Premessa
Dunque dove mi trovo? A cavallo senza avere un cavallo. E poi, perché dovrei rispondere?
E tuttavia (insistendo): dove mi trovo?
Trovarsi: come frugare un’anima. Spaventata, fuggita. Inseguire? Potrebbe essere molesto. Anche perdersi. Dunque, dove mi trovo?
Si oscilla. Qualcosa si prefigura senza connotarsi e qualcosa ritorna. Vecchie figurazioni; sembra non sradicabili.
Ora, che l’antico non voglia scomparire è persino comprensibile; nulla gradisce andarsene, neppure ciò che oggi (dovrebbe) essere appunto nulla. Ma ciò che viene indugia, privo di forza a imporsi. Avrebbe bisogno d’aiuto, ma l’anima se ne è andata e senz’anima nulla accade.
Stallo, pertanto: ai limiti, spesso di una coscienza che nn c'è.
Scomparse e apparizioni
L’epoca che scompare è nostalgia, soprattutto per i vecchi; i giovani non ne hanno coscienza.
L’epoca che compare ha volto ignoto. Per i giovani neppure quello. Cosa appare e scompare? La nostra malcelata ambiguità.
Siamo divisi. Frammentati tra una coscienza che, su scala temporale, è neonata, e un inconscio arcaico, antico quanto il corpo. Jung usa la metafora di un’isola nell’oceano: l’isola è la coscienza egoica, l’oceano è l’inconscio. Se tempesta, può sommergerci con facilità.
La tempesta è di carattere emozionale. Le emozioni sono la prima forma di interazione con il mondo. Paura, rabbia, attrazione, repulsione sono tra le modalità con cui da sempre ci rapportiamo all'ambiente. Si tratta di automatismi, totalmente involontari. La coscienza non vi partecipa; a volte li registra, spesso ne è travolta, a seconda dell’intensità delle emozioni.
Le emozioni, anche le più araiche, sono tutte qui, ancora oggi. Informano le nostre relazioni con l’ambiente e con gli altri con le stesse, identiche modalità di milioni di anni fa. Se positive, sostengono la coscienza, se vissute come negative, la disturbano fortemente, fino a provocare reazioni abnormi, tipo i così detti attacchi di panico.
Da qualche centinaio di anni - un tempo brevissimo, dunque – all’evoluzione naturale si è affiancata quella che definiamo evoluzione culturale cui le emozioni sembrano non partecipare quasi per nulla. Riguarda solo la coscienza e si esprime soprattutto sul piano tecnologico. Questa non è un bene: l’anima resta indietro.
Le emozioni dovrebbero partecipare al processo di civilizzazione dell’io, evolversi. Affinché questo accada, però, sarebbe necessario che la coscienza egoica ne fosse pienamente consapevole; le conoscesse a fondo,e le indirizzasse a sostegno dell’io, organo psichico di rapporto col mondo e con gli altri. Detto in altri termini, le emozioni dovrebbero apprendere un linguaggio, alfabetizzarsi, come diceva Bion. Per questo, occorrerebbe un’educazione – diciamo “sentimentale” – adeguata, che tenesse conto delle necessità di apprendimento emotivo dei giovani, ma la famiglia latita e la scuola svolge un ruolo puramente istituzional-burocratico. Da qui lo sbando giovanile, l’anestetizzazione emotiva degli adulti, delitti, scompensi, smarrimento, guerre. Lo sbando della società: questo l’effetto. Dunque dove mi trovo? Allo sbando.
Savana
Ai margini di un boschetto affacciato sula savana. Africa; milioni d’anni fa; oggi; sempre.
Guardarsi intorno. Pieno di pericoli qui. Il peggiore, però, non è rappresentato da eventuali predatori; viene da vicino: i miei simili.
In particolare uno, il così detto “maschio alfa”. Il più violento, aggressivo, stupido. Indirizza il comportamento dell’intero gruppo ed è l’unico che può generare figli. Chi si ribella rischia moltissimo sotto forma di aggressioni selvagge e persino la morte.
Costui non è solo. Si giova di un gruppo di “solidali”, un “partito” che lo sostiene; chi ne fa parte ha i propri vantaggi.
Tutto il mondo animale è organizzato in questo modo, senza eccezioni. Una questione di "geni", c'è poco da fare L’uomo non fa eccezione.
Preda dei suoi arcaismi, organizza le proprie società in maniera estremamente simili al resto degli animali.
Guardarsi ancora intorno. Si, al fondo siano in parte animali e come tali ci comportiamo. Certo, ci sono delle differenze dovute a migliaia di anni di evoluzione culturale, ma l’arcaico resta immutato.
Gli Stati sono organizzati come strutture verticali formate da individui sostenuti da “partiti”. Chi ne fa parte gode di notevoli vantaggi; Gli altri sono sudditi.
Alcuni Stati, oggi sempre meno, hanno forma democratica, il che significa che si tenta di contenere il potere di pochi attraverso strutture di delocalizzazione e controllo, la così detta divisione dei opoteri. Dunque il potere viene suddiviso, ma è sempre un fatto elitario.
La forma democratica sta cadendo in disuso in una regressione cultural-temporale specchio di tempi immobili. Questo accade in moltissimi Stati del mondo, specialmente ad est, ma l’esempio più eclatante è rappresentato dagli Stati Unit dove torna in auge il “maschio alfa”, il dittatore.
Dittature, dunque, “maschi alfa” sparsi un po’ dovunque; non è un buon segnale.
Torniamo in Africa. Al fiume; due gruppi di babbuini confinanti; per bere ci si scanna. Nessuno cede il passo, né tantomeno si pensa di dividere l’acqua pacificamente. Nessuno dei due maschi alfa accetta di bere per secondo (ne va della sua autorità) e ci “compari” li spalleggiano. Rissa, “guerra”; feriti, forse morti. Alla fine uno dei due gruppi si ritira.
Oggi, nel nostro mondo supercivilizzato nessuno accetta di dividere equamente le risorse: ciascuno cerca per sée un vantaggio. L'autorità non può mostrare debolezze, ne va della sua sopravvivenza. Guerre, dunque, per le risorse, da sempre.
A livello interno, strette legislative sempre più repressive, a discapito delle opposizioni tramite l'uso di decreti legge che bypassano il Parlamento, rendono sempre meno manifestabile il dissenso, anche a livello pubblico. Il "Capo" non fa sconti.
A proposito, ultimamente si è scoperto che gli scimpanzé caccianto e spesso si uccidono tra loro atraverso vere e proprie "guerre" tra bande. Hanno imparato a mangare carne; l’assunzione di proteine farà sviluppare il cervello e se lasceremo loro un mondo vivibile, saranno i prossimi.
Salto d’epoca
Eraclito afferma che tutto viene dal nulla e al nulla torna. Il tempo della vita è relativo, ma il tempo è funzione della coscienza, sconosciuto all’inconscio. Per sorgere dal nulla occorre dunque sorgere; l’inconscio non sorge mai: è immota stasi. Il che significa che senza l’intervento di un io cosciente non esisterà né tempo né evoluzione culturale e le emozioni non accederanno mai al linguaggio del villaggio umano, come lo chiama Bollas, che resterà silente.
La coscienza è un cammino; traccia percorsi. Da un lato, allora un inconscio arcaico e immoto, dall’altro una coscienza che scorre nel tempo di cui dovrebbe connotare epoche e significati.
Salti dì epoche, allora, da un tempo all’altro, a seconda dei livelli evolutivi della coscienza che disegna la storia cui l’inconscio non sa partecipare. Dunque dove mi trovo? Oggi senz’altro in un salto d’epoca, ma anche in un immobilismo sordo e resistente che le epoche ignora.
Per non andare troppo indietro, potremmo caratterizzare la nostra storia più recente come una serie di passaggi d’epoca. Dalla caduta dell’Impero Romano al Medioevo, dal Rinascimento all’Illuminismo, da quest’ultimo all’età moderna. Già, ma cosa caratterizza questo ultimo passaggio? La robotizzazione dell’umano.
L’epoca tecnologica in cui ci siamo affacciati rispecchia l’unilateralità di una coscienza invasa che, usando oltre misura "meccanismi", ad essi si riduce. L’ultima espressione di questo passaggio è, a mio avviso, l’intelligenza artificiale che ci dispensa perfino dal pensare: si pone un quesito e una macchina risponde per te. Utile per pochi da un punto di vista economico, significherà invece per migliaia di famiglie la perdita del reddito.
Angoscia, dunque e, per sfuggirla, sempre più stordimento nei social, nelle sostanze, nell’alcol e nel fragore di notti senza sonno.
Esposta a venti di tempesta emotiva sempre più incontrollabili, la coscienza dell’io tenta (inconsapevolmente) l’ultima difesa lobotomizzandosi in scenari sempre più virtuali. Si tratta di vera difesa o illusione? La difesa sta nel rafforzamento dell’umanità, non nella robotizzazione dell’umano.
La deriva disumanizzante mi appare evidente anche nella perdita di relazionalità cui stiano assistendo. Non ci si esprime, si comunica per interposto macchinario e virtualità. Le città sono sempre più anonime e tutti sono sempre più nessuno mentre la politica ci riduce a numeri e esprime tendenze tossiche di stampo paranoico portate avanti da destre sempre più estreme e isolazioniste che lasciano ampio spazio a un conservoo.atorismo figlio di arcaismi pericolosi, mentre la sinistra resta ancorata a forme sociali non più adatte ai tempi. Entrambe le tendenze si ancorano al passato perché temono di essere spazzate via da nuove forme di organizzazione. Per esse il salto d'epoca è un pericolo e, in tal modo, non gestendo adeguatamente il reale, ci espongono a pericoli ben pià gravi della loro sopravvivenza. A parte le guerre in corso, le espulsioni più o meno riuscite, le deportazioni e i dazi imposti al mondo da una specie di folle, la Cina sta per invadere Taiwan e forse la Russia ricorrerà all'atomica, almeno a sentire il Regno Unito.
Essere e tempo sono dimensioni inscindibili, a patto di, come scrivere Paul Ricoeur, riconoscere che non si tratta di accrescere la Coscienza dell’Essere ma l’Essere della Coscienza. Esistere è consapevolezza; occorre dirla.
Tuttavia, tutto sorge dal nulla e al nulla torna. Questo il mio salto d’epoca?
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