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La lattina

di Arcangelo Galante
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Pubblicato il 31/05/2023 07:25:21

Stefano e Marco frequentavano il medesimo virtual place di scrittura, nutrendo considerazioni, spesso in antitesi tra loro.

Stefano amava davvero leggere e vivere le emozioni scaturite dalle parole, capaci di catapultarlo nella dimensione narrata, o semplicemente esternata, durante un confronto di pensieri con un internauta.

Lui rispettava le idee di tutti, ma specialmente innata era la capacità di saper donare attenzione a qualunque scrivente gli capitasse di incontrare, durante la navigazione nel web. 

Al di là del pannello elettronico, significava tanto porgere tempo adeguato a una pubblicazione, lasciando traccia del proprio passaggio.

Lo faceva, giammai per vantarsi, sfoderare un’intensa sensibilità particolare o una massiccia dose di cultura, bensì motivato dalla piacevolezza di uno scambio, che gli consentiva di riflettere e riversare sul prossimo il pathos di scribacchino, quale si definiva.

Una bella dose di umiltà lo contrassegnava, avendo appreso la saggezza che, nella vita, è impossibile sapere ogni cosa ed essere preparato su qualsivoglia argomento.

La gentilezza nel dedicarsi a un hobby, che nel lungo tempo era divenuto passione letteraria, non gli mancava certamente.

Marco, invece, interpretava il luogo di condivisione pubblica come un passatempo preferito, il quale, però, non doveva affaticargli la mente o sottrargli troppo tempo.

Era irrilevante, per lui, recensire un testo, perché la sua iscrizione, più datata rispetto a quella di Stefano, lo faceva sentire tranquillo, sotto ogni punto di vista, finché un giorno fu messo in crisi durante un dialogo che si trasformò in un diverbio assai significativo, sino a fargli capire lo sciocco antagonismo, perpetrato da un modesto poetuncolo.

 

Marco: Ehi, scusa, passa a mettere qualcosa a quello che ho scritto, grazie!

 

Stefano: Non so quante volte l’ho già fatto… Piuttosto tu, non ho mai visto apposta neanche una stellina che facesse salire in alto una mia opera. 

Se non ti piacciono, pazienza, ma non rispondermi ai commenti che ti ho spesso lasciato: grazie, con stima, amico vero, eccetera. Li reputo una presa in giro, dopo tanto tempo trascorso. Il mio è prezioso come il tuo, ma tento di usarlo bene, in ogni contesto. Perdonami, non ce la faccio a stimare chi si comporta come te. Grazie per l’attenzione e buon tutto!

 

Marco: Che cosa? Sei impazzito? Ma cosa pretendi? Guarda che io non sono obbligato a fare un bel niente e non ti devo dimostrare assolutamente niente. Se hai tempo da sprecare con queste cattiverie, lasciami in pace, perché ho battaglie più grosse da combattere. Hai capito???

 

Stefano: Accidenti! Non credevo che far notare a qualcuno l’ingratitudine morale verso una disponibilità data per scontata, solo perché è virtuale, significasse dire cattiverie. Ora comprendo come tu sia il più gettonato… Non fai niente, prendi e basta e te ne risenti per una spontanea e legittima opinione? 

Chi ti ha mai obbligato a lodare un lavoro pubblicato nello stesso sito? Non vedo neanche una faccia che mi faccia capire chi tu sia. Potresti perfettamente essere un gosht-writer o magari solamente uno che vuol far vedere agli amici degli amici quanto sia capace di arrivare in alto, perché è il migliore sulla piattaforma. Cosa ci stiamo a fare qui, se neanche parliamo del vuoto? Meno male che mi stimi, mi ammiri e mi reputi un amico…!

La verità è venuta a galla, inutile che ci giri attorno, mi hai esclusivamente sfruttato capendo quanto tenessi a divulgare la mia anima. Non ci si comporta così, ma non sarà più un mio problema. Ti saluto, per sempre.

 

Marco: Ma guarda un po’ questo qui…

Da dove sei uscito, dall’uovo di Pasqua? Guarda che soggiorno da parecchio tempo in questo sito e non ho mai avuto problemi con nessuno. Tu, invece, non sai relazionarti e aspetti pure che ti si dica grazie. Sono fatti miei quello che faccio e come uso il mio tempo. Sai a te, cosa non va?

 

Stefano: Che cosa?

 

Marco: Che entri a fare il professorino, facendo il ragazzo zuccheroso, pieno di sensibilità e benevolenza per tutti, quando poi, appena qualcuno ti dice che non vuole spendere una singola parola, ecco che la tua umiltà evapora in cielo.

Schiaffatelo bene in testa che sei solamente un recensore e ce ne sono parecchi, migliori di te.

Eppoi te lo sei scelto a pennello il nickname, Santo Stefano protomartire, ahahah, mi fai sbudellare dal ridere. Si vede che non hai capito niente dalla vita. E te lo ripeto un’ultima volta: non mi rompere più con le tue lezioni da saputello del web. Vivi la tua vita e vattene fuori da questo posto, perché la gente come te, non è gradita. Passo e chiudo!!!

 

Stefano: Hai ragione, non mi sarei dovuto permettere di dirti nulla. 

Forse, invece, mi sarei risparmiato di accorgermi di quanta amarezza regna in certe persone che vivono nel mondo reale. 

Ma l’hai espressa alla lettera.

Un ultimo appunto, per tua informazione: sono me stesso. Il nome l’ho ereditato dal mio bisnonno, mai usato uno d’arte.

Quando esegui login e logout, la faccia che vedi, è la mia, non è fittizia.

Sono dispiaciuto tantissimo ma imparo subito che è meglio così, appena il disinganno cerca di annebbiare il buonsenso. Nessun problema, non siamo bambini, le scelte vanno rispettate.

Buona fortuna, Marco.

 

Marco: Ancora rompi? Non mi devi più scrivere, hai capito? Se vuoi stare in pace, te ne devi sbattere i coglioni di quello che pensa la gente. Che cavolo ti importa se non passo a ricambiare quello che fai?! 

Tu fallo e basta. Vedrai come gli altri ti butteranno via come una lattina di Coca-Cola vuota, quando non gli servirai più.

Lo dico seriamente, per il tuo bene: è così che bisogna fare oggi, se vuoi dormire sereno.

Abbi pazienza e non venirmi a fare la predica, ho già i miei problemi fuori di qui. Stammi bene!

 

Stefano fece appello a tutte le energie psicofisiche, avendo realizzato che sarebbe stato vano replicare sui punti salienti del suo interlocutore, a cui aveva dispensato molte più che buone e candide parole, ma è risaputo che non sempre le migliori azioni e intenzioni di chiarimento, conducono a ottimi risultati, visto che uno ce n’era stato.

Proseguì a seguire il proprio talento nello scrivere e siccome faceva caldo, aprì il frigorifero e bevve una fresca lattina di Coca-Cola.

Pensando allo sconosciuto col quale si era poeticamente imbattuto, con grande gioia, la gettò vuota nel bidoncino posto in cucina.

Una gratificante consolazione, non assomigliare ai molti frequentatori del mondo virtuale, però con un duro prezzo da pagare, in solitudine.

Ma si sa, la solitudine non piange se stessa, è nata per concedersi agli altri.

 

 

(Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale).


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