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Supermonteradio 100.2 Mz - Cap. 4/5

di Michele Rotunno
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Pubblicato il 03/06/2011 11:25:06

Imprevisti e scongiuri

Già al secondo giorno di trasmissione sono venute a galla le prime disfunzioni in sala radio, ovviamente non previste per mancanza di specifica esperienza, anche da parte di Mario Ferri, il tecnico, sebbene qualche perplessità in fase di organizzazione l’abbia avuta. Ma in quei giorni i problemi da affrontare erano tanti e, onestamente, più tangibili.
Il primo giorno, nell’euforia generale si è soprasseduti a parecchie cose e al fatto che in sala mixer mancava a momenti anche l’aria per respirare non si è dato troppo peso ma il giorno seguente, sbollita l’euforia, ci si è accorti che anche una sola persona, così come era stato previsto, riusciva a muoversi con troppa difficoltà. Tra dischi che venivano ammucchiati alla rinfusa vicino al mixer per mancanza di tempo per riporli negli scaffali al di fuori e il groviglio di cavi e fili vari spostarsi diventava impossibile. Così, dopo una breve e concitata riunione tenutasi alla fine del secondo giorno è stato drasticamente deciso di modificare la disposizione interna, con la complicità di Ferri che vi ha visto un ulteriore profitto personale.
Il terzo giorno è trascorso nei preparativi e nelle successive quarantotto ore, lavorando tutti come pazzi, è stata realizzata la disposizione ottimale e definitiva che in pratica ha portato ad occupare tutto il piano superiore destinandolo a sala trasmissione compreso le scaffaliere dei dischi, non prima, però, di aver tappezzato le pareti con pannelli di polestirolo, alias i contenitori quadrati delle uova, per insonorizzare tutto l’ambiente dai rumori esterni. In effetti ogni volta che arrivava qualcuno, soprattutto Gino con la Gilera, il rombo dei motori disturbava parecchio e spesso il suono del clacson veniva, addirittura, mandato in onda.
Al piano terra, invece, la striminzita ex sala mixer è diventata il ripostiglio tecnico con deposito di tutte le chincaglierie di Mario Ferri ma già qualcuno, con fare molto ma molto distratto, ha obiettato che potrebbe diventare anche un angolo relax, in fondo basta piazzarci una branda con materasso…..
Per il resto è stato sistemato un tavolo con quattro sedie, un secondo tavolo con funzione di scrivania con sopra una macchina da scrivere e una derivazione telefonica.
In questo ambiente Gino si propone di realizzare le pubblicità. Nessuno sa come intende operare ma per questo non ci sono neanche le commesse. La prima, quella di uno studio commerciale associato con quello di consulenza di Mario Strada, è stata risolta con la semplice lettura di alcune righe frettolosamente scritte su un foglietto. La qualità dell’annuncio? Pari al compenso scucito, ovvero pietoso.
Il sesto giorno, senza peraltro sospendere le trasmissioni avendo spostato le apparecchiature in piena notte, si è debuttati di nuovo, ma questa volta senza alcun patema d’animo. All’esterno solo qualcuno ha notato un miglioramento nella ricezione, decisamente più “nitida e pulita”.
Anche Gionni, a questo punto, si ritiene ormai pronto per il gran salto.

“Cristo santo, Gionni, non puoi fare una scaletta solo con Drupi e le colonne sonore di Morricone. Ti rendi conto che stai parlando di due ore di trasmissione, come minimo. Savino, diglielo anche tu per piacere.”
Franco è sul punto di esplodere, da due ore sta discutendo inutilmente con Gionni sempre sullo steso argomento: la scaletta notturna. Poiché questi teme di fare una brutta figura con la propria ignoranza in lingua inglese si ostina a voler realizzare una scaletta tutta italiana. Fin qui nulla da eccepire, il problema è che Gionni ha iniziato a scartare tutti i cantanti che Franco gli ha proposto perché non gradiva la musica oppure semplicemente non conosceva la canzone. Alla fine ha raggiunto un personale compromesso (con se stesso), due L.P. di Ennio Morricone, quasi tutta musica western, in pratica dei films di Leone. Ora, col sopraggiungere di Savino, cerca un improbabile aiuto, cosa non affatto semplice per la cocciutaggine di Gionni.
“ma lascialo perdere, che vada a farsi friggere!” esclama Savino per nulla disposto a lasciarsi invischiare in una discussione che ritiene inutile.
“Ah Savino, bell’aiuto che mi dai!, invece di convincerlo….”
“Franco, con Gionni non la spunti. Se ha deciso così non c’è niente da ridire o da fare”
“Ma Cristo Santo, vi rendete conto che così facendo è l’immagine della Radio che ci rimette?”
“ma non dire cavolate! L’immagine della Radio, questa poi…. Vuole andare in onda con la sua scaletta? Che ci vada, quando non saprà più che pesci pigliare chiude il programma, augura la buona notte e tutti a nanna. Ok?”
“ma sì, hai ragione, tanto per quello che….”
“per quello che, cosa?” Gionni adesso li guarda torvo tutti e due.
“volete dire che non ci sarà nessuno a sentirmi stasera?” aggiunge.
“Stasera? Stanotte, vuoi dire, vai in onda alle dieci”.
“e ricordati – aggiunge Franco – che oggi è l’antivigilia di Natale. Chi vuoi che si metta ad ascoltare la radio stasera?”
“ne hai avuto di giorni a disposizione per debuttare, no!”
“sapete cosa vi dico? Siete due grandissimi stronzi, ecco cosa siete. – Gionni è talmente arrabbiato che comincia a balbettare con la voce stridula – ma vi faccio vedere io se…se…. stasera non mi staranno a sentire, o credete forse che a… a… tutti piacciono le dediche?
Franco e Savino non sanno cosa rispondergli e per non peggiorare la situazione voltano le spalle e se ne vanno borbottando lasciandolo solo. Gionni, allora, si lascia prendere dall’agitazione, si convince di trovarsi senza una via d’uscita, tra le mani ha solo tre 45 giri di Drupi e i due L.P. di Morricone. A peggiorare le cose non ha ancora trovato un pezzo per la sigla ed è proprio questa la goccia di veleno che gli fa traboccare la bile.
“e adesso che faccio?!” si chiede ripetutamente disperato “Cazzo, sono nella merda fino al collo. Maledetti! Ma me la pagheranno!”. Poi, dopo la sfuriata, guarda per l’ennesima volta l’ora sul grande orologio da parete e, constatato che mancano ancora quasi due ore prima di andare in onda, decide di andarsene a casa a mandar giù un boccone “se ci riesco” pensa avvilito. Intanto la giornata per più d’una persona è stata piuttosto intensa e per nulla disinteressata agli avvenimenti.

“allora, Cifuno, come stanno andando le cose con questa nuova radio, tutto a posto?” il tenente Minniti, un sanguigno catanzarese, comandante la tenenza di Ferrandina, distretto di cui fa parte la stazione C.C. di Montepiano, non avendo ancora avuto notizie ufficiali dal maresciallo Cifuno ha deciso di contattare direttamente il subalterno.
“No, signor tenente….., cioè sì, voglio dire, non c’è nulla da segnalare. Non si preoccupi, se ci fosse stato qualcosa di rilievo l’avrei già avvertita”
“Cifuno, lo sapete, quello che mi sta a cuore è la “normalità”
“la intendo, la intendo, signor tenente, qui è tutto sotto controllo, e non vi è nulla che non sia normale”.
“quindi mi assicurate che in questa… diciamo… novità, non vi sono componenti politici?”
“no, per carità, signor tenente, la politica qui proprio non c’entra per nulla. In pratica sono quattro giovanotti per bene. Se mi permette, li conosco fin troppo, ormai sono qui da sei anni e le mosche bianche le conosco tutte…, come dice signor tenente?”
“le pecore nere, Cifuno, le pecore nere, non le mosche bianche. Magari si trattasse di mosche bianche in certi ambienti”.
“sì, ha ragione signor tenente, comprendo e condivido benissimo l’apprensione del Comando dopo tutti i fatti successi quest’anno”.
“mi raccomando, Cifuno, bisogna stare sempre all’erta, con certa gentaglia non bisogna abbassare mai la guardia, mai. Mi comprende?”
“benissimo, signor tenente, benissimo. Comunque, può stare tranquillo, questa radio è composta da ragazzi… apolitici, mi pare si dica. E comunque, ripeto…, se mai dovesse verificarsi qualcosa non esiterò a informarla”.
Deposta la cornetta, il maresciallo capo Cifuno tira un lungo sospiro di sollievo, non si è mai sentito a suo agio con i superiori e ogni volta che il tenente, suo diretto superiore, lo cercava si sentiva il corpo trafiggere da una miriade di spilli.
“maledette brigate rosse!” esclama ad alta voce, neanche queste ce l’avessero esclusivamente con lui. Poi, per maggior sicurezza, prende una decisione, alzando la voce chiama il brigadiere di servizio nell’altra stanza.
“Antonelli, girando per il paese cerca di saperne di più su questa radio, assicuriamoci che non ci sia proprio nessuno dietro a questi quattro ragazzi”
“Maresciallo, li conosciamo tutti, non si sono mai occupati di politica”
“proprio per questo, Antonelli, proprio per questo. Tutta sta storia è nata dalla sera alla mattina e il latte non mi quaglia”. Lo congeda il maresciallo.
Antonelli lo guarda a sua volta ben lungi da fare obiezioni, scuote il capo in segno d’assenso: “agli ordini, maresciallo”. Mormora poco convinto, poi, voltate le spalle si congeda dal superiore.

Memoranda.
Nella settimana dal sedici al ventitrè dicembre u.s. 1977, sono state verbalizate due contravvenzioni nella fattispecie a certo Angelo Tritti e Rocco Cerilli per taglio abusivo di pino da utilizzare come albero di Natale. I detti contravvenuti, dopo lunga discussione hanno conciliato la multa ma prima hanno espressamente denunciato che giorni addietro in località Temparella sono stati tagliati arbitrariamente due alberi senza che sono state fatte multe. A seguito di tale denuncia mi sono recato personalmente in località Temparella, presso la proprietà Plasmati dove ho potuto accertare trattasi di due piante di ulivo rinsecchite e infruttifere. Non trattandosi di piante sotto il vincolo forestale ho soprasseduto.
P.S. in questa località Temparella è stata installata una emittente radiofonica che trasmette musica e canzoni. La stessa è gestita da quattro giovani che interpellati hanno acconsentito a mettersi a disposizione del Comando Forestale di Montepiano per eventuali annunci in caso di incendio
23.12.77 Maresciallo Chiti Eustacchio.

“mangia piano, e mastica. Così ti fa male lo stomaco”.
“mamma, lasciami in pace per favore”.
“da quando ti sei imbrattato con questa radio non ti conosco più”
“mamma, non mi sono imbrattato con niente, lasciami solo mangiare in santa pace. Per favore.”
Dopo lo sfogo con la madre Gionni, almeno, riprende a mangiare masticando e, per evitare altre intromissioni, aumenta il volume del televisore. Qualche minuto dopo, finito il Tg della sera, iniziano le pubblicità. Sovrappensiero non fa alcun caso a quanto viene trasmesso, poi improvvisamente una delle pubblicità attira la sua attenzione. Poco dopo si alza sorridente. “è proprio vero che Natale è un giorno felice” esclama trionfante. Ha trovato la sigla!

“embè, voi che ci fate qua?” a rivolgere la domanda a Gino, Franco e Savino, come al solito rintanati nell’Escort parcheggiata nei pressi del monumento ai caduti è Ciccio Maiellaro, il vicecomandante dei vigili urbani o, come si autodefinisce della polizia municipale, mentre si reca a casa dopo aver smontato dal servizio.
“perché, dove dovremmo stare?” risponde scorbutico Savino.
“Perché, stasera non va in onda Gionni?”
“e allora?”
“beh, lo lasciate solo?”
“è maggiorenne o no?”
“ragazzi, che vi prende a tutti quanti?”
“perché?”
“ah mbè, andate al diavolo, voi e chi vi da retta!”
“Ciccio, scusa – interviene tollerante Gino – è che Gionni intende fare a modo suo, sai com’è fatto”. Rabbonito, Maiellaro torna sui suoi passi.
“comunque, per me sbagliate lo stesso a lasciarlo solo. Sarà cocciuto quanto sia ma che diamine, vi credevo superiori a queste cose…”
“no, Ciccio, stavolta no. Se non la capisce stasera la lezione…..”
“uhmm, credete che Gionni sia uno che si fa capace?”
“allora peggio per lui. Noi non possiamo farci mettere i piedi in testa in questo modo”. Sbotta Franco.
“anche perché se glie la diamo vinta oggi siamo fottuti per sempre” conclude Savino sforzandosi di mantenere la calma.
“allora auguri, a tutti”. E scuotendo divertito la testa Ciccio si allontana.

Fischiettando e ritmando il tempo con le dita sul volante Gionni si dirige su per l’erta stradina verso le sede radiofonica. L’umore, rispetto a poco più di un’ora prima è radicalmente cambiato. Si è recato a casa con la morte nel cuore, colmo di disperazione e traboccante d’astio nei confronti dei soci.
Per lui, ormai, non sono più gli amici di sempre ma semplici soci in un’impresa che per quanto lo riguardava appariva fallimentare. Eppure il rancore che lo attanagliava non era rivolto verso Franco e Savino con i quali si era scontrato prima ma nei confronti di Gino, che di tutti era il suo amico più intimo. Con lui aveva condiviso gioie e dolori sin dai primi anni infantili, prima ancora di frequentare la scuola materna essendo nati nello stesso rione, li separavano solo pochi mesi l’uno dall’altro.
Il tradimento che in cuor suo imputava all’amico era quello di essersi eclissato appena finito il proprio orario adducendo una scusa nient’affatto credibile. “Corro a casa perché c’è mamma che non si sente bene” aveva farfugliato frettolosamente. Una bugia stupidissima in quanto proprio la mattina lui stesso con tutti i colleghi si era incontrato con la madre, direttrice didattica e sua superiore, per scambiarsi ufficialmente gli auguri di natale, e lei stava in perfetta salute. La verità era che anche l’amico più caro gli aveva voltato le spalle nel momento più delicato non osando spalleggiarlo nella discussione che al momento si preannunciava di già dai toni aspri. In pratica lo aveva così condannato ad una pesante solitudine.
Questo, però, era lo stato d’animo di prima che andasse a cenare. Ora la situazione era totalmente cambiata. Gionni, infatti, sta guidando pervaso da una traboccante euforia, e questo dal momento in cui il Padreterno lo aveva illuminato. Si è alzato da tavola con l’animo in subbuglio e una smania addosso di far presto per correre su alla radio. Prima di uscire è corso in camera sua, ha quasi buttato per aria tutto il contenuto di una cassapanca stracolma di oggetti, ha rovistato fin quando non ha trovato una musicassetta e, agguantatela, è uscito di casa più trionfante che mai.
Appena entrato in sala radio si è diretto senza indugi verso la scaffaliera dei dischi ben sapendo cosa e dove cercare, infatti il 45 giri che cerca lo ha sistemato lui stesso pochi giorni prima. In pochi secondi ha tra le mani l’intera scaletta del suo primo programma che si compone oltre al 45 giri e alla musicassetta che ha portato da casa anche degli incriminati tre dischi di Drupi e i due LP di Morricone. Punta lo sguardo sul grande orologio da parete, mancano venti minuti buoni, c’è il tempo di fumare ancora un paio di cicche. Apre la porta del ripostiglio, tra le tante cianfrusaglie di Mario Ferri ha trovato un angolo tutto suo dove ha infilato, celandola, una bottiglia di Amaro Lucano, ne beve direttamente due lunghe sorsate poi, dopo una smorfia di piacere si siede sui primi gradini della scala che porta al piano superiore e si accende, tirando profonde boccate, una prima Lido.

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