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Poema Lametino

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 08/08/2013 16:56:18

POEMA LAMETINO



Ascoltare il mondo da un angolo di spiaggia nel silenzio il mare muta forma aspetto. Oltre ogni giudizio, felice o dannato perduto in onde anomale forme incomprensibili mutanti dentro un discorso divorante la sua metrica la sua capacita d' essere inverosimile. Attraverso l'interagire con spiagge e bagnanti, elevare il proprio credo ad una nuova concezione sociale. Il sole riscalda le parole, fredde lettere, tutto prende vita nel discendere il bene dal male, nel lieto comprendere. In un vortice di concetti raccogliere in se un mondo diseguale . Nel raccontare una breve illusione un attimo un delirio un dire ,un fare. Una diversa concezione ,una nuova creazione, e quando credi che tutto sia diventato un gioco, un risalire a galla un congiungere a questo interloquire ,qualcosa si raggomitola in se stesso e langue nel suo spirito. Tutto falso o troppo difficile da digerire un lasciarsi andare verso mete estreme, giungere ove mai nessuno e giunto. In cima ad un albero, affogare dentro un bicchiere di vino, nello sguardo di una donna nella vita nella morte nell'illusione di una amicizia dietro ad un carro funebre per strade assolate ,dentro una bara, dentro al domani con le valigie in mano pronto a partire per un paese sconosciuto e la storia ti osserva, ti giudica, ti intimidisce. Dentro questa stupida poesia con tutti gli errori commessi in una esplosione espressiva in una città che scompare e riappare nei ricordi . Con la gioia di credere di essere ancora vivi oltre tutto il male che ti può capitare oltre questo giorno lascia che il sole tocchi la tua pelle ed il mare la bagni ed il tempo faccia il suo corso. Scivolando lontano dal soffrire da mille ipotesi suggestive da volti e innominate conclusioni ,una sapienza che si riassume in poche frasi . In trepidante attesa fuori una stazione ferroviaria mentre ogni cosa si muove intorno ,mentre il mondo si trasforma in un altra malvagia forma in un grido di dolore, in una nuova guerra senza significato ogni cosa ritorna ad essere una utopia, origine di un linguaggio illogico incapace di trasmettere sentimenti , idee ,modi fare una breve illusione stipata dentro se. Giochi grammaticali , guerre sanguinarie di verbi e vocali in mezzo ad una piazza con a capo il scemo del villaggio che dirige questa pazza orchestra musicale . Mentre tutti seguono il filo di questa follia il sole brucia, splende ,riscalda la sabbia ed altre elucubrazioni . Mentre si cerca di essere. Il silenzio ti riporta all'inizio del viaggio intrapreso di nuovo con il sacco sulle spalle ,di nuovo alla ricerca di un luogo ove poter essere felice poter riflettere sul proprio passato, nel proprio futuro in un amore liquido così simile al mare.





                                                   II

In questo pigro meriggio rincorrendo le dolci parole dell'estate nel cuore scivolare dentro se stessi nel silenzio nelle voci dei bimbi nel canto della cicala, nel caldo vento che ti porta lontano sui monti ai piedi di antichi dei. Oltre ogni immaginario descrivere l'umano arbitrio il combattere contro orde di formiche marcianti per il prato alla ricerca di cibo . Nel frugare dentro la memoria di un mito, nella dolce morte di un antica estate. Senza comprendere , senza provare a giustificare la logica delle cose circostante in una amena soluzione a questo lento perire. Parlare, credere ancora cercare d'uscire dall'acerba sostanza ,dal pigro gemere, sottoscrivere contratti o altre terribili cambiali, il mondo ti rincorre e con esso l'onda di un mare in tempesta. Estate languida sdraiata sulla sabbia , nel fiore degli anni,mostri ignuda il tuo frutto . Maturo il corpo caldo nel solleone nel lascivo divenire, timide melodie accompagnano queste rime per solitarie strade. Nulla è giustificato ,nulla in seno al creato ,congiunto a teologie dissacranti anticamera di una tetra ragione. Stagione dello spirito, invecchiare, crescere allungare i propri rami verso il cielo azzurro tra le nuvole, nascondere tra le fronde dei nodosi rami i nidi di acerbe idee . Come natura madre timorosa, madre tiranna schiava del suo amore ,del suo creare. Ogni cosa finisce e rinasce ,scemando in un senso sinistro in un fascio di luci che riflettono sul mare tra gli alberi ,fuoco, fiamme, occhi, labbra, braccia, mani ,corpi uniti, congiunti ,fusi in una unica realtà, in unico corpo.


                                                     III


Tutto finisce, tutto ricomincia nei ricordi ,ordinati per fila cresciuti dietro un banco di scuola con un insegnante dal naso appuntito dagli occhi gialli ,dalla lingua rossa che si scioglie come un gelato al sole nel raccontate dei miti dell'antica Grecia . Migranti drammi di uomini venuti da lontani continenti insieme ai loro affanni , alle loro speranze ,solcando diversi mondi sfidando l'ira di un dio troppo vicino al denaro, troppo vicino alla morte.Termine, paragone, gorgone ferita in un bosco ti guarda con i grandi occhi si trasforma in altra forma, in un altro guerriero in altro eroe. Tutto passa con gli anni, tutto entra ed esce senza chiedere nulla in cambio tradite note, allegre esperienze ,mezzi discorsivi, pretese sessuali, avamposti cosmici in attesa tutto accada ,tutto diventi un altra storia un altra leggenda da raccontare in notti fredde e solitarie.




                                                      IV

Questa vita rifiuta e accetta, cede nel credere nell'amare nel redimere la sorte d'ognuno . Ignominia o ignara sostanza mezzo o fine in ultimo ,tutto si trasforma in ciò che abbiamo desiderato in ciò che abbiamo deriso . Solo ancora solo nel solco di mille battaglie. Giugliano ,spoglia latrina ,periferia luogo materno ,ombre di giorni passati con tanta rabbia in corpo . Solo oltre questo mistero chiuso in me stesso simile alla gorgone ferita nel bosco simile ad un cane randagio . Parole volgare che volano intorno Odissea di d'operai ,di idraulici ,di infermieri in rivolta . Politici criminali ,meccanismi collegati ad un unico gioco ad un unico pensiero che scolora all'alba rivive nel sole, muore dolcemente nel tramonto. Estate eterna forza, finzione, azione, sistema , tutto così complicato così incline ad una cattiva gestione. La dove prese vita ogni cosa al passo con il tempo trascorso. Abbandonarsi alla brezza del vento marino ,miezzo o grano miezzo a sti ' parole storpiate e sincere in fila fore a questa latrina.


                                                      V

Dovrei ridere ,ridere a denti stretti in riva al mare mentre remo in un mare di rime ,cretine, dolci e persuasive che giocano con le ore che passano ,in flebili passioni in fiori appassiti messi fuori al balcone . Questa melodia diabolica intrisa di mistero di oltraggi ,coltivando ortaggi e altre fandonie. La sera giunge a cavallo di un vecchio sentimento che scodinzola la coda, nitrisce .In groppa appare trionfante Nettuno seguito da una scia di sirene, urlanti che fanno scappare tutti i bagnanti così rimango da solo sulla spiaggia ad ammirare questo fragile ,tenero ,possente tramonto.  Un altro giorno volge alla fine ,nero in volto, una mano che tira la corda lasciando scendere dolcemente il pesante sipario , debole luce s'infila tra le fessure debolmente scolora tingendo il mare di fragili colori . L'oscurità è pronta a scendere a inghiottire in se ogni cosa lasciando solo le stelle luccicanti a tarda notte indicare ad amanti e marinai la strada per giungere nel regno dei sogni.





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