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Nota su the Crucible, di Miller

Argomento: Letteratura

di Enzo Sardellaro
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Pubblicato il 16/02/2016 14:12:49

Credo che i riferimenti contemporanei di The Crucible siano tutto sommato abbastanza trasparenti, e che Arthur Miller abbia voluto riferirsi oltre ogni dubbio al senatore McCarthy e alla sua “crociata contro i comunisti”. Tuttavia, per comprendere a fondo il messaggio di Miller, è necessario inquadrare storicamente i fatti cui egli fa riferimento.

 

Nell’Inghilterra del ‘600 molte donne furono accusate di stregoneria, e in genere appartenevano tutte alle classi più povere, mentre i loro accusatori, per contrario, erano di condizione sociale più elevata. A Salem, però, succede l’esatto contrario, in quanto le frizioni sociali riguardavano gli abitanti di due regioni non solo distanti, ma anche abbastanza differenti tra di esse. Gli “accusatori” vivevano nel settore occidentale del distretto di Salem, in una zona distante dal mare.

 

Per contrario, gli “incriminati”, e coloro che presero le loro difese, abitavano sulla costa, avevano fiorenti contatti commerciali con la città, Salem Town, ed erano sicuramente più agiati rispetto agli abitanti dell’interno. Entrambi i gruppi menzionati discendevano da coloni calvinisti, che erano immigrati in Massachusetts verso il 1630, e che avevano tentato di dar vita a una “città di santi”, ovvero a una comunità estremamente devota e fedele alle leggi di Dio. Tuttavia, con lo scorrere del tempo, gli abitanti della costa si erano notevolmente arricchiti, suscitando rancori e odio degli abitanti, quasi tutti contadini, della parte occidentale, più legati alle antiche costumanze e che accusavano i “nuovi ricchi” di essere soltanto degli egoisti arricchiti e dei falsi cristiani.

 

In siffatta situazione, qualunque pastore svolgesse il suo ministero a Salem era in grave difficoltà, poiché era messo in mezzo tra le due comunità ostili, e non riusciva ad accontentare nessuno; per cui, in genere, i pastori se ne andavano ben presto, non riuscendo a gestire la situazione. Le cose cambiarono però quando a Salem arrivò un nuovo pastore, Samuel Paris, che, tra l’altro, in un momento precedente della sua vita si era dato al commercio, ma senza successo, per cui egli nutriva nell’animo un fiero risentimento nei confronti dei mercanti e delle loro ricchezze. Quando egli arrivò a Salem, si schierò subito dalla parte dei contadini più legati alla tradizione, che avevano nostalgia per l’antico modo di vivere della loro comunità, e che vedevano messi in crisi tutti i valori dei Padri Fondatori, a causa dello stile di vita “satanico” dei ricchi ed egoisti mercanti della costa, colpevoli ai loro occhi di essere la causa prima della decadenza della comunità di Salem.

 

Nel febbraio del 1692 iniziò a Salem una vera e propria “caccia alle streghe”: circa venti persone furono giustiziate e quasi duecento condannate al carcere per stregoneria. Il punto nodale della situazione stava in questo: che quasi tutte le persone indagate e giustiziate appartenevano al gruppo dei “ricchi” che abitavano sulla costa, accusati tutti di avere stipulato un patto con il diavolo. A proposito di ciò A. Miller, parlando dei vari personaggi del suo Crucible, ebbe a scrivere che, con la caccia alle streghe, vennero “sistemati molti conti privati” ed “esplosero i sospetti e l’invidia dell’infelice nei confronti di colui che erra felice”  (1). In conclusione, ciò che avvenne a Salem fu una sorta di  resa dei conti tra due comunità di eguale origine ma molto diverse negli stili di vita.

 

Osserviamo che, nel momento in cui A. Miller scriveva The Crucible (1952-1953) negli Stati Uniti si viveva un momento molto difficile, caratterizzato da un notevole numero di processi ( spesso irregolari) contro tutti coloro che si supponeva simpatizzanti del comunismo. Osserviamo anche che, come era accaduto a Salem con la caccia alle streghe, proprio perché i funzionari incaricati di svolgere le indagini erano profondamente convinti di trovarsi in quegli anni di fronte a un complotto internazionale comunista, e che l’America fosse minacciata da una impressionante rete di spie sovietiche, arrivarono a mettere in atto metodi di indagine particolarmente lesivi delle libertà individuali. Gli indagati erano sottoposti a pressioni materiali e psicologiche molto pesanti, come quella, per esempio, dell’insistente richiesta (come nei processi alle streghe) di fare i nomi di altri comunisti: infatti, solo la denuncia chiara ed esplicita delle “spie” era il segnale di una effettiva disposizione degli imputati di collaborare con la giustizia. Il rifiuto di “fare nomi” era invece interpretato come una prova evidente di colpevolezza, e addirittura di assenza di “pentimento” degli imputati.

 

Miller, prendendo spunto da quella temperie storica, volle soprattutto evidenziare le prevaricazioni del potere politico che, sulla base di prove non certe, privava molti cittadini americani dei più elementari diritti umani e civili e agiva contro di essi con estremo rigore e brutalità, non lasciando così spazio a nessuna forma di “dissenso” sociale. In termini oggi molto in voga, potremmo dire che l’America di McCarthy si mostrava integralmente “fondamentalista”, piegando con le buone o con le cattive chiunque non fosse socialmente omologato a certe convinzioni politiche. Qui sta, in senso più largo, il significato più profondo e anche “attuale” del “Crogiolo”: un aperto dissenso per quei governi che, in modo intransigente, non lasciano spazi ad altre interpretazioni del mondo e della vita.

 

Nota

1)      Per la storia delle streghe di Salem, Vedi il libro di Paul Boyer-Sthephen Nissembaum, Salem Possessed. The Social Origins of Witchcraft, Paperback edition, 1976. [ “La città indemoniata. Salem e le origini sociali di una caccia alle streghe”, Torino, Einaudi, 1986]. A. Miller, Act One, 1 Ouverture, in  The Crucible, London, Penguin Twentieth Century Classics, 1968.

 

 

 

 

 

 

 

 


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