Sono sola, nel buio della notte. Le onde immense si muovono lente e maestose, un oscuro lenzuolo sconfinato ondeggia mosso da un soffio viscerale.
Accovacciata sul fondo di una barca, non ne conosco forma, origine o dimensione. La mia realtà è appannata, non esiste né spazio né tempo. La visuale è limitata da un orizzonte che fluttua nelle tenebre. La notte indossa una surreale coperta metallica. La luna, regina incontrastata dell’oscurità, diffonde i suoi riflessi, ma io non riesco a vederla.
Non ho paura, non so per quale motivo, non temo questa prepotente dimostrazione di potenza. Moto perpetuo, magnetismo oscuro. Lente e mostruose le acque mi inghiottono e respingono. Alle mie spalle né stelle né nubi, solo il nulla. Davanti a me l’aria tersa, immobile, di una notte irreale. In me una puerile incoscienza.
Il mare mi lascia scivolare sulla sua superficie, con semplicità, calma, onirica dolcezza. Culla imprevista, l’imbarcazione si avvita nelle onde e procede, costante, senza fretta, senza meta. Carica di aspettative per un futuro che non riesco a vedere, vivo di un'incoerente serenità.
Non vorrei essere altrove. Nonostante la mia solitudine, so che mai come in questo momento la mia vita è stata al sicuro.
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