Pubblicato il 16/07/2012 15:40:22
Via la sete di quel che siamo stati inverni in frantumi nei nostri racconti inverni da bandire, a mai finire in chilometri e chilometri di vene.
Sete di quel che siamo! Facciamo pace con le vertigini della nostra sensibilità.
A ogni ora sboccio nuova per te.
Sboccio anche fuori dai vestiti in modo singolarmente dolce.
Sboccio fuori talvolta dalla nostalgia delle tue labbra che mi chiamano a vivere, a ritornare in ciò che vale.
Oggi godiamo le risate: le figliolette caduche del tempo.
Sete di noi, se no di cosa vivremo domani?
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