Pubblicato il 03/02/2025 21:45:18
Nessuno spiritello ci è venuto incontro, a differenza di come eravamo abituati grazie a tutte le altre volte in cui siamo andati a visitare l'uno o l'altro paesino abbandonato e fuori mano, durante le varie passeggiate fuoriporta che chiamiamo "gitarelle", nelle quali eravamo stati immancabilmente accolti da un cagnolino del posto, superstite di una cucciolata di randagi oppure abitante di una delle case dei dintorni insieme alla famiglia che l'ha adottato, il quale, come un folletto o genius loci, ci faceva da guida o da compagnia - oppure, come ho capito dopo un po' di tempo, per godere di un po' di compagnia lui stesso - precedendoci quando voleva essere raggiunto e raggiungendoci quando si vedeva lasciato un po' troppo indietro. L'ultima volta che siamo venuti proprio in questo paese abbandonato è stata lo scorso anno, in una stagione diversa, ed ho facilmente avuto modo di notare una certa qualità della luce che, questa volta, particolareggiava dettagli diversi delle pietre degli architravi e dei muri, giungendo a un orario e da una direzione che, paragonati col ricordo della nostra ultima visita, mi apparivano insoliti e più affascinanti - senza, tuttavia, che le mie contemplazioni arrivassero addirittura ad attribuire un valore estetico alla guerra e ai suoi strascichi, legittimandola almeno in quanto produttrice di Bello. Abbiamo camminato meticolosamente in ogni direzione, fin dove ce lo ha consentito, più ancora della geografia del terreno, l'urbanistica - le due facce della stessa medaglia mi sembrano, qui, per sempre scisse. Tutto, ad ogni secondo, resta quieto e silenzioso. Non sono previsti turisti, a scapito del malaugurato tentativo, probabilmente fallito per hybris, di imbalsamare le rovine, azzimarle, farne un monumento che celebri qualche idea.
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