Sono stato a Gaza, ma non sono tornato. Tornare da Gaza vuol dire sopravvivere. Non fisicamente. Sopravvivere non fisicamente è difficile.
Andare a Gaza vuol dire un’immersione. Nell’aspetto concreto del Nulla, dove trovi quello che il Nulla incarna quando ti senti di non esistere.
Vuol dire anche provare quello che il Nulla prova: dolore, inesistenza, ininfluenza, sopraffazione, svuotamento e un senso forsennato del desistere.
A Gaza ci sono stato quando ho desistito.
Desistere vuol dire non avere nemmeno più pietà.
Le donne di Gaza hanno volti invisibili. Nascoste dall'inferno, sognano.
Gli uomini stanno schiena contro schiena, come fanno le ombre.
Gaza è un errore. Meglio: la conseguenza di un errore. L’errore è la manifestazione più frequente dell’umano. Questo vuol dire che l’umano è tutte le cose di cui ho parlato prima. Vuol dire anche non parlarne.
Quando sono stato a Gaza mi sono sentito in collera. Gaza è collera. La collera è un sentimento che impedisce di provare sentimenti, come i sassi che trovi per le strade. I sassi non provano nulla.
L’umano e il disumano: il disumano è umano.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Giovanni Baldaccini, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.