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La vasca

di Cristina Pongiluppi
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Pubblicato il 24/01/2016 22:53:38

  Lo hanno fatto di nuovo, mi hanno svegliata ancora! Hanno aperto la luce ed è partita la ventola. Quell’odioso rumore mi perseguita, non mi da tregua. Entrano ed escono in continuazione e spesso si dimenticano la luce accesa, incuranti del mio sonno.

  In questa casa non si riesce a riposare. Mattina, pomeriggio, sera, la porta si spalanca, la costellazione di lampadine sopra di me prende vita ed quel rumoroso aggeggio incastrato nella parete di fronte parte, con quel suo suono invadente.  Persino la notte, quando tutto il mondo riposa, c’è sempre qualcuno che viene a farmi visita.  Avessi i piedi me ne sarei già andata, invece sto qui, sdraiata sul pavimento, incastrata tra le pareti e bloccata da due guardie quantomeno sconcertanti: Bidet, rumoroso e impassibile e Gabinetto, maleodorante e sempre in funzione. 

  Così resto qui, immobile, a fissare le travi del soffitto per gran parte del mio tempo, con la sola compagnia di qualche ragno in cerca di un nascondiglio sicuro.

  Alcuni momenti della mia giornata però sono piacevoli, quando le cucciole di uomo si siedono sulla mia pancia. Mi spalmano di una strana crema, che loro chiamano bagno di schiuma. Ha un profumo dolce, non ho mai assaggiato lo zucchero a velo, ma credo lo ricordi molto. Non badano a spese, esagerano, non come gli adulti. Poi aprono l’acqua e la lasciano scorrere abbondantemente, quasi fino all’orlo. A volte ho temuto il peggio. Anche se sono capiente, bere troppo non è consigliabile, potrei fare indigestione e sarebbe un grosso problema.

  A loro piace la schiuma, a me fa un po’ di solletico, ma queste  due creature sono così felici che non mi oppongo. Non si può dire che siano delicate nei movimenti, tutt’altro. Spesso mi arriva un calcio, a volte una sberla, devo confessare che mi è capitato di vendicarmi, con qualche piccolo scivolone, niente di pericoloso.  Ultimamente mi hanno incollato addosso degli strani oggetti gommosi: pesci verdi, con immobili occhi bianchi e neri, che ostacolano le mie piccole vendette. Loro li chiamano antiscivolo. Devo ammettere che quelle risate, quei gridolini, quegli occhi allegri mi riempiono di soddisfazione.

  Ho due amici, Hippo, un piccolo ippopotamo rosa, e Meggie, una bellissima bambolina, i protagonisti di storie divertentissime che prendono vita nel mio grosso ventre.  Quando le bimbe escono dall’acqua Hippo e Meggie si siedono sul bordo a riposare ed asciugarsi.

  Io rimango lì, ad osservare queste due creature un po’ deluse per l’interruzione del gioco, ma soddisfatte di me. Le ho viste cambiare, giorno dopo giorno. Purtroppo tra qualche tempo non riuscirò più ad ospitarle insieme.

  Di tutt’altro genere è  invece la visita che, di tanto in tanto, mi fa quella donna. Appena entrata, accende strani lumini colorati e puzzolenti, che saturano l’aria con insopportabili profumi artificiosi e dozzinali. Poi abbassa l’interruttore della luce ed io, al buio, vorrei dormire, ma lei non me lo consente. C’è uno strumento sulla mia destra, una specie di scatoletta. Lei preme un pulsante, la scatola prende vita e si diffondono nella stanza strani rumori: l’acqua di una cascata, il cinguettio degli uccelli e la ripetizione delle stesse note, ancora e ancora e ancora. Questi suoni insistenti sarebbero ancora sopportabili, se non mi cospargesse di sale, come un arrosto da infornare. Quei fastidiosi granelli colorati, all’eucalipto, si insinuano in ogni fessura, in maniera fastidiosa ed irriverente. Il lezzo di eucalipto mi toglie il respiro. Ma l’aspetto più insopportabile, ciò che veramente non tollero, è quando mette in moto il mio sistema digestivo e mi riempie di fastidiose bolle imbarazzanti. Il disagio di avere tutta quell’aria in circolo è inimmaginabile, mi fa fare strani rumori e mi solletica la pelle. Lo chiama idromassaggio, ma più che di un massaggio parlerei di una tortura.

   Rimane a mollo, immobile, talvolta penso sia sul punto di assopirsi, poi improvvisamente si siede e con l’aiuto di una lima da unghie solleva il tappo dello scarico, che non funziona. Ho i miei anni, qualche acciacco è naturale. Io do così sfogo ai miei bisogni e mi libero di tutti i liquidi ingeriti. Lei si alza e apre la doccia. Si insapona i capelli ed il corpo con altri odori infestanti, che si sommano al fetore di candele e sali, creando un insopportabile puzzo di vaniglia, eucalipto e rosa.

  Lui invece mi snobba. A lui piace la doccia, il signorino. Cos’avrà lei più di me non lo so, fatto sta che non l’ho mai visto. Forse una volta, mi sembra di ricordare, tanto tempo fa, quando ancora lei e lui erano soli. Quando aveva meno fretta. Comunque non gli piaccio, questo l’ho capito. Anche quando le ragazzine vogliono giocare con me, lui non è d’accordo, ha paura che si bagni il pavimento. Spesso alza la voce, ma quelle due creature mi sono affezionate e riescono sempre a spuntarla. Eccole, eccole che arrivano, le sento ridere. Finalmente è il mio momento.


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