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Babbo Natale

Argomento: Intervista

Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 22/12/2011 18:28:29

[ Intervista a cura di Maria Musik. Sul luogo dell’intervista non possiamo dire nulla perché ci è stato chiesto da Babbo Natale di mantenere il segreto, sappiate soltanto che Maria è partita con un piumino e due cappotti l’uno sull’altro, sciarpa, cappello di lana e scarponi con tripli calzettoni, ma, nonostante ciò, è tornata congelata. Per tutta l’intervista Babbo Natale aveva al suo fianco una delle renne, quella con le corna rosse ]

 

 

Maria:

Buona sera… come la devo chiamare? Santa Claus, Plaku i Vitit te Ri, Gaghant Baba, Père Noël, Djed Mraz, Дядо Коледа, Weihnachtsmann, Άγιος Βασίλης, Daidí na Nollag, Święty Mikołaj, los Reyes Magos, Santa Lucia, Papai Noel, Noel Baba, サンタクロース/サンタさん,  聖誕老人 o 聖誕老公公

 

Babbo Natale:

Guarda, Maria - anche se lo so benissimo che non ti chiami così e che da piccola ti rivolgevi alla concorrenza… dimmi, poi, se hanno torto a chiamarla Befana! – (risata) basta che non mi chiami “Papi”! (risata).

 

Maria:

(imbarazzata) Beh, sa… ero una femminista ante litteram e, poi, a quei tempi  Lei, mi scusi eh, ma a Roma non era molto popolare… forse, a Milano! Comunque, la chiamerò Babbo Natale.

Ho parecchie domande da sottoporle: la prima… ma Lei, esiste?

 

Babbo Natale:

Domanda scontata… da secoli la sento ripetere: evidentemente sì. Mi stai parlando… dunque, esisto. Rielaborando un’antica massima di Cartesio “Credono che esista, dunque, sono!” – (risata) – Volendo approfondire, quando diciamo che qualcuno o qualcosa esiste?

 

Maria:

Furbo: adesso le domande le fa lei! Allora… mi verrebbe da risponderle: “Quando ci sono prove oggettive, dimostrabili ed inconfutabili che l’oggetto/soggetto in questione è un’entità rilevabile, misurabile; quando vi siano un numero sufficiente di prove scientifiche che ne dimostrino la presenza in natura”.

 

Babbo Natale:

Lo sai che da bambina eri più riflessiva?

 

Maria:

A quanto pare portava doni anche al piccolo Einstein.

 

Babbo Natale:

Sì… un abaco, una bussola… ma con lui era tutto relativo! Anche a te portai un pallottoliere in legno ma non mi pare che i risultati siano stati i medesimi (risata)

 

Maria:

Già… che humour! Spirito di Natale, direi! Ma torniamo alle domande. Se lei esiste devo supporre che sia immortale, viaggi su una slitta trainata da renne, si infili nei camini e porti doni a tutti i bimbi del mondo. Ma a me risulta, da autorevoli fonti che si avvalgono del diritto all’anonimato, che un numero impressionante di bambini non ha ricevuto un bel niente da lei. Erano tutti cattivi?

 

Babbo Natale:

Non esistono bambini cattivi ma esistono adulti cattivi, anzi, crudeli. Questi adulti governano le nazioni con il terrore, lasciano che la più desolata miseria alligni fra il popolo e nei loro cieli la mia slitta non può arrivare.

 

Maria:

Ma, allora, lei può raggiungere solo i paesi capitalisti… come dire che Babbo Natale esiste per chi ha già un minimo di ricchezza ma non può avvicinarsi ad un povero.

 

Babbo Natale:

Se la metti su questo piano la risposta è sì. Da solo non ho nessuna possibilità: ho bisogno di aiuto e non dagli elfi ma dagli uomini. In realtà io sono solo lo Spirito del Dono, posso accendere il desiderio di far felice un piccolo, posso volare nella sua fantasia, posso inanellare ghirlande di leggende e fiabe ma non posso portare doni senza che un uomo si faccia mio tramite.

 

Maria:

E lei, alla sua veneranda età, ancora si fida degli uomini? Ma non si è scocciato di tutti  gli  Scrooge ed i Grinch che alla sola parola “gratuito” si fanno venire le bolle?

 

Babbo Natale:

E come potrei non fidarmi? Io vi amo e vi ricordo tutti così come eravate da bambini. Ricordo i vostri sogni, i desideri, le paure. Ricordo la vostra curiosità, la vostra fame di storie magiche che vi portava su in alto, sui tetti a sondare il cielo in cerca della mia slitta. Ricordo le vostre manine paffute che accarezzavano la schiena di Rudolph, che gradiva così tanto da farsi diventare il naso rosso fuoco.  Vi rivedo nei lettini, insonni, le orecchie tese ad ogni minimo rumore, pronti a sgusciar fuori dalle coperte per cogliermi in flagrante. E ricordo i vostri padri e le vostre madri. C’era la guerra ed io potevo lasciar loro solo due noci e un mandarino secco ed infreddolito. Quanto erano belli. Voi non immaginate la loro gioia di fronte a quei gusci e come si divertivano a schizzare il succo delle bucce degli agrumi sulla fiamma di una candela di sego. Le scintille sprizzavano dalla vampa e dai loro occhi. Non sai il dolore per quegli occhi quando li ho visti chiudersi, esterrefatti di fronte allo strazio che cadeva dal cielo per togliergli la luce.

Oggi i vostri figli pestano i piedi e lasciano i giocattoli abbandonati in terra senza averci giocato neanche una sola volta. Non si stupiscono, non lanciano gridolini di meraviglia e negano, saccenti, la mia esistenza. Il troppo “stroppia” e toglie il piacere dell’inatteso.

E mentre guardo loro fare gli schizzinosi di fronte all’abbondanza, vedo tutti gli altri, quelli che non potrò raggiungere, quelli che sognano di avere una bambola, una macchinina. Molti sanno cos’è un giocattolo perché passano dodici ore al giorno a costruirli. Sai cosa desiderano, più d’ogni altra cosa? Di avere il tempo per fare una corsa, un bagno nel fiume e, a fine giornata, una ciotola di riso ed un pezzo di pesce secco da non dover dividere con nessuno.

 

Maria:

Deve essere tremendo. Non immaginavo. Pensavo lei fosse solo un’invenzione per vendere di più. Invece è tutto vero. Cosa possiamo fare per aiutarla?

 

Babbo Natale:

Maria, chiudi gli occhi e torna indietro. Ecco ci sei. C’è una donna bruna, con gli occhi un po’ severi e mani bellissime e dolci. È in cucina e frigge in una padella nera delle crocchette di patate che profumano di limone. Accanto a lei, una donna anziana, anche lei corvina malgrado gli anni. È seduta e fuma di nascosto una sigaretta. Ha gli occhi già un po’ velati da uno strano dolore che sa di morte. Parlano fitto. Si accorgono di te e ti invitano ad entrare. Ti dicono che quella notte, quando alle dodici suoneranno le campane, toccherà a te mettere il bambinello nella mangiatoia e, poi, dovrai leggere la tua letterina. Te lo ricordi, Maria, te lo ricordi?

 

Maria:

Sì, lo ricordo. Avevo rinunciato ad uno dei regali ed avevo chiesto che fosse portato cibo ad un bambino del Biafra. Ci avevano fatto vedere le foto a scuola. Quel bimbo aveva grandi occhi spalancati sul mondo, ricoperti da mosche, un corpo scheletrico ed il pancino gonfio. Avevo pianto: non era giusto. Così avevo scritto, nella mia letterina piena di porporina e stelline autoadesive, che tu e la Befana andaste in Africa e che il Bimbo Gesù facesse scomparire la fame e le mosche.

Ma questo che c’entra? Sappiamo bene tutti e due che non basta la “carità pelosa” di un solo giorno per dare risposta a tragedie di portata mondiale.

 

Babbo Natale:

Devi scrivere, Maria. Tutti dovete ricominciare a scrivere lettere. Scrivete a tutti. Chiedete giustizia e pace e uguaglianza. Pretendetele. Chiedete che sgombrino i cieli affinché la mia slitta raggiunga tutti i bambini del mondo. Chiedete agli uomini di aprire i cuori e le menti al Dono. Quindi, questo Natale, non scrivete a me, ma a tutti coloro che dirigono le sorti del mondo: ditegli che lo volete diverso!

 

Maria:

Babbo Natale, che cosa ci consiglia di leggere questo Natale?

 

Babbo Natale:

Vi invio una letterina con alcuni consigli di lettura, la scrivo stanotte, così venerdì, prima della Vigilia, la potete pubblicare, e chi vuole i libri fa in tempo a chiedermeli per il Natale… Oh Oh Oh!

 

Maria:

Può lasciarci anche una poesia da proporre ai nostri lettori?

 

Babbo Natale:

Va bene… non sono un poeta, è un po’ ingenua ma esprime bene il mio pensiero e augurio… la intitolerò Poesia ingenua di Babbo Natale:

 

Perché pensi che io abiti al Polo Nord

e non invece al Polo Sud?

Ti dico che il mio cuore abiterebbe

più volentieri al Sud, tu però mi obblighi al Nord.

I bambini sono tutti uguali,

così puri nel loro pensare,

è per questo che abito volentieri anche al Nord

dove il capitalismo è spudorato

e il consumismo è impastato

alle vite dei grandi

da farmi detestare quei tuoi pensieri

di regali esagerati.

Il mio Natale è da babbo

ma i miei bambini del Sud

neppure sanno chi io sia

dovrei portargli in dono una nuova vita

una cioccolata

almeno una vitamina.

Amo i bambini del Nord

perché certe notti

risplendono come stelle

(così diseguali da voi adulti)

da diventare padri e madri di altri bambini

per i quali desiderano doni,

perché non ce n’è uno a cui io

possa arrivare

se qualcuno non ne ha desiderio dal cuore.

Così, ogni Natale, mi rallegro per ogni bambino che gioisce al Nord

per i miei doni che tu gli porti a mio nome

mi rattristo per quelli che al Sud non hanno chi li pensi.

Il volo delle mie renne

vale a niente se rimango solo una fantasia

e non mi porti con te, nel tuo cuore, verso il Sud…

Partiamo?

 

Nota: Nord e Sud rappresentano, rispettivamente, regioni di povertà e regioni di ricchezza del mondo, anche se non necessariamente poste a nord o a sud della Terra.



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