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Guide a l’usage d’un Voyageur en Italie

Argomento: Letteratura

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 30/01/2013 16:13:30

“Guide a l’usage d’un Voyageur en Italie”.


Più volte pubblicato da editori diversi, questo piccolo prezioso cofanetto in elegante veste grafica edito da Stampa Alternativa/Biblioteca del Vascello 1987, è la ristampa del quaderno manoscritto e illustrato di 64 pagine in lingua originale e un volume di 72 pagine con il testo tradotto e commentato, riferito a un “viaggio italiano” di un noto scrittore nel 1828, nientemeno che Stendhal, che ho ritrovato in questi giorni tra le cianfrusaglie di una bancarella. Trasformato, a suo tempo,  in un radio/raccconto per Studio “A” della Radio Vaticana col titolo in italiano “Guida ad uso di chi viaggia in Italia”, ho pensato di riproporlo alla vostra attenzione per quel tanto di ‘originalità’ e di ‘sorpresa’ che già aveva suscitato in me.


«Ecco una delle principali norme di un Viaggio in Italia: bisogna vedere nell’andata un mucchio di cose che farebbero alzare le spalle al ritorno.. » , almeno stando a quanto andava dicendo Henry Beyle a suo cugino Romain Colomb, nel marzo del 1828, poco prima che questi prendesse posto sulla diligenza che da Parigi lo avrebbe condotto a Susa e da li a Torino, a Firenze, a Roma, a Napoli e quindi, sulla strada di ritorno, a Venezia, a Milano e di nuovo a Parigi.


Il quadernetto, fitto di annotazioni e di consigli pratici quanto essenziali, coglieva l’attenzione di Colomb mentre la diligenza, lasciatesi le Alpi alle spalle, giungeva in Italia: il paese che Beyle faceva coincidere con la gioia di vivere. Tutto vi è detto con estrema concisione: come viaggiare, dove fare tappa, in che modo spendere, in quali locande dormire e mangiare, che cosa vedere, chi incontrare nell’Italia del 1828. Più di quanto, in una lettera di qualche anno prima, indirizzata a sua sorella Paolina, il cugino Beyle aveva scritto:


«Quali sono i piaceri di un Viaggio in Italia? Almeno sette: respirare un’aria dolce e pura; vedere paesaggi superbi; vedere belle chiese; vedere dei bei quadri; vedere belle statue; sentire della buona musica e “to have a bit of a lover”, (in inglese nel testo), e corrispondente a “farsi corteggiare”».


Beh, non mi sembra da poco e, sebbene questi possano sembrare semplici consigli, c’è in essi il piacere di un “viaggiare” molto pittoresco, che restituiscono integro all’Italia il fascino della seduzione che la distingue, capace di spingere gli animi a “volerla” conoscere, seppure in modo molto personalistico di straordinaria modernità. Ma chi era dunque questo Beyle che dell’Italia conosceva tutto o quasi così bene, e che esprimeva il suo amore tanto apertamente da, in qualche modo, lasciarsi influenzare nel carattere dell’uomo e dello scrittore? Nientemeno che il viaggiatore solitario conosciuto come Stendhal, celebrato autore de “Il rosso e il nero” e “La certosa di Parma”, che non disdegnò, a un certo punto, di scrivere una “Guida di Roma, Napoli e Firenze” e le più famose “Passeggiate Romane”, contenenti autentiche rivelazioni percorse talvolta da giudizi folgoranti, che preannunciavano il successo delle successive “Memorie di un Turista”, a utilizzo di chi giungeva in Italia per la prima volta.


Pensate, a distanza quasi di un secolo e mezzo l’itinerario annotato dal cugino Beyle si può ripetere con facilità di mezzi e (ovviamente) in minor tempo, pur essendo, nel frattempo, cambiato qualcosa. Indubbiamente è cambiato il paesaggio, anche se qua e la rovine di architettura rurale ci dicono che “un tempo non lontano dal nostro”, forse c’erano delle abitazioni sparse nella campagna. È notevolmente cambiato l’impiantito delle strade, un tempo di terra battuta, polverose e sconnesse, specialmente dopo l’inverno a causa delle piogge. Diverso è ovviamente il mezzo di trasporto, alla diligenza trainata dai cavalli, volendo si può usare il treno, con la difficoltà degli orari e delle coincidenze, oppure scambiarlo con una più moderna auto. Tuttavia in qualche luogo quelle che un tempo erano “locande”, oggi trasformate in alberghi o agriturismo, è possibile gustare i “piccoli piaceri” suggeriti a suo tempo, basta seguire passo dopo passo, quasi direi pagina per pagina, questo piccolo vademecum di gusti e di sapori arricchito di 21 disegni in stile ottocentesco secondo l’abitudine delle stesso Stendhal, di annotare i suoi manoscritti con schizzi di suo pugno.


Ma eccoci giunti all’ora della partenza (anche se non ricordo dove c’eravamo fermati), e dunque è il caso di dire: «Signori in carrozza!».


«Il vetturino parte alle cinque del mattino, si ferma da mezzogiorno alle tre e fa di tutto per arrivare al tramonto, nel momento che in Italia chiamano dell’Ave Maria. (..) Giunti a Torino prendere alloggio da Doufour in Piazza Castello, la camera 30 o 47, pranzare secondo la lista. Se le gambe sono buone si può andare fino a Superga; la chiesa non è un gran che, ma la vista è superba. (..) Si potrebbe andare a Genova con la diligenza, ma è molto meglio prendere il vetturino, c’è il vantaggio di vedere da vicino 4 o 5 italiani e di conoscerli più a fondo di quanto non si farebbe con cinquanta visite. (..) A Genova bisogna andare alla pensione Svizzera, vicino ai Banchi, la Borsa ha questo nome, bisogna chiedere la camera 26 al quarto piano, dalla quale si vedono il porto e la montagna. (..) Costa un franco, un franco e venticinque al giorno».


Il “vetturino” così detto, era una vettura più ampia della diligenza a cavalli, addetta al servizio pubblico per effettuare trasporti di merci o persone. Oltre alle argute osservazioni del tipo: “di stare attenti ai ladri dopo la mezzanotte”, “gli italiani non pranzano quando sono in viaggio, e che a pranzo si accontentano d’una minestra di riso e di un caffè”, “che bisogna o che non bisogna dire questo o quest’altro” e di “stare attenti a non affogare se la Magra è in piena” ; “che la “crazia”, una suddivisione del “paolo” (moneta in uso all’epoca), è la moneta più leggera al mondo (con qualche probabile doppio senso). Consigli arguti, se vogliamo, ed anche pratici per i viaggiatori dell’epoca, che pure evidenziano la natura godereccia di chi le ha scritte, seppure un eminente scrittore come Stendhal, il quale prosegue con altre raccomandazioni:


«A Firenze si raccomanda di prendere alloggio dalla signora Jmbert, baccano di un grande albergo, 25 camerieri, disordine, la camera costa 30 crazie e vi si incontrano almeno 30 inglesi. Di cenare al San Luigi Gonzaga o al Leone Bianco in Via della Vigna, e che bisogna soprattutto cercare di cercare di cenare con italiani; (..) che non bisogna trascurare nessuna occasione per conoscere il carattere di questo popolo che da qualche anno in qua è diventato ancora più diffidente». Così come pure si raccomanda « ..la domenica, di andare alla messa grande in Santa Trinita, per poi fare una passeggiata sul Lungarno; mentre al tramonto non dimenticare la “passeggiata” alle Cascine» - tra virgolette nel testo originale, utile quanto capricciosa raccomandazione. Non vi pare?


Tutto ciò, a far da contraltare all’immagine di un’Italia ancora non sovraffollata e tutta percorribile da un capo all’altro attraverso le dolci colline appenniniche, tra il verde dei campi e dei boschi e la trasparenza dell’acque che rigogliose l’attraversano tutta dal Nord al Sud del paese e che rigogliose discendono in rivoli sinuosi a formare laghi e laghetti disseminati qua e la su tutto il territorio, per poi ricomporsi nei letti dei fiumi poco profondi e risvegliarsi e gettarsi con slanci fragorosi in altrettante cascate, come quella di Terni che il cugino Beyle definisce “la più bella del mondo” e, quella di Tivoli, più discreta forse, certamente non meno gradevole alla vista, se si considera nell’antro misterioso che l’accoglie.


«Da Firenze, si raggiunge Roma per Perugia, vi si va in 5 o 6 giorni spendendo 50 o 60 franchi francesi al massimo, offrire 45 franchi al vetturino».


Ecco qui un altro aspetto che differenzia il viaggio. Mentre qui si poteva barattare il prezzo del trasporto oggi questo non lo si fa, per via che il biglietto di trasporto è stabilito dalle tariffe in corso. Ad esempio per pochi franchi francesi si poteva ottenere un posto buono sulla diligenza, cioè in fondo alla carrozza, e che i vetturini abituali facevano pagare ogni giorno un franco in più ai passeggeri, una particolare abitudine tradizionale dei vetturini.


«A Perugia si può prendere la diligenza papale, ma si farebbe meglio a prendere il vetturino poiché arrivato a Roma, uno può essere certo di avere 5 amici».


Ed avere cinque amici a Roma aveva, a quel tempo, un significato non indifferente. In certo qual modo, valeva ad essersi assicurati un gradevole quantomeno interessante soggiorno nella città papale.


«A Roma si deve andare da Franz in Via dei Condotti; se non avesse posto, andare da Giacinta di fianco alla Dogana. Chiedere la camera al terzo piano, che ha 4 finestre e costa 3 paoli. Andare a cena dall’Armellino al Corso, di fianco a Palazzo Sciarra: cenare con 26 baiocchi (100 baiocchi fanno 5 franchi e 40, ci sono 10 paoli in uno scudo romano)».


Chiese, monumenti, strade, orari di visita, costi e monete, tutto è descritto secondo “tre principali itinerari” che il cugino Beyle consiglia di consultare nell’ultima guida della città redatta dal Nibby:


«Si segna con la matita quel che si vede, aggiungendovi la data. (..) Si studino le carte dell’antica Roma, raccomando quella compilata dal Brocchi: mostra lo stato fisico del suolo di Roma quando Romolo vi prese dimora; del resto fino alla comparsa di Brenno, nulla è più incerto della storia romana».


Se vogliamo, è un’affermazione un tantino azzardata, ma per un turista che si trova a visitare la città Caput Mundi per la prima volta è più che sufficiente, non vi pare?


«Cercare di andare a Napoli con un artista francese. Gli artisti francesi s’incontrano a Roma al Caffè Greco, di fianco a Franz. (..) Non è facile trovare alloggio a Napoli: vedere l’albergo dell’Universo sopra il Caffè Italia; vedere gli alberghi a Santa Lucia e prendere una camera al quarto piano: si vedono il Vesuvio e il mare. Tutte le sere, alle 6, più di una barca parte per Ischia; vengono richiesti 10 carlini (moneta napoletana); se ne danno 3 o 5 al massimo. Si arriva alle 7 del mattino. (..) Andare a Casamicciola, prendere alloggio da un contadino; gli si danno 2 o 3 carlini il giorno, la moglie cucina; andare alla villa che sovrasta la cittadina fino a che non ci si trova dirimpetto a Capri. (..) Dall’isola d’Ischia ci si potrebbe imbarcare per Mola di Gaeta, dove prendere alloggio alla casa di Cicerone, fissare il prezzo; la colazione, la cena e la camera devono costare cinque franchi. (..) tutti i vetturini che vanno (tornano) a Roma passano sotto le finestre. Si trovano posti per Roma ad ottimi prezzi. (..) Ma fare attenzione: l’albergatore che è un furfante, vi tiene nascosti alcuni vetturini».


La diligenza riprende il suo viaggio sulla strada di ritorno per la strada che da Napoli conduce a Roma e di lì a Ferrara passando per Ancona e Bologna e, infine, a Milano, quando improvvisamente si cambia vettura in direzione di Venezia:


«… la diligenza veloce costa 24 franchi e impiega 20 ore. Ci si potrebbe anche imbarcare a una lega da Ferrara, a Ponte Lagoscuro. È molto pittoresco, si vedono Padova e le rive del Brenta. (..) Una volta a Venezia dimorare alla Locanda della Luna, a venti passi da Piazza San Marco».


Noi ci fermiamo qui, nell’accogliente e generosa città di Venezia, dove già le maschere deposte, rivivono nell’attesa di un altro carnevale. La diligenza prosegue il suo viaggio attraverso la Svizzera e di lì fino a Parigi, dove certamente Colomb s’incontrerà con suo cugino Beyle, al quale narrerà, a sua volta, le sue impressioni su questa nostra Italia del 1828. A noi resta il piacere di una rilettura di questo vademecum “un’autentica chicca per amatori” ricco di note biografiche e riferimenti paralleli con gli altri più noti “viaggi” stendhaliani.


Musica per un viaggio in Italia: (soundtrack della trasmissione realizzata).


Gioacchino Rossini - “Sonata n.3 in Do Mag.” I° m. –
Anonimo – “La Ghirlandeina” – Luciano Pavarotti.
Linda Lucci – “Mormorio dei Platani”, (strumentale) Ed. limitata.
Luigi Cherubini – “Se tu m’ami” canzone – Lieder Quartet.
Linda Lucci – “Fontane all’alba”, (strumentale) Ed. limitata.
Anonimo – “Tutte le fundanelle” – Corale G. Verdi.
Linda Lucci – “Canto del Tirreno”, (strumentale) Ed. limitata.
Gioacchino Rossini - “La danza” – Beniamino Gigli.
Del folklore – “Italian festa” – (strumentale) Ed. limitata.
Gioacchino Rossini - “Sonata n.5 in Mi bem. Mag.” I° m. –
Gioacchino Rossini - “Il carnevale di Venezia” – Lieder Quartet.



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