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Briciole di rosa (Mal d’amore Parte II)

di Davide Rocco Colacrai 2
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Pubblicato il 09/01/2009 16:22:45

Briciole di rosa
(Mal d’amore – Parte II)

Ed è già passato un altro anno, così
Con la tipica inesorabilità delle cose
Che ci lasciano perplessi ed interdetti
Da qualche parte, semplicemente
Ed io
Io sono sempre qui
Abbandonato sul mio letto disfatto
E dimenticato dal tempo stesso
In quel passato
Che mi ha tolto tutto
Tutto quello che allora possedevo
E addirittura la mia anima
Che è evaporata, silenziosamente
In quell’aria viziata e pesante
Nella quale io stesso mi ritrovo
Puzzo d’abbandono e d’arresa
Che grava sul vulnerabile terreno squartato
Di quello che era la mia anima, allora
Ferite senza limiti né confini
Che il tempo stesso, da gran dottore
Non ha saputo guarire
La vecchia rosa rossa
Che mi sorrideva un tempo
Là, dal mio comò
È marcita di disperata attesa
E sono sparse sue briciole sul lurido pavimento
Sul quale feci ripetutamente l’amore, io
Tracce di passione consumata
Sento ancora oggi
E profumi di gemiti lontani
Pervadono la mia mente
Accoltellandola
Senza alcun ritegno né vergogna
In uno spasmodico orgasmo triviale
Di cui ignoro il senso
Mentre quella lettera d’amore
Che io stesso strappai
Furioso e pazzo per quello che avevo perso
Giace ancora là
Come indelebile testimone
In mille pezzi
Che emettono caldi afflati
Di rassegnazione dovuta
In presenza di una felicità appena sfiorata
E non goduta pienamente mai – mai
Le mie mani
Sono svigorite dall’unica cosa rimastami
Un freddo carico di tensioni negate
E di parole inespresse e seccate in gola
E di possibilità negate in maniera assoluta
Ed il cuore
Il cuore non può che battere forzatamente
Con respiri carichi di vita non vissuta
O vissuta troppa intensamente, forse
Per un’illusione
Travestita da splendente speranza
Ed una punizione
Nascosta dietro ad un bianco sorriso
E il grezzo desiderio di carne
Mascherato da un’eterna promessa d’amore
E dietro a tutto questo cosa c’era?
C’era una semplice fame
Di carne fresca e debole e sensibile
Con lo scopo di violare la profonda intimità
Di chi uomo ancora non era
E di turbare e poi infrangere i sogni colorati
Di chi aveva la testa immersa tra le dolci nuvole ancora
E di rubare infine quel prezioso dono della vita
A chi poi è rimasto qui, come un cadavere
Senza sogni né speranze
Senza richieste né pretese
Privo di un’anima
Con la quale volare al di là
Degli spazi della propria consapevolezza
Dove l’immaginazione fa da regina
E la libertà è l’aria che si respira
Privo di un cuore
Col quale poter assaggiare il sentimento
Laddove tutto è niente e viceversa
Con farfalle che s’intrecciano, meravigliose
Su note che richiamano piacevoli nostalgie
Dai polverosi armadi delle nostre sensazioni
Ma ora
Ora dov’è finito tutto ciò?
Io – disteso sul mio letto
In un mutismo incosciente
Vedo solo un orizzonte nero, là
Che mi inghiottisce in se stesso
Come l’antico richiamo della morte
Dove la natura stessa non esiste più
E tutte queste parole pronunciate
Non hanno alcun senso per me
Non ci sono significati, qui ed ora
Né tantomeno suoni
Io – affogato tra muti silenzi
Solo freddo è quello che percepisco
Ed intorpidimento della carne violentata
E le briciole nere di una rosa spirata
Ed i pezzi
Di quella che era una lettera
Di quello che fu un cuore
Laddove ora
L’amore non c’è più, oramai
No – lo so bene
L’amore non c’è più, oramai.


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