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Argomento: Storia

di Maria Pace
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Pubblicato il 07/03/2014 14:04:52

S P Q R


Quante volte abbiamo letto e sentito questa sigla?
SPQR,  ossia "Senatus Populus-que Romanus", che vuol dire "Senato e Popolo Romano".
Il Senato era quel che si dice un "Consiglio degli Anziani", costituito da un centinaio di persone, primogeniti di quelle famiglie di pionieri che con Romolo avevano fondato Roma.

Secondo la tradizione, Romolo aveva diviso la città in tre Tribù corrispondenti alle tre popolazioni principali che la componevano: i RAMSENSES o  Romani, i  TITIENSES o Sabini
e i LUCERES o Etruschi e tutti gli altri.  Le Tribù erano divise in 10 Curiae e  ogni Curia in dieci Centurie o Gens, ossia Famiglie, dal nome del fondatore: Giulia, Flavia, Livia, Manlia, Fabia, Claudia, ecc.
Come si giunse all'istituzione del Senato?
Le Curie si riunivano almeno due volte l'anno e tra le varie prerogative avevano anche quella di eleggere il  Re il quale eseguiva quanto deciso in quelle assemblee chiamate Comizi Curiazi.

Con il sempre maggior afflusso di gente in arrivo nella nuova città, però, crebbero problemi ed esigenze e il Re da solo non potè più supplire a tutte le necessità, così si ricorse ad un organismo burocratico: il primo Ministero, ossia il Consiglio degli Anziani;  ossia il Senato.
All'inizio il compito del Senato era solo quello di consigliare il Re, ma in seguito il suo potere e prestigio giunsero ad influenzarne le decisioni.

Questo il Senato... e il Popolo?
Il concetto di Popolo,  per l'epoca, non era certamente quello corrispondente al nostro!
Vediamo da vicino da chi era costituito questo Popolo.
Un bel giorno, neanche troppo lontano dalla sua fondazione, a Roma cominciarono ad afflluire gruppi più o meno nutriti di gente appartenente a popolazioni vicine: sabini, latini, ecc. i quali, con molta probabilità prima dovettero venire alle mani  con i residenti per conquistarsi un pur limitatissimo spazio, ma poi finirono per allearsi e lasciarsi inglobare nel tessuto romano, pur restando fuori dei "giochi politici" di questi.
Vennero a formarsi "classi sociali" ben precise e assai ben distinte: I PATRES (discendenti dei fondatori della città) e i PLEBEI...  tutti gli altri,  che  politicamente  non contavano nulla;  i
secondi sempre più  numerosi e i primi in numero sempre più esiguo, ma ben intenzionati a conservare ricchezze e privilegi.
Quale la migliore strategia, per questi ultimi, per poterlo fare? Permettere l'accesso  a quella fortezza costituita dal Senato in cui si difendevano quei privilegi, anche ad una parte della "controparte" e cioé ai Plebei.
Questa é vera Politica... quasi come la politica attuale. Ma, sarà proprio questa politica e cioé l'ascesa al potere di un nuovo tipo di cittadino, la  formula vincente del successo del modello romano.
Che cosa era accaduto?
 Già ai tempi di Tarquinio Prisco in seno alla società plebea s'era formata un classe a sé, borghese e soprattutto di larghi mezzi economici: commercianti, bottegai, industriali, finanzieri... tutti con il sogno di diventare un giorno Senatori ed entrare in quella roccaforte di privilegiati politici... come succede ancor oggi, d'altronde.
Riuscirvi non era così difficile, in realtà, se si disponeva di ingenti capitali per comprarsi il censo di EQUITES o Cavaliere e poter votare nei "Comizi Centuriati".
Riuscire a sedersi su uno scanno tanto ambito (quello del Senato) non annullava, però, la differenza sociale: i PATRES restavano sempre Patrizi e i nuovi arrivati, gli EQUITES o Cavalieri, doventavano Conscripti, o nuovi istìcritti, felici di dilapidare il fresco denaro al fianco dei neghittosi e spesso spiantati Patrizi.
SPQR: SENATO e POPOLO; quest'ultimo costituito da  Patrizi e Cavalieri da una parte e Plebei dall'altra.
Una non facile convivenza, si vedrà subito!


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