quando alla fine si resta per andare
l’aria s’impara senza commozione
tanto da fermarsi vicino al sale
con l’acqua che si ferma in gola,
che poi a spegnersi senza tregua
basta qualche metro insieme agli altri
e l’odore delle corse fatte in forse
come lo sguardo che si stringe
appena prima che venga sera,
per l’abitudine di un volto amaro
proprio dove la fine è il mondo
e le immagini sembrano farsi suore
per un resto di ieri che consola
perché quando si sopravvive a tratti
anche la pioggia
è un modo per rimediare un’impronta,
come il libro da riempire di pagine
e la versione degli occhi
che si aggiusta con fastidio
per un po’ d’inchiostro tra le mani
alla fine si resiste amando lentamente
in fila al lampione scolpito in fondo
e ai passi indossati dopo cena,
come il vento a cadere di ogni luogo
a respirare in silenzio
anche la terra andata per mare
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