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La Primavera araba ... e la donna musulmana

Argomento: Sociologia

di Maria Pace
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Pubblicato il 22/01/2015 01:19:11

 

 

 

 

La Primavera araba del 2011 ha giovato alla donna musulmana ed al suo percorso di emancipazione?

E' accaduto, dopo la primavera araba del 2011, quello che era accaduto già quando, in un passato recente, tutti quei regimi moderati o laicisti (Turchia, Iran, Libia Egitto, Tunisia..) tentarono di imporre ad una società fondamentalmente tradizionalista l'emancipazione della donna come strumento per sradicare quella mentalità.

Quando quei regimi crollarono, primo fra tutti l'Iran, si tornò ai vecchi sistemi:

- repressione delle libertà riconosciute alla donna

- reintroduzione della poligamia

- reintroduzione dell'infibulazione (peraltro fuori legge dal 2008).

 

Si riscontra nei regimi post primavera araba, che i Capi di Stato   sono diventati religiosamente più intransigenti , che  il fenomeno terrorismo si é fatto più evidente, che scontri e guerre civili sono aumentati, che persecuzioni nei confronti di minoranze si sono inasprite e che la condizione della donna è peggiorata.

Così, ad esempio:

- in Siria lo stupro pare diventato arma da guerra

- In Libia, Marocco ed altri Paesi è stata reintrodotta la poligamia

- nello Yemen, ma anche in altri Paesi) è lecito e permesso sposare bambine

- che non è  permesso, invece, in Arabia Saudita ad una donna di mettersi al volante di un'auto o andare in giro da sola

- che là dove questo é permesso, come in Egitto, le aggressioni sono di una frequenza impressionante, tanto da indurre le autorità a istituire, nelle metropolitane, vagoni per sole donne.

- che molte delle donne che parteciparono alla Primavera del 2011 durante la repressione da parte dei regimi hanno subito soprusi, umiliazioni, aggressioni sessuali, visite ginecologiche ed altre inaudite vessazioni.

 

Da questi inasprimenti, però, è nata quella che è stata definita l'Intifada delle donne arabe:

 Intifadat  al-mar'ah'ah fi-l'alam  al-'arabi  per il riconoscimento e la conquista più che di una parità, di una complementarietà fra uomo e donna, ossia di unione e completamento secondo l'antica tradizione islamica venuta in seguito a scontrarsi con l'attaccamento a vecchi costumi.

La Primavera araba ha avuto effetti positivi sulla e nella donna musulmana: il  risveglio della coscienza ed una consapevolezza di sé mai avuta prima.

Si tratta di un cambiamento non violento, lento, ma irreversibile che sta trasformando la società araba; una rivolta organizzata e condotta in maniera, forse, inusuale, ma efficace: attraverso i media.

Facebook e Twitter.

 

Non in tutti i Paesi, però, é stato possibile.

Kuweit, Marocco, Egitto, Tunisia... sono Paesi in cui la donna ha visto migliorate le proprie  condizioni di vita, ma anche in Paesi come l'Arabia Saudita, lo Yemen, l'Iraq ecc...  notoriamente più intransigenti,  vi sono segnali pr una conquista di emancipazione.

 

Si può affermare, dunque, che sì, la Primavera araba ha giovato alla donna araba nel suo percorso di emancipazione.

Si può affermare che, quando si parla di donna araba, é sbagliato fare considerazioni  soltanto riguardo l'uso del velo o la sottomissione all'uomo, realtà innegabili in vari Paesi.

Si può affermare che sono molte le altre realtà:

- è realtà che il Pakistan abbia avuto per Primo Ministro una donna, al contrario dell'Italia

- é realtà che in Marocco il 20% del Parlamento sia composto di donne. Esattamente come in Italia

- é realtà che nel mondo arabo la percentuale delle donne laureate sia superiore a quello degli uomini

- é realtà che in Kuweit  le donne abbiano raggiunto un traguardo che nella sostanza, forse,non c'é neppure in Occidente e questo in soli dieci anni... da quando, cioé, é stato riconosciuto loro il diritto di voto.

- é realtà che ad una donna dello Yemen sia stato riconosciuto il Premio Nobel per la Pace

- é realtà che in molti Paesi mediorientali siano state le donne ad emigrare per prime per poi essere raggiunte da congiunti in Europa e in Italia

 

Discriminazione esiste, ma non é uguale in tutti i Paesi, né su tutti i piani: religioso, politico, sociale.

Nei Paesi più tradizionalisti o in quelli che rivogliono il rispetto per la tradizione e la  reintroduzione della Sharia, dove le norme del Corano sono interpretate ed applicate in modo più rigido, il percorso  sarà più lungo e faticoso. Lo sarà meno in quei Paesi meno tradizionalisti dove le donne si sono già viste riconoscere diritti un tempo riservati a soli uomini.


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