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Lo scatto vincente.

di Alessandro Porri
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Pubblicato il 10/11/2014 07:01:13

LO SCATTO VINCENTE

 

Cristallino a Monte è un piccolo paesino di montagna, poche case, la chiesa, il palazzo del comune, la piazza principale su cui affaccia il bar dello sport. E’ proprio quest’ultimo il principale luogo d’incontro delle poche decine di anime che vivono stabilmente nell’abitato. Due sale ben distinte che da metà pomeriggio si riempiono di due tipologie di persone completamente differenti. Nella sala gialla, stazionano gli adulti e gli anziani del paese, alle prese con discussioni politiche ed interminabili partite a carte, magari davanti ad un rosso locale. Non era raro, a tarda sera, veder uscire qualche cristallense un po’ barcollante dal locale. L’altra sala, quella arancio, è frequentata dai più giovani. In questa sala ci sono dei videogiochi, il biliardo e la tv dove si può assistere alle partite del campionato di calcio. C’erano dei personaggi davvero particolari. Dottor Sky, costantemente incollato allo schermo, guardava ininterrottamente tutte le partite di tutti i campionato del mondo, da quello spagnolo a quello inglese, dal tedesco al francese dal portoghese al sud americano. Stecca, il più abile nel gioco del biliardo. Da tempo immemore non si ricorda una sua sconfitta, questo gli aveva sempre permesso di bere birra senza spendere un euro. Ciccio, dalla mole imponente, era il solo che aveva il coraggio di ingurgitare i dolci che preparava la moglie del proprietario e che rimanevano invenduti per giorni nella scarna vetrinetta del bar. Il personaggio più estroso del gruppo però, era senza dubbio Luca, in arte Snai. Luca scommetteva praticamente su tutto. La posta in palio non era importante e, tra l’altro, non era mai troppo alta, poteva essere rappresentata da una piccola consumazione al bar o da poche decine di euro. Quello che realmente lo interessava, era l’eccitazione derivante dalla vittoria, ancor più poi, quando la vittima era qualche adulto della sala gialla. Riuscire a battere quei “vecchi saggi” che continuamente li accusavano di essere dei nullafacenti, era per lui la soddisfazione più grande. Snai era metodico, analizzava scientificamente il fenomeno su cui avrebbe lanciato la sfida, per poi andare alla ricerca della vittima più adatta, un vero talento. Erano alcuni giorni che osservava il comportamento di Arturo, il fornaio del paese, e aveva in mente di lanciare una scommessa delle sue. Arturo arrivava al bar verso le diciotto e, davanti al solito mezzo litro di vino, giocava a carte con gli amici per alcune ore. Quando arrivavano le ventuno, si alzava, si dirigeva in bagno e, alcuni minuti dopo, salutava la compagnia per dirigersi al forno. Chi lavora costantemente di notte, ha dei bioritmi tutti suoi. I ragazzi avevano imparato a proprie spese, essendo il bagno nella loro sala, che per Arturo, le ventuno, rappresentavano le prime ore della mattina con tutto ciò che ne consegue. Da dietro la porta del bagno arrivava una raffica di scorreggioni terrificanti, e l’odore, che da lì a poco, avrebbe invaso inesorabilmente la sala, obbligava spesso i ragazzi ad abbandonare momentaneamente la loro postazione. Il piano scattò una sera di Marzo. Ore venti e quaranta, Sky entrò il bagno in modo da occuparlo. Appena il fornaio si alzò ed entrò nella sala arancio, Ciccio e Snai uscirono e si diressero nell’altra sala.

«Aiuto, mamma mia, ci ha ucciso», urlò Snai.

«Con chi ce l’hai?» aggiunse Panta.

Panta era un cinquantenne con la passione della bicicletta, in perfetta forma fisica, a dir il vero, anche un po’ troppo fissato per questo sport. Spesso si lasciava andare nella descrizione di suoi fantomatici successi sportivi avvenuti in giro per l’Italia. C’era un continuo punzecchiarsi con l’ala giovane del bar che, non credendo ai suoi racconti, continuava a prenderlo in giro.

       «Arturo, ha sganciato degli scorreggioni paurosi, siamo dovuti scappare!»

       «Che cosa dici, Arturo è una persona seria, non farebbe mai certe cose in pubblico», rispose il Panta.

       «Fino ad oggi lo pensavamo anche noi, so solo che siamo dovuti uscire di corsa dalla sala e sicuramente non ha ancora finito!»

       «Non ci credo, ci stai prendendo in giro come al solito.»

       «Scommettiamo che prima che esce dal bar, ne lascia andare qualcuna anche davanti a voi?»

       «Questa volta non ti conviene, perderesti di sicuro.»

       «Birra e patatine per tutti, ci stai?» Chiese Snai a Panta

       «Ok è andata, prepara i soldi caro.»

Intanto, in un angolo della sala arancio, Arturo, sempre più agitato, attendeva davanti alla porta del bagno che Sky uscisse. In tv, nel frattempo, era iniziata la partita e come accadeva di solito, man mano che gli adulti terminavano le loro sfide a carte, si spostavano in questa sala. La televisione era ad alto volume, questo avrebbe permesso ad Arturo di liberare tranquillamente i suoi “tuoni” intestinali senza essere udito da nessuno. Snai, telecomando in mano, si era piazzato in una posizione strategica dalla quale riusciva a vedere bene il volto di Arturo e le espressioni che lo percorrevano. Ad un certo punto, lo sguardo del poveretto mutò, occhi chiusi, una leggera smorfia di sofferenza, guance leggermente gonfie, mano sulla pancia … era giunto il momento! Nel preciso istante in cui il fornaio si lasciò andare Snai pigiò sul tasto del telecomando “blocca volume”.

       «Prrrrrrrrrrrrrrr»

Tutti si girarono dalla parte del povero fornaio che sarebbe voluto sparire all’istante. Dopo due o tre interminabili secondi di assoluto silenzio, partì una risata collettiva, l’uomo si precipitò di corsa verso l’uscita lasciando andare altri piccoli ricordi nell’aria. Panta sconfitto, raccolse il proprio volto tra le mani e si lasciò cadere sul tavolo continuando a mantenere questa posizione.

       «Birra e patatine per tutti!» Urlò Snai tra le grida festanti dei presenti che presero a girare attorno al tavolino del ciclista scommettitore simulando una danza indiana. Con la testa ancora bassa tra le braccia conserte, Panta alzò una mano che mostrava un pezzo da cinquanta euro.

       «Di più non vi do, fateveli bastare!»

La classe di Snai aveva appena finito di dare i suoi frutti che già la sua mente stava elaborando un colpo che sarebbe rimasto come il migliore di sempre. Quando l’uomo è colpito, ha una gran voglia di rivincita e questa sua frenesia spesso lo porta a essere meno attento ai particolari.    

        «Grande Panta, non riesci proprio a vincerla una scommessa, magari ci vorrebbe qualcuno che ti sfidasse con la bici, ma son sicuro che perderesti lo stesso!» Urlò Snai davanti a tutti per provocare la sua reazione.

       «Sfidami tu allora se hai coraggio, o sei capace solo di parlare.»

       «Io scommetto che ti batte anche Ciccio, ha uno scatto fulminante, non guardare che è cosi in carne, lui è forte.» 

       «Quando vuole, sono qua.»

       «Tra un mese c’è la festa del paese, ci sono tanti tornei e concorsi tra cui la corsa ciclistica amatoriale che parte e arriva da qua. Non ci interessano gli altri concorrenti, vince la scommessa chi arriva prima tra voi due, ci stai?»

       «Certamente, questa volta però i termini della scommessa vanno messi bene per iscritto, firmati dai partecipanti alla presenza di qualche testimone e la posta in palio dovrà essere alta.»

       «Perfetto, domani allora butto giù tutto, faccio una stampa al computer, te la faccio leggere con calma e se ti va bene, la firmi.»

       «Ok, domani allora parte la scommessa. Una cosa però devo proprio chiedertela, come pensi che Ciccio possa avere la pur minima possibilità di vittoria?»

       «Intanto ha un mese per prepararsi, e poi la prima parte della gara è tutta in discesa, e lui, essendo più pesante di te, prenderà un vantaggio tale che per te sarà impossibile raggiungerlo nella risalita in paese.»

       «Povero illuso, come si vede che di ciclismo non ne capisci proprio niente.»

       «Staremo a vedere, ora scusami ma ci sono una birra e delle patatine che mi attendono!»

Ciccio, che aveva assistito a tutta la scena, era rimasto perplesso e silenzioso ma, conoscendo molto bene le doti di Snai, non poteva far altro che fidarsi di lui. Finita la baldoria, i due ragazzi s’incamminarono insieme verso casa.

       «Luca, spiegami bene, se hai lanciato questa sfida a Panta, avrai sicuramente un piano, se magari metti al corrente anche me, te ne sarei grato.»

       «Tu, devi comunque allenarti bene, perché la salita devi farla veramente, però, la comincerai con talmente tanto vantaggio che sarai irraggiungibile.»

       «Che cosa intendi? La discesa mi permetterà di prendere un po’ di vantaggio ma non sarà sufficiente per rimanere davanti al Panta.»

       «I prossimi giorni andremo a studiare bene il percorso, ho in mente due tre punti, dove si possono fare delle scorciatoie che ti permetteranno di guadagnare molto vantaggio e percorrere meno strada in salita.»

       «Ora si ragiona, anche se c’è un piccolo particolare che dovresti sapere…»

       «Dimmi pure.»

       «Io non ho neanche una bicicletta!»

       «Particolare da non sottovalutare direi! Comunque stai tranquillo, ce ne ho una io tutta impolverata in cantina, gli do una bella sistemata e te la presto.»

Il giorno seguente, Snai lavorò sulla stesura del documento che riassumeva le modalità con cui si sarebbe dovuta svolgere la scommessa. La sera, nella sala arancio, riuniti in cerchio alcuni frequentatori del bar, lesse ad alta voce il contenuto. 

“La scommessa tra il signor Marco Rienzi detto Ciccio e il signor Alberto Lucidi detto Panta, avverrà in occasione dei festeggiamenti in onore del patrono di Cristallino a Monte. Protagonista della tenzone sarà la bicicletta, una vera gara nella gara “all’ultimo scatto”. Chi dei due, all’interno della competizione, indipendentemente dalla classifica generale, avrà conquistato il piazzamento migliore, sarà il vincitore della scommessa. Il perdente dovrà portare il vincitore in trionfo sulle proprie spalle, per le vie del paese e sarà tenuto a pagare una cena a tutti i frequentatori abituali del bar presso il ristorante “I Cacciatori” di Cristallino in Valle.”

«Allora Panta cosa ne dici? Mi sembra ci sia tutto, la bicicletta, la festa patronale, i termini della scommessa e la posta in palio.»

«Fammi rileggere, sì, mi sembra sia tutto ok, anche se io avrei messo una posta in palio più ricca.»

«Stavo proprio pensando che si potrebbe aggiungere la presa in giro pubblica.»

«Che cosa intendi?»

«Io conosco molto bene il presidente del comitato dei festeggiamenti, sai è mio zio Mario. Potrei dirgli se ci permette di annunciare il vincitore della scommessa la sera finale sul palco, proprio quando si fanno tutte le premiazioni dei vari tornei. Ci sarà un sacco di gente e magari possiamo decidere che la “penitenza” cominci proprio in quel momento, sai che risata generale prendere in spalle il vincente davanti a tutto il paese!»

«Mi piace questa idea, sarà molto divertente, povero Ciccio.»

«Sei molto sicuro di te, io non canterei vittoria troppo presto.»

«Non ha nessuna possibilità, vuoi mettere una persona atletica e allenata come me con un fannullone grassoccio come Ciccio, non ci può essere partita.»

Quest’aria strafottente e piena di sé del Panta, infastidiva non poco i frequentatori del bar, al punto che gli stessi adulti, facevano il tifo per Ciccio universalmente riconosciuto come un personaggio simpatico, estroverso e sempre rispettoso delle persone più anziane.

I giorni scorrevano lenti in attesa della grande sfida. Panta faceva quello che aveva sempre fatto, grandi allenamenti e dieta sana. La novità che invece incuriosiva tutti i paesani, era vedere Ciccio che tutti i giorni si recava in bicicletta a scuola, un istituto tecnico di Cristallino in Valle. Si lanciava come un bolide in discesa per poi ritornare distrutto in paese verso le quindici e trenta. Giorno dopo giorno la sua tecnica in discesa migliorava ed il tempo impiegato per risalire in paese diminuiva. Dopo due settimane aveva perso cinque chili ma la differenza con il Panta, nell’affrontare la salita, era ancora troppo evidente. Una domenica mattina, Ciccio, seguito da alcuni amici in motorino, decise di testarsi direttamente con il suo avversario. Ore otto, tutti pronti davanti al bar in attesa che il Panta uscisse per il suo allenamento quotidiano. Appena il “presunto campione” passò dinanzi al bar, Ciccio gli si accodò. Dopo un paio di chilometri di discesa a ritmo vertiginoso e una serie di rischi presi nell’affrontare alcune curve pericolose, Ciccio riuscì a togliersi di scia il Panta. Il distacco del ragazzo dilatò inesorabilmente anche perché il suo avversario, consapevole della sua forza in salita, evitò di prendere rischi inutili. Giro di boa, la discesa era terminata, dopo un breve rettilineo in pianura, la strada prese a salire. Ciccio cominciò l’ascesa verso Cristallino a Monte con cinquanta secondi di vantaggio, lottò con tutte le sue forze ma neanche a metà salita fu ripreso e lasciato immediatamente sul posto dal suo più esperto avversario. Entrò in paese distrutto, con circa tre minuti di ritardo e incrociò gli occhi beffardi del Panta, seduto davanti al bar, che già celebrava pubblicamente le sue immense doti atletiche e la sua vittoria scontata.

        «Ciccio vieni qua che ti offro qualcosa, sempre se ce la fai a mangiare ah ah!» Urlò tronfio il Panta.

«Aspetta a cantare vittoria, mancano ancora due settimane», rispose il ragazzo che aggiunse fra i denti, «Che stronzo, gliela farò pagare.»

La sera, i ragazzi, si ritrovarono nella loro sala per fare        il punto della situazione, e organizzare una strategia da adottare.

       «Allora, dobbiamo recuperare tre minuti al Panta», disse Snai al resto del gruppo.

       «Dove pensi potremo recuperare questo svantaggio?» Domandò Ciccio.

       «Secondo me basterebbe scorciare prendendo il sentiero all’altezza della falegnameria. Risparmieresti due chilometri di discesa e uno di salita. Guadagneresti almeno quattro minuti.»

       «Non siamo troppo al limite?»

       «Tranquillo Ciccio, allenandoti altre due settimane, andrai sicuramente anche più veloce in salita.»

       «Speriamo che tu abbia ragione, non vorrei ritrovarmi a dover portare in spalla il Panta e soprattutto non vorrei essere costretto a offrire la cena a tutti.»

       «La scommessa l’ho lanciata io, in caso di sconfitta spetterà a me pagare la cena, l’importante è che tu ti preoccupi di portare il campione sulle spalle, io a far questo proprio non ci riuscirei.»

Passarono altre due settimane di attese e allenamenti impegnativi. Ciccio si allenava tutti i giorni e aveva oramai provato più di una volta il percorso “alternativo”. Ultima domenica prima della gara, ultimo confronto non ufficiale tra i due. In quest’occasione Ciccio decise di provare la scorciatoia. Le cose sembrarono andare proprio per il verso giusto, ad un chilometro dall’entrata in paese, il ragazzo poteva ancora contare su un minuto e mezzo di vantaggio.

       «Frena Ciccio, frena, fatti riprendere altrimenti qualcuno potrebbe insospettirsi», gridò Snai che scortava l’amico a bordo del suo motorino. Ciccio seguì immediatamente il consiglio dell’amico, praticamente si fermò e si lasciò raggiungere. Quando il Panta lo affiancò subito gli rivolse una simpatica frase delle sue,  «Ti eri illuso eh! Oggi me la sono presa un po’ più comoda, mica avrai pensato veramente di arrivare per primo? Ciao ciao!»

Sapendo che la vendetta, è un piatto che va servito freddo, Ciccio si finse ancora più stanco di quel che fosse in realtà e rispose, «Ride bene chi ride ultimo mio caro.»

       «Allora tu ti farai un sacco di risate! Ah ah ah.» rispose il Panta allontanandosi inesorabilmente dalla sua vista.

       «Ciccio mio, pure tu te le cerchi», commentò Snai.

Il giorno seguente, lunedì, ebbe inizio la settimana dei festeggiamenti. Ogni sera, sul palco allestito nella piazza principale, si esibivano gruppi musicali il cui genere spaziava dal liscio al pop al rock. Gli avventori del bar dello sport, che affacciava direttamente nello spiazzo, avevano un posto privilegiato in prima fila. Il vero spettacolo, era proprio quello offerto dai frequentatori del locale che, per l’occasione, come avveniva tutti gli anni, si spostavano sotto il patio esterno. Le urla dei giovani, all’esibizione di orchestrine che suonavano il liscio e quelle degli anziani quando ad esibirsi erano delle rock band, ricordavano da vicino le antiche provocazioni provenienti dai loggioni durante gli spettacoli di rivista del dopoguerra. Le giornate passavano festose a Cristallino a Monte, i vari concorsi e tornei si disputavano quotidianamente ma era innegabile che quest’anno l’attesa di buona parte della cittadinanza fosse rivolta alla gara ciclistica amatoriale.

Il giorno tanto atteso arrivò. Era una tiepida domenica di Aprile, quando alle ore nove e trenta, circa settanta concorrenti, erano pronti a tuffarsi nella lunga discesa che portava a valle. La gara si sarebbe conclusa attorno alle ore undici, proprio in concomitanza con l’uscita della messa. Questo sincronismo, avrebbe convogliato, sugli ultimi metri del tracciato, la presenza di molto pubblico pronto ad attribuire il meritato applauso ai ciclisti. La corsa cominciò in perfetto orario. Ciccio partì subito a razzo, era in questa prima fase che era chiamato a fare la differenza. Disegnò traiettorie perfette e dopo appena tre chilometri rimase solo al comando. Purtroppo, i nostri ragazzi, non avevano previsto che alla testa del gruppo, per garantirne la sicurezza, ci fosse la macchina apri-gara. Questa viaggiava appena due minuti prima del passaggio dei ciclisti. Il ragazzo, all’uscita dalla scorciatoia, fu costretto a rimanere nascosto ed aspettare il transito dell’auto, così facendo, buona parte del suo vantaggio andò sprecato. La salita sembrava essere ancora più dura quel giorno, l’esiguo vantaggio non permetteva a Ciccio di stare tranquillo.

       «Dai Ciccio dai, ce la puoi fare ugualmente», urlava Snai al seguito dell’amico.

       «Non ce la farò mai, te lo avevo detto, questa volta perdiamo la scommessa», rispose ansimante Ciccio.

Intanto da dietro si avvicinavano i primi due concorrenti, avevano un ritmo indiavolato. Snai si lasciò sfilare e andò a controllare la situazione per ragguagliare il suo amico.

       «Due ti stanno riprendendo ma Panta è più dietro, dai Ciccio manca poco più di un chilometro, forza.»

L’incoraggiamento era continuo, ogni tanto partiva anche qualche spintarella ma non si poteva esagerare, si rischiava la squalifica. Sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, gli inseguitori lo ripresero e lo lasciarono sul posto. Purtroppo, quello che non sarebbe dovuto accadere, stava accadendo nel modo più beffardo. Trecento metri dal traguardo, tutti gli amici sul ciglio della strada che urlavano il nome di Ciccio, tutto il paese presente, il Panta raschiando le ultime energie dal fondo del barile, si produsse in un ultimo scatto e sorpassò lo sconsolato Ciccio a cinquanta metri dall’arrivo. Passato l’arrivo il ragazzo si lasciò cadere a terra distrutto. Il tifo e le urla erano tutte per lui, «Ciccio, Ciccio, Ciccio!», gridavano tutti i paesani. Il Panta anche lui assai provato si avvicinò e con fare sprezzante, «Non mi dire che ci avevi creduto veramente, mi sono soltanto voluto divertire un po’, avrei anche potuto vincere la gara ma così è stato più divertente. Ci vediamo stasera alla premiazione ragazzi.»

       «Certamente», rispose Snai, con una luce negli occhi e un sorrisetto che Panta non riuscì a comprendere.

Ore ventidue e trenta, le premiazioni andavano avanti ormai da circa un’ora, era stata effettuata anche quella della gara ciclistica. Sul palco era salito anche il Panta per il suo terzo posto sottolineato da un fiacco applauso condito da molti fischi. Un’ovazione invece, aveva accolto il quarto posto di Ciccio, era ormai un dato di fatto che il ragazzo avesse conquistato le simpatie di tutto il paese. Al termine del cerimoniale, mancava solamente la premiazione del concorso fotografico a cui sarebbero seguiti i classici fuochi d’artificio che avrebbero concluso i festeggiamenti. Prima dei fuochi però, ci sarebbe stato il pubblico annuncio del vincitore della ormai famosa scommessa con relativa presa in giro pubblica e trasporto del vincitore sulle spalle del perdente.

Sul palco salì Snai, prese il microfono in mano e si apprestò ad effettuare la premiazione.

       «Con immenso piacere sono stato incaricato di presiedere alla premiazione del concorso fotografico. Ringrazio personalmente il comitato organizzatore per avermi dato questa opportunità. Ho qui in mano il regolamento del concorso che vado a leggervi per comprendere al meglio le motivazioni che hanno guidato la giuria nell’assegnazione del premio. Protagonista della tenzone sarà la bicicletta, una vera gara nella gara all’ultimo scatto.»

Un brivido percorse la schiena del Panta, mentre un sorriso andava prendendo forma sul volto di Ciccio.

       «Quest’anno, il concorso fotografico, aveva come tema la bicicletta, il bando recitava proprio ”una gara nella gara”. Le fotografie, infatti, dovevano avere come soggetto la gara ciclistica svolta in occasione dei festeggiamenti del nostro patrono, quella svolta questa mattina dove il nostro amico Alberto Lucidi detto Panta, ha conquistato un lusinghiero terzo posto. Vado ora a leggervi il nome del vincitore. Il vincitore del concorso è … Luca Bartozzi detto Snai. Non potendomi premiare da solo è con immenso piacere che invito sul palco il signor Alberto Lucidi, nostro illustre concittadino di cui abbiamo appena ricordato le gesta sportive.»

La presa in giro pubblica stava veramente iniziando, il pollo e il genio stavano per indossare i loro rispettivi abiti su di un palco davanti all’intero paese.

       «Buonasera signor Lucidi, ancora complimenti per la gara di questa mattina. Se vuole leggere le motivazioni del premio.»

       «La foto ritrae la sofferenza e la delusione di un concorrente raggiunto a poche decine di metri dal traguardo. In questa immagine ci sono tutta la drammaticità e la durezza di questo sport», lesse il Panta.

       «Grazie, ringrazio a tutti, in particolare il signor Lucidi che scavalcando il mio amico Ciccio a pochi metri dall’arrivo mi ha permesso di immortalare questa scena con il cellulare. Signor Lucidi, la invito a non lasciare ancora il palco, perché ora andiamo proprio al momento che parecchi di noi stanno aspettando da settimane. Invito cortesemente qualcuno in cabina di regia a proiettare sullo schermo il documento che avevo in precedenza consegnato. Come vedete in questo documento, sono riportate le modalità della scommessa. Il nome degli scommettitori, la protagonista della tenzone, l’occasione in cui si sarebbe svolta la competizione stessa. In pratica quello che stiamo leggendo e che i due scommettitori hanno firmato, non è nient’altro che il bando del concorso fotografico! Ho semplicemente aggiunto, come potete costatare, che chi tra i due, indipendentemente dalla classifica generale, avesse conquistato il piazzamento migliore sarebbe stato ritenuto il vincitore. Il signor Marco Rienzi detto Ciccio ha presentato una foto scattata al momento della partenza che, anche se classificata agli ultimi posti dalla giuria è sicuramente vincitrice rispetto al signor Lucidi che, non avendo  consegnato nessuna foto, non può neppure essere inserito in classifica. Pertanto, la scommessa è senz’altro vinta dal nostro caro amico CICCIO! Che partano pure i fuochi d’artificio!»


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