La poetica del Taormina è intessuta del silenzio dell’attesa, ossia di qualcosa di impalpabile che rende la pausa sonora, viva e pulsante mentre il silenzio corona l’attesa. Credo sia questa una delle sue doti: animare la sospensione.
Le immagini della quotidianità, tra delicatezza lirica e brevità espressiva, prendono forma nella concretezza realistica dove aleggia un mistero che il tutto sottende quasi a conferire un tono arcano ai versi. Il nocciolo della sua lirica è la nostalgia del durare, ossia di conservare la memoria di persone, ricordi, sentimenti, altrimenti tutto svanirebbe tra la nebbia dell’oblio. Cos’è dunque l’ombra nella sua lirica, accorata e sincera? Il suo significato è luogo di riflessione, non fuga o distrazione, rifugio o eremitaggio. L’ombra è la salvifica immagine della poesia che in essa trova ancor ragion d’essere in fuga da un mondo disumano, ottuso, rumoroso e violento. In sintesi, è un’isola etica e poetica per mantenere viva la memoria. Essa rappresenta la contrapposizione al conformismo sociale, alla farsa di una società in preda all’ossessiva e maniaca esibizione sui social media con la pretesa di apparire a tutti i costi anziché essere. Taormina, al contrario, ama rifuggire dal clamore mediatico per isolarsi nel suo mondo immaginifico, poetico e simbolico.
Egli affronta la crisi del mondo moderno tra guerre, femminicidi, odio razziale, omofobia, reiterazione del male, disconoscimento dei diritti umani sanciti dall’ONU, cercando tra le macerie alcuni segni di rinascita (nascita di Gesù, aurora, luce, armonia, stelle), simboli di una speranza fragile ma persistente nel tempo che rappresenta un elemento ricorrente nella sua poetica. Il poeta, pur paventandone la forza distruttrice, ne apprezza la forza motrice della memoria storica e della resilienza, come indubbia capacità umana a resistere malgrado tutto.
La parola poetica, dunque, in lui assurge a salvezza, ossia sopravvive alla distruzione a custodia della memoria e dell’amore. La poesia rappresenta, quindi, un atto d’amore come nei confronti dell’amato o di una libro, ossia è un atto di cura e di tatto. Il verso di Taormina nasce da un lungo e doloroso cammino: “dalla tempesta del sangue al verso”.
Così tempo, morte e desiderio di durare, anche tra macerie e lutti (come la bambina morta o il vagone abbandonato), restano segni luminosi come gli astri. Alle stelle egli volge spesso gli occhi assetati di luce e di pace in fuga da un mondo mendace. Seppure il tempo è considerato nelle sue poesie come Crono (nella mitologia greca, il dio Titano del tempo e della fertilità, figlio di Urano, il Cielo, e Gea, la Terra), divoratore di tutto, ecco che il desiderio umano non s’arresta neppure davanti ad un perturbato universo che angoscia l’uomo. Rughe, lacrime ed acqua diventano nella sua poetica simboli della memoria che scorre e della vita che continua, così anche l’Arte, come insegna Gadamer, riesce a trattenere qualcosa dal dissolversi.
Per concludere, la poesia di Taormina è un invito al ritorno, alla comunanza umana, alla resistenza contro il tempo e l’oblio come si evince negli ultimi versi: “Vieni fuori, getta il mantello del tempo, prendi la mia mano”, esortazione alla rinascita, alla relazione, alla speranza.
Differenze strutturali principali:
Luce / Ombra: Simboli guida: la luce è il mondo moderno (rumoroso, violento), l’ombra è il luogo poetico del pensiero | Ribaltamento del simbolismo classico (Montale: luce = verità, Taormina: ombra = salvezza).
Silenzio / Parola: Il mondo è afasico; la parola poetica restituisce voce e senso | La poesia come riscatto linguistico.
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Umano / Divino: Simboli religiosi (Gesù, Betlemme, stelle) si intrecciano al vissuto quotidiano | Fusione di sacro e profano nel linguaggio poetico.
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In sintesi, è stata da me molto apprezzata la prefazione di Perriera che interpreta la poesia di Taormina come un atto di resistenza morale e poetica pur tra le avversità dei tempi. Così come l’ombra ha la funzione catartica di custodire la memoria, non di offuscarla o nasconderla, opponendo alla violenza del tempo e del mondo la dolcezza del verso breve e l’aspettativa nella parola poetica/profetica. È una poesia di ombre luminose, dove nostalgia e speranza convivono nella tensione fra il dissolversi e il durare.
Dr. Arch. FRANCA COLOZZO