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La veste leggera

di Serenella Menichetti
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Pubblicato il 21/07/2011 08:30:05





Maddalena si guardò attorno, cercava il palazzo bianco vicino al fiume.
Si sedette sul muretto di pietra e da quella collinetta guardò l'orizzonte accarezzandolo ripetutamente con gli occhi.
Sulla destra il verde dei boschi formava un cerchio, simile ad un gigantesco smeraldo circondato dall'oro della terra, in quel punto coltivata a grano.
Lo smeraldo splendeva per opera dell'astro che, generoso dall'alto lo inondava di spruzzi di luce.
Quelle diverse varietà di verde, di teneri gialli e di cangianti marroni contribuirono con la loro simpatica armonia a rasserenare l’animo cupo di Maddalena ed a toglierle parte dell’ansia che da giorni l’angosciava.
Alla sua sinistra si intravedeva il paese con le strade e le case, ed il suo sguardo rimase piacevolmente impigliato tra le costruzioni di quel piccolo, grazioso centro, a lei tanto familiare.
Riconobbe la casa di Carla, la sua più cara amica di giochi. Notò la chiesa, la piazza del paese e il cimitero con il viale di alti cipressi.
Il suo sguardo si allungò arrivando fino al fiume e il cuore allora le aumentò la frequenza; in breve l'immagine dell'austero palazzo bianco le si impresse nella retina, rimanendovi, come se l'immagine fosse scivolata dal lobo occipitale dove albergava da tempo, agli occhi.
Si sentiva agitata e stanca come se quel tragitto l'avesse percorso con le sue gambe e non solo con lo sguardo.
Sostò ancora sul muretto cercando di non pensare, poi, quando non udì più il rumore del cuore, s'incamminò per la strada che conosceva a menadito e che l'avrebbe in poco tempo condotta a casa.
Il sentiero si presentava sterrato, costellato da buche e pieno di polvere.
Le sue scarpette nere diventarono in breve tempo bianche e la polvere le penetrò anche nei piedi attraverso le calze di seta.
Arrivata alla fontana di pietra pensò di rassettarsi un po': si lavò le mani con l'acqua fresca e ne usò l'incavo come bicchiere per dissetarsi e per togliere un poco di quella terra che le era entrata anche in bocca, scendendole sino in gola.
Dopo, con un gesto antico, cercò la panchina di legno alla sinistra della fontana che sembrava fosse lì proprio ad attendere lei.
Vi si sedette sopra esausta, come faceva quando bambina tornava da scuola, stanca per il lungo percorso.
Dalla fontana alla sua casa rimaneva ancora una metà del tragitto. Anche questa volta il suo era un ritorno, ma non da scuola: adesso c'era una variabile che riguardava il tempo e lo spazio.
Ma, in quel momento, forse per la stanchezza, tempo e spazio evaporarono e lei si ritrovò nella sua casa di bambina.....
Era appena uscita dalla sua cameretta e si accingeva ad andare in cucina per la colazione. Per scendere al piano inferiore, dove si trovava la grande cucina, doveva attraversare l'ampio corridoio su cui si affacciavano le porte bianche delle camere da letto.
Il pavimento del corridoio, con le sue grandi mattonelle bianche e nere tirate a lucido con cera e olio di gomiti, da Wanda, la donna delle pulizie, le ricordava un'enorme scacchiera, sulla quale si divertiva moltissimo a fare la pedina saltando da un riquadro all'altro, mossa dalla sua infinita voglia di giocare.

Quella mattina aveva scelto di essere il cavallo. Si era talmente immedesimata nel personaggio che ne aveva imitato anche il verso e un nitrito involontariamente era uscito dalla sua bocca infrangendo il silenzio monacale di quel luogo.
Maddalena era rimasta con il piede a mezz'aria, proprio come un cavallo che si accinge a saltare l'ostacolo.
Non aveva ancora appoggiato il piede a terra quando la raggiunse una voce tuonante: "Chi si diverte a svegliarmi! Lo sapete che la notte dormo poco e la mattina ho bisogno di riposo"!
Era la voce del marito della povera zia Clelia, lo zio Pietro, che abitava con loro da due anni, da quando la zia era morta d'infarto.
I suoi genitori le si erano raccomandati molto di non disturbare lo zio, il quale pagava il suo soggiorno in quella casa versando mensilmente una cospicua somma di denaro.
Per questo Maddalena, adesso che non era riuscita a rispettare il volere dei genitori, tremava dalla paura che lo zio Pietro (uomo corpulento e iracondo, che le incuteva un certo timore anche solamente a guardarlo) si potesse lamentare di questo con loro.
Maddalena rabbrividì, quando lo vide uscire dal vano della porta con il suo pigiama grigio di popeline stropicciato, e con i capelli neri spettinati e venire verso di lei . Lui la guardò negli occhi dicendole. "Ragazzina! La prossima volta fai attenzione, altrimenti parlerò con tuo padre".
Maddalena sconvolta scappò verso le scale di marmo che scese velocemente e, senza fare colazione, si diresse verso la scuola.
Quella mattina fu rimproverata anche dalla maestra perché non prestava attenzione alla lezione di matematica, ma i suoi pensieri erano altrove.
Maddalena pensò per tutta la mattina alla possibilità che lo zio Pietro potesse raccontare quella sua marachella al padre, ed alla punizione che ne sarebbe conseguita. Forse il papà l'avrebbe punita negandole la vacanza al mare da Sandra, sua cugina, alla quale teneva immensamente.
Questo pensiero la turbò per tutto il tempo della scuola. Ed anche al ritorno, durante il tragitto, il suo pensiero non riusciva a spostarsi di un millimetro da quel timore.
Maddalena si tolse tutti i dubbi,quando vide i genitori radiosi accorrere verso di lei. Li guardò sorpresa, e fu contenta quando le annunciarono che si sarebbero recati in città dall'avvocato Mainardi dove si sarebbero trattenuti per la cena.
Aggiunsero che lei non si doveva preoccupare, tanto aveva la compagnia di Wanda che aveva da fare i servizi.
La bambina si mise a pranzare in compagnia della donna delle pulizie con la quale si trovava bene, forse perché riceveva da lei quelle accortezze e premure che la madre non riusciva ad esternare.
Durante il pranzo tutta la tensione della mattina si era allentata, e lei mangiò di gusto e con allegria, anche le verdure che di solito odiava. Quindi si mise a fare i compiti.
Pensava allo zio Pietro con meno timore ed anche con un po' di simpatia perché non aveva raccontato niente al suo papà.
Dopo aver fatto i compiti scese in giardino a giocare con l'altalena e mentre si dondolava lo zio Pietro sbucò da dietro il cespuglio di rose. " Maddalena sei contenta che non ho raccontato niente a tuo padre"? Le chiese lo zio. Lei rispose con un sorriso.
Si misero a parlare e lei gli confessò che quella mattina aveva fatto un po' di confusione perché giocava a fare il cavallo sulla scacchiera. Lo zio Pietro con aria comprensiva si mise a ridere e le raccontò che a lui piaceva moltissimo giocare a scacchi e che possedeva questo meraviglioso gioco, così la invitò nella sua stanza per mostrarglielo. Maddalena, superata la diffidenza verso di lui, lo seguì. Lo zio prese delicatamente da un enorme cassetto la scatola che conteneva la scacchiera con i suoi preziosi personaggi e glieli mostrò, uno ad uno: erano meravigliosi, in avorio di tricheco finemente intagliati. Lei rimase estasiata davanti a tanta bellezza.
Poi, lo zio le si avvicinò e mostrandole la regina disse: "Tu sei la mia regina"!
Maddalena si girò verso di lui con un sorriso, ma indietreggiò sorpresa vedendo la sua inusuale espressione. Il volto dell'uomo era paonazzo, gli occhi sembravano quelli di un pazzo, anche i capelli rimanevano dritti sulla testa, come gli aculei di un riccio.
Maddalena fece alcuni passi indietro, quell'espressione la terrorizzava. Lei retrocedeva, ma lo zio si avvicinava sempre di più, lo sentiva ansimare rumorosamente fino a che le si era avvicinato al viso, ripetendole come una tiritera: “ Tu sei la regina! Tu sei la regina! Tu sei la regina degli scacchi.”
Maddalena cercò di allontanarsi dirigendosi verso la porta, ma lui nonostante gli acciacchi che spesso lamentava, la fermò stringendole il braccio ed immobilizzandola.
La ragazzina provò ad urlare, Wanda dalla cucina avrebbe sentito e sarebbe accorsa in suo aiuto, ma il grido rimase paralizzato nella sua gola senza riuscire a raggiungere una via di uscita.
L'uomo disponibile a giocare con lei, si trasformò in un attimo nell'orco delle fiabe, nell'uomo nero, nel mostro orrendo.
Era divenuto il ragno gigante che spesso le appariva la notte a popolare i suoi incubi e, che adesso, in pieno giorno, era riuscito a sorprenderla facendola rimanere impigliata nella ragnatela che aveva tessuto per lei.

Quando Maddalena riuscì ad uscire da quella ragnatela era come in trance. Riuscì a raggiungere la sua cameretta. Si mise a lavarsi, senza nemmeno rendersene conto: la sua mente era vuota, ed ogni parte del suo corpo sembrava trafitta da tante frecce appuntite.
Wanda la chiamò per la cena; Maddalena sentì gridare il suo nome, ma non capiva. Era lei che doveva rispondere? Era lei la Maddalena, che chiamavano?
Wanda continuava a chiamare la ragazzina che dopo un po' riuscì a rispondere. La voce le uscì tremante e rauca. L'orco le aveva fatto giurare di non raccontare a nessuno, ciò che era accaduto.
I giorni passarono, e spesso l'orco invitava Maddalena nella sua stanza a fare la solita partita a scacchi, dalla quale lei usciva sempre sconfitta. Maddalena era molto cambiata. La bambina giocosa, che amava correre ed andare sull'altalena, non esisteva più.
I genitori imputavano tutto ciò, alla precarietà dell'adolescenza ma, presi com'erano da impegni lavorativi e mondani, non se ne curavano più di tanto. Passerà, soleva ripetere la mamma, questa è un età difficile, passerà.

Quando lo zio Pietro morì i genitori di Maddalena rimasero male, soprattutto perché con lui se ne andava anche quella somma per la quale erano riusciti a vivere agiatamente.
Maddalena per quella morte non provò niente, né dolore ne gioia, si sentiva vuota, priva di sentimenti e reazioni.
Quando riuscì a prendere la maturità classica decise di andare a Perugia a frequentare l'università.
Lasciò quindi la casa paterna senza rammarico, anzi con molto sollievo, e per anni non ci tornò più.
Adesso che si era decisa a rompere quella cortina nera che la divideva dai luoghi della sua infanzia recisa, aveva trenta anni e un lavoro di giornalista che le dava molte soddisfazioni.
Era riuscita a prendere la decisione di tornare dai genitori, nei luoghi della sua infanzia dopo anni di lunghe e costose sedute dai più bravi psicologi di Perugia.
Quella del ritorno a quella casa, a quel corridoio a scacchiera, a quel giardino, all'altalena dove aveva appoggiato la sua veste leggera di fanciulla per indossare il cilicio, sarebbe stata veramente la prova del nove, della sua avvenuta guarigione.
Era consapevole anche che non avrebbe più potuto indossare la veste leggera della sua infanzia, abbandonata troppo presto.
Adesso che la sua misura era cambiata, servivano altre vesti, altri abiti, eleganti, leggeri, femminili.
Nel suo guardaroba Maddalena ne aveva diversi che, molto presto, avrebbe sicuramente indossato.

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