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La marmellata di albicocche

di Michele Fiorenza
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Pubblicato il 21/04/2015 20:17:37

LA MARMELLATA DI ALBICOCCHE

 

Tutto cominciò il giorno in cui…

- Vado in campagna dalle amiche! – mi disse Clara, rusticamente vestita di tutto punto, con una grossa sporta a tracolla, mentre si muoveva spedita verso la porta di casa.

- Perché, cara?

- Perché, perché… Non sai che c’è la privacy? Non mi sono mica sposata perché un estraneo in casa mi dica “Addò vai? Perché?” Comunque ti rispondo che sono cose di donne…

- Che cosa ti preparo per pranzo? – le chiesi.

- Ecco! Domanda trabocchetto… Il solito “salto del fosso”! Chi ti dice che tornerò per pranzo? Avremo molto da fare… Comunque, per questa volta ti faccio sapere che siamo tutte da Dora a preparare delle marmellate.

Molto soddisfatto della risposta, le chiesi:

- Farete anche quella ai mirtilli?

- No, ma posso portarti un vasetto alle more selvatiche.

- Grazie, tesoro, e divertiti! – le augurai.

- Sarà una giornata faticosa… Spero che tu non ti metta a chattare in internet con le tue amichette!

- Io? Ormai non lo faccio più. E poi, devo preparare la relazione conclusiva del caso C. M.

- Sì? Bene, sappi che al ritorno controllerò! E cerca di essere preciso ed esauriente!

- Ok, capo… - risposi ironicamente.

Fu così che la mia Claretta tornò indietro, mi diede un lungo bacio passionale, promessa di momenti migliori, poi volò via.

* * *

Tornò al crepuscolo, rossa in volto, affumicata e stanchissima, pose parecchi barattoli sul tavolo, poi si immerse nella spaziosa vasca da bagno che aveva a suo tempo preteso.

Osservai i barattoli, tutti provvisti di esaurienti etichette stampate al computer. In evidenza la scritta “Natura e Sapore”: erano conserve di mele selvatiche, di fichi, di limoni, fichidindia, more, albicocche, zucchine (!), amarene, pere…

Riconoscente, provai ad aprire l’uscio del bagno, ma Clara aveva chiuso:

- Cara, grazie per la marmellata: posso aprire quella alle more?

Dopo qualche secondo mi rispose:

- Certo…

- Non ti addormentare lì, amore…

Deluso perché non mi aveva concesso di guardarla immersa nell’acqua come una ninfa, mi consolai con la squisita marmellata. Sull’etichetta era precisato: “Naturale, senza zuccheri aggiunti e senza conservanti – dopo l’apertura CONSERVARE IN FRIGO e consumare entro OTTO giorni”.

Avevo appena terminato metà del vasetto, quando Clara uscì dal bagno semplicemente avvolta in un asciugamani. La guardai con occhio languido, ma lei chiarì:

- Sono distrutta…

- Domani vai di nuovo?

- No, domani lavorerò su internet per la vendita.

- Ma… avete l’autorizzazione?

- Abbiamo TUTTO, ma sono troppo stanca per parlartene.

Clara si lasciò cadere sul letto, il lato mio, che è più vicino all’uscio, e si addormentò subito.

* * *

In sintesi le “comari” si erano inventate un’attività di produzione e commercializzazione di quelle originali conserve, anche in confezioni adatte a pasticcerie e ristoranti.

Praticamente Clara aveva il compito di dedicarsi alla vendita e alle spedizioni. Io le raccomandai di far effettuare delle analisi periodiche ai prodotti.

- Tranquillo, seguiamo l’ HACCP… - mi rispose.

Rimanendo di più a casa, e forse anche per merito delle genuine marmellate (per un mese non mangiammo altro), alla mia dolce mogliettina tornò la voglia.

In effetti era un po’ ingrassata, ma io non glielo feci notare e invece mi godevo la sua rinnovata morbidezza.

* * *

Tutto precipitò il giorno in cui…

Ci fu una retata. In campagna. Da Teodora (Dora per le amiche). I giornali enfatizzarono l’evento. Soltanto “Il bisbiglio”, il quotidiano del paese, gestito dalle amiche rimaste in libertà, difendeva strenuamente le malcapitate.

Clara era avvilita. Mi chiarì che a un banchetto matrimoniale era stata servita una gustosa torta Sacher, confezionata con la marmellata di albicocche “Natura e Sapore” e molti invitati erano finiti in ospedale per avvelenamento.

Principale imputata Tea (Teodora per l’anagrafe), che aveva fornito le albicocche. Clara mi chiese, poi mi ordinò, poi mi supplicò di intervenire:

- Eugenio, caro… tesoro… amore mio, tu vai a braccetto col Commissario e col Capitano dei Carabinieri: chiedigli aiuto per le “nostre” amiche…

- Amiche! Bah, al massimo Gianni (marito di Tea, n.d.A.) è mio amico…

Poi la vidi molto abbattuta e le promisi di intervenire:

- Dov’è il ristorante? Come si chiama?

In breve, diedi incarico a un collega di quella località di fare indagini. Questi chiese un incarico scritto, firmato dalle imputate e io glielo procurai, tramite Gianni.

Alla fine il collega constatò personalmente che i barattoli da due chili di confettura erano lasciati fuori dai frigoriferi, i quali erano invece stracolmi di pesce e di carne. La raccomandazione scritta sulle etichette delle confetture non veniva affatto osservata.

Il tizio si procurò anche alcune dichiarazioni del personale, dalle quali si evinceva che i barattoli aperti non venivano mai messi in frigo. Presentò anche una parcella di tutto rispetto.

Prima Clara, poi Gianni, poi i congiunti delle altre imputate gioirono ed esultarono per la relazione dell’investigatore, poi guardarono la parcella e si ammosciarono. Tuttavia, con l’amaro in bocca, staccarono gli assegni.

* * *

Le malcapitate uscirono dal carcere e finirono agli arresti domiciliari. Tea dovette attendere un po’ di più per via delle sue incolpevoli e genuine albicocche e per qualche “precedente”, poi tornò a casa e cominciò a preparare torte alla marmellata, biscotti ripieni, pasticcini alla frutta e altre diavolerie.

Sì, perché chiaramente l’attività produttiva fu interrotta e la mia Claretta si guardò bene dal vendere le scorte di magazzino.

Dopo qualche giorno Clara mi disse:

- Grazie, Eugenio…

- Grazie a parole?

- No, caro, d’ora in poi faremo il bagno insieme.

- Al mare?

- Non solo…

- Al lago?

- Non solo…

- Al fiume, in piscina?

Clara scosse la testa più volte, quindi mi abbracciò e mi sussurrò:

- La nostra vasca è mooolto spaziosa…

 

fine

Giugno 2012

 

 

 

 


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