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Dolce come la neve

di Romana Ricciardi
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Pubblicato il 27/10/2014 15:00:44

Quando era nato, novantadue anni prima, c'era la neve.

Erano i primi giorni di Marzo, ma la primavera era ancora molto lontana.
La bufera aveva impazzato per tutta la notte e sua madre, rottesi le acque, aveva atteso in solitudine davanti al camino, con gli occhi fissi alle fiamme. Ma la levatrice non arrivava e non c'era più tempo. 
Albeggiava appena quando la ragazza decise di uscire a cercare aiuto. Il vento si era calmato, e i fiocchi cadevano radi e stanchi dopo la furia della notte. La campagna era scomparsa sotto la candida coltre e la strada si intravedeva appena. 
Le doglie stavano ormai montando, pure e dolorose. 
La ragazza camminava a fatica tra la neve alta,  sprofondando e risollevandosi, quando, allo stremo delle forze, cadde a terra priva di sensi. 
Fu in quella culla gelida e bianca che Aurelio venne alla luce.
Dalla casa in fondo al campo i vicini avevano visto sua madre arrivare, una piccola macchia scura sperduta nella distesa abbacinante, e le erano andati incontro appena in tempo per raccogliere il bambino dal suo grembo.
Erano passati tanti e tanti anni da allora, una vita intera, ed ora era Aurelio a lottare tra le coltri bianche di un letto d'ospedale, tra le fiamme ardenti della malattia. 
Era allo stremo. Il dolore mordeva, divorava. Stordiva. Brevi momenti di lucidità si alternavano a lunghi periodi di semi coscienza. 
Quando Aurelio vide avvicinarsi qualcuno,  pensò che fosse la solita infermiera venuta a somministrare la terapia antidolorifica. Ma poi si avvide del camicie bianco, di un lucore misteriosamente abbagliante e allora guardò meglio. Era una donna bellissima. I capelli scuri sulle spalle, la pelle diafana, gli occhi azzurri, limpidi come  piccoli vortici acquosi. La vide silenziosa, preparare la siringa. 
Lei chiese: "Sei pronto?"
 "Si, sono pronto" mormorò lui in un soffio "Solo, per favore, non farmi male"
"Non ti preoccupare" disse lei in un sussurro, con il sorriso tenero e sicuro di una madre al bimbo atterrito dalla notte. "Non ti preoccupare Aurelio. Vedrai, sarò dolce come la neve". 
E così come era arrivato tanti anni prima, Aurelio serenamente se ne andò.

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