione, radio, giornali e riviste, ecc.) come già innanzi abbiamo accennato, seguono l'uomo in fieri già dalla piccola età. Naturalmente ci sta il bambino che guarda i cartoni animati di Walt Disney ma ci sta pure quello che guarda gli orribili cartoni di produzione orientale che senza dubbio educativi non lo sono proprio. La medesima cosa dicasi pure per internet: ci sta chi clicca sul sito dei Musei, delle biblioteche, delle associazioni culturali, ma ci sta pure chi clicca sui siti pornografici. Anche un bambino delle elementari, solo in casa, pratico di computer, è in grado di scegliere e gustarsi un volgarissimo sito porno. A questo punto ritorna in primo piano il ruolo del genitore, la presenza del genitore nella vita quotidiana del fanciullo prima e del ragazzo poi. Talvolta basta la presenza fisica del padre o della madre a modificare le scelte del figlio. Ma tralasciamo gli istituti educativi della famiglia e della scuola che, a dire la verità, nella stragrande maggioranza dei casi sono positivi e solo in minima parte sono negativi per evidenziare quelli che definiamo “istituti educativi di seconda fase”.
L’oratorio, i compagni del catechismo, gli amici della palestra dove si pratica sport che, sia ben chiaro, è sempre positivo nella educazione dei giovani di qualsiasi età, gli amici della filodrammatica, i compagni di gita e gli amici del volontariato. Oggi in Italia le associazioni di volontariato sono moltissime, le cosiddette ONLUS, che operano nel campo del sociale per ciò che concerne l’assistenza, spirituale e materiale, del tempo libero, dello sport e della cultura con dei risultati a dir poco eccellenti. Un’analisi a parte, ancora, meritano gli istituti educativi di seconda fase negativi. Il giovane, molto spesso, ha la facoltà di scegliere, ma molto spesso, in particolare modo quando la sua personalità è debole viene attratto da esempi che pur non essendo positivi sembrano tali a lui che un senso distorto della realtà. Mi spiego meglio. Il ragazzo debole di carattere e di personalità incerta molto spesso, allontanatosi dal gruppo che più sopra abbiamo definito positivo, o perchè ci sono stati dei malintesi coi suoi coetanei, o per uno sgarbo da nulla da lui ingigantito, viene assorbito dal gruppo negativo ( il branco ) che lo gestisce a suo piacimento. In tale gruppo di giovani psicologicamente forti, spericolati, che disprezzano la propria esistenza e naturalmente quella degli altri, il giovane quasi psicolabile viene usato come oggetto di imprese negative. In queste imprese, o crimini, sia contro il patrimonio ( come atti di vandalismo, ecc.) o contro la persona ( rapina a mano armata, percosse, violenza carnale, stupro, atti di prevaricazione gratuita, ecc.) il più dotato diventa un criminale organizzato che si gestisce in autonomia, il meno dotato viene quasi sempre gestito dagli altri e quelle poche volte che agisce da solo s’imbatte in situazioni pericolosissime per lui e per gli altri.
In gergo socio-criminale viene definito balordo. Passiamo ora agli istituti di educazione coatta o rieducazione: comunità di recupero, riformatori, carceri. Recentemente in Inghilterra la punibilità dei minori è stata portata a dodici anni: in Italia è rimasta ancora a diciotto anni. Questo, naturalmente, non fa altro che incentivare la criminalità infantile o minorile. Agropoli, alcuni anni fa, è risultata al primo posto nella provincia per atti criminosi compiuti da minori. Per non confondere il lettore diciamo subito che quasi tutti questi reati sono stati compiuti nella quasi totalità da una comunità ospite già da alcuni anni nel nostro paese che tarda ad inserirsi nel contesto sociale per l’assoluta strafottenza della classe politica del nostro paese. La latitanza scolastica tra questi minori è di gran lunga superiore alla normale. Basterebbe che il sindaco, che è anche autorità di Pubblica Sicurezza nel comune sprovvisto di tale istituzione, come il nostro, facesse applicare la legge sulla obbligatorietà scolastica che, a mio avviso, rappresenta il toccasana, o quasi, non solo nella lotta all’analfabetismo, ma anche nella lotta alla microcriminalità. Ci sembra, finora, di avere fatto solamente una lunga premessa e di aver poco discusso dell’educazione alla vita ed al rispetto della vita, sia propria, sia altrui. Oggi i mass media ci propinano quotidianamente notizie che fanno rizzare i capelli in testa. Una ragazza che uccide la madre ed il fratello con l’aiuto del suo fidanzato, un minore che uccide una sua coetanea perchè gli ha detto che non era il suo tipo, delle ragazze di provincia che massacrano una povera suora indifesa, bambini che vengono violentati e poi assassinati atrocemente da pedofili, bambini dei paesi poveri che vengono affamati da potenti dei paesi ricchi e che muoiono ogni giorno, anzi ogni secondo per colpa di mascalzoni che nulla hanno a che vedere con gli esseri umani anche se dicono di far parte di paesi civili.
Oggi la vita deve essere rivalutata, deve essere considerata in tutta la sua importanza, con tutti i suoi valori, riportata in un più logico contesto sociale. Già in un precedente articolo ho parlato del mercato illegale di bambini a scopo di espianti. Ma vi sembra umano che un ricco per far vivere il proprio figlio deve far morire un bambino importato con violenza e clandestinamente solo perchè ha avuto la sfortuna di nascere povero in un paese povero? Questo non è rispetto per la vita: è strafottenza della vita degli altri! Non si può amare un proprio figlio e odiare i figli degli altri. La signora nobile e benestante che compera mezzo chilo di filetto al giorno per il suo cagnolino di razza e prende a calci in culo il povero cane randagio che si avvicina al suo nobile quadrupede, sarà pure amante del suo cane, ma non si potrà mai definire amante dei cani o cinofila. Dice un vecchio detto ebraico “ Chi salva una vita salva il mondo intero!” Una vita umana non ha prezzo: essa il dono più grande che Dio ci abbia dato. Non facciamo cattivo uso del libero arbitrio: rispettiamo la nostra vita ma anche quella degli altri. Ed a questo punto non si può fare a mano di parlare di aborto. Quì il discorso per me si fa più difficile ed i miei limiti in materia non mi consentono di fare una trattazione. Rimango, comunque, fermo nelle mie convinzioni contro l’aborto ( escluso pochissimi casi come l’aborto terapeutico o la violenza carnale) : la donna che abortisce, in particolare modo negli ultimi mesi di gravidanza, commette, a mio avviso, il più atroce dei delitti. Uccide due volte: uccide suo figlio ed uccide un essere umano che non si è ancora affacciato alla vita. Ritorniamo alla scuola. Cos’ è la grammatica? Chi era Dante Alighieri? Cos’è la divisione? Cosa studia la botanica? Dove si trova Parigi? Sono domande che vengono poste spesso ai ragazzi: in maniera diversa ma veramente spesso. Ma la domanda più importante che già i genitori (come primo istituto educativo) e poi la scuola ( come secondo istituto educativo) dovrebbero porre tra i principali argomenti di studio ed al primo posto nella programmazione scolastica dovrebbero porre è proprio questa: la vita – la sua genesi – la sua evoluzione – l’etica – la rivalutazione. Molti genitori non affrontano questo scabroso argomento per una ignoranza totale del problema. Molti docenti non l’affrontano per ignoranza, per apatia, per paura di allargare troppo il dialogo in una dialettica interdisciplinare e pluridisciplinare che occuperebbe troppo tempo e potrebbe mettere a disagio qualcuno... Penso che parlare della vita, dell’educazione alla vita, del rispetto della vita propria ed altrui, dovrebbe essere alla base di ogni contesto didattico-pedagogico. Un dialogo del genere, oltretutto, dovrebbe essere portato avanti a più voci: discenti – genitori – docenti – istituzioni – specialisti, con un dibattito ampio ed adeguato. I crimini gratuiti oggi sono in grosso aumento: non c’è telegiornale che non ne riporti almeno uno. In un mio scritto sul settimanale OGGI, dello scorso anno, ho parlato anche della punibilità di questi reati ed un rappresentante autorevole della Chiesa mi ha dato ragione. Lo stesso Ministro della Pubblica Istruzione, dopo appena un mese, in un’intervista rilasciata ad un altro settimanale ha detto che non punire i criminali non solo è ingiusto ma crea anche dei cattivi esempi. Se un giovane legge che un suo coetaneo che ha commesso un atroce delitto non ha avuto la meritata punizione, si sente incentivato al crimine. Quante volte sentiamo dire “ se la sbriga l’avvocato” oppure “ il mio papà è ricco mi farà uscire subito...”
Prevenire è meglio che reprimere: ma quando non si riesce a prevenire bisogna reprimere. E non è questa la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente; ma è piuttosto la giustizia giusta che sancisce, tra i primi diritti dell’individuo, il diritto alla vita. Nessuno ha il diritto di togliere la vita ad un altro essere umano. E’ facile chiedere la seminfermità mentale e la non punibilità del giovane criminale. E’ facile da parte del criminologo esibizionista e fortunato di apparire sui teleschermi dire che lo stato deve spendere miliardi per il recupero degli assassini. Forse sarebbe opportuno che lo stato li togliesse da quei giovani che lavorano dieci ore al giorno nei campi, o nell’artigianato, o nell’edilizia, o in altri lavori pesanti, spessi in cantieri non sicuri, spesso anch’essi senza assicurazione. Vergogna: abbiate almeno il coraggio di tacere. Il crimine può essere studiato, ma non giustificato. E’ giusto che si faccia opera di prevenzione e di rieducazione: ma non se ne faccia un idolo negativo della mala TV. Non sono questi gli esempi che i giovani onesti meritano: proprio per questo i mass media cerchino di non speculare troppo su queste vicende. Educare alla vita è ben altra cosa!!! Lo so che quest’articolo pesterà i piedi a qualcuno, ma sono sicuro che farà anche riflettere. Se riuscirò in questo scopo ne sarò oltremodo felice. Anche io avrò dato, anzi continuato a dare, il mio modesto contributo nel contestato campo dell’educazione alla vita. La vita è bella: dice Benigni. Vedetelo quel film: forse imparerete qualcosa. LA VITA E’ BELLA...NON SOLO LA NOSTRA... ANCHE QUELLA DEGLI ALTRI!!!


Catello Nastro

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