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L’opera intrusiva ed eversiva di Ivan Pozzoni

Argomento: Letteratura

di Gian Piero Stefanoni
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Pubblicato il 12/06/2025 15:57:27

Brianzolo, classe 1976, "uomo ovunque" prendendoci a prestito un termine dal ciclismo, è una figura anomala, a se stesso e agli altri per l'irruenta vivacità delle sconfessioni anche, e delle contraddizioni, quella di Ivan Pozzoni, fiero e dolente macinatore di sassolini e semi sparsi tra gli ingranaggi di un sistema culturale e sociale dominata da un irrisolta autorefenzialità dei tratti. Di un potere da cui il nostro sa nascondersi e riprodursi a seconda dei nascondimenti e delle riproduzioni del potere stesso. Come a dire, muore il cane rinasce il cane, muore la pulce rinasce la pulce. Dopo alcuni anni di scelto e voluto silenzio, preceduto altrimenti dalla introduzione in Italia della "Law Literature", di fondazioni e rifondazioni di case editrici di collettività, di saggi a più gradi finanche di etica e teoria del diritto e mondo antico (di una vastità progettuale ed operativa- che ha avuto l'apprezzamento di Baumann tra gli altri- cui rimandiamo a ricerche più ampie per chi volesse divertirsi) , ha fondato nel 2024 il collettivo NSEAE (Nuova socio/etno/antropologica estetica) lanciando il movimento letterario internazionale del tardomodernismo (https://kolektiveneseae.wordpress.com/). Motivi, direzioni, invettive e inviti, tutto quanto è inciso nell'interessante omonima pubblicazione Kolektivne NSEAE a cura delle Edizioni Divina Follia (sempre 2024) a metà dapprima tra il saggio (diviso in due parti) e una trentina quasi di testi poetici poi.

Nella sostanza della considerazione critica di fondo, da animale politico quale principalmente è, quella della spersonalizzazione, della evanescenza di uno stato dell'arte bloccato e per "disinteresse" reale da parte anche degli stessi addetti ai lavori (lettori compresi) e per la crisi di un'estetica moderna (anche per le baby avanguardie di questo inizio secolo) la cui "egopatia d'artista" ha motivo, nel ritroso dell'analisi, nel passaggio che va dal medioevo al moderno. I nomi quelli illustri di Dante prima , ontologia estetica, e Cartesio poi, ontologia teoretica. Di qui, anche, quel dominio dei lirico-elegiaci cui è imputato la paralisi di una visione che rimanda sempre a se stessa, di un mondo giammai interrogato ma sterilmente compianto. Il lettore di cui sopra viene allora da Pozzoni strattonato, polemicamente interrogato nella modalità- nell'abitudine- della sua stessa fruizione. Dunque è il rapporto tra arte e cultura che a partire, e a ripartire da questo viene smontato in una denuncia che è anche denuncia di esclusione sociale. Questo a proposito del saggio che consigliamo per l'urgenza delle sue proposizioni (la forma della esperienza estetica come forma dell'esperienza del mondo), i testi poetici altrettanto roventi tra citazionismo, sovraffollamento di input e grammelot di tante anime diverse attorno al centro di un dire che ha nel suo stesso patire tutta la rabbia e la malinconica solitudine del moderno, di un uomo il cui balbettio non è nemmeno più residuo di affermazione ma imploso insulto. Non quello di Pozzoni che, seppure a tratti nel rischio del ristagno tra i demoni di cui è ossesso (il sistema editoriale tra servitù e conventicole, per dire, cui va tutta la sua opposizione d'ariete), sa di ciò che uccide fieramente e incisivamente rammentare, e allora colpire laddove la società non dà risposte. Buona e urticante lettura allora, noi, a proposito di versi partiamo da questi:"Pensare inquietando, a vicenda, le nostre inquietudini".


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