La Grotta del Castillo – un libro di Dario Spampinato – Rise & Press 2023
“Spesso – scrive in sintesi l’autore di questo libro insolito che spazia dal vademecum alla guida ipotetica di un luogo arcano – sono guidato dall’invisibile pesantezza dei pensieri che, per quanto fantasiosi e corrucciati che siano, mi prendono la mano cercando una loro precipua libertà. È allora che accondiscendo al loro strenuo volere e, prima di lasciarli andare del tutto, ne fisso alcuni nella mente per evidenziarli e lasciar di loro una traccia.
Così facendo, e prima che ogni reminiscenza scompaia del tutto, li fisso nero su bianco e li trasformo in simboli, figure, in lettere e parole quali contrassegni e rappresentazioni dell’esistere”.
Ma non è tutto. Lo scenario, al contrario di tanti luoghi comuni, si presenta molto diverso da quello che si pensa sia la volontà di riempire un “vuoto” caratterizzato dalla solitudine e dalla malinconia. Sebbene “. . . la malinconia presupponeva la memoria, mentre persino la memoria qui tendeva a scomparire”, attratta da una metafora ancora più potente del “vuoto”, quella del “fuoco”, che ‘in illo tempore’ pur deve aver riscaldato gli animi, facendo ardere le passioni umane.
Quegli animi che, rispondendo alla seduzione del fuoco, ne restavano pur sempre segnati. “Il mondo è cominciato col fuoco e probabilmente finirà nel bagliore delle fiamme”, era scritto, e mi convinsi che solo allora, forse, ci saremmo avvicinati all’incontaminata uniformità del “nulla”, o forse del “tutto”, se la dimensione onirica del “tutto” commensurata al “nulla”, possa servire a formulare qualcosa che ancora abbia un senso.
Nulla di quelle ‘impronte’ lasciate sulla roccia sarebbe rimasto di lì a poco a testimoniare la presenza umana in quei luoghi. Il tempo – in astratto – le avrebbe cancellate restituendo loro l’incorruttibile integrità dell’eterno, allorquando, in quel nulla apparentemente immobile, eppure grandioso, la fantasia avrebbe potuto catturarle in modo vibrante e ossessivo, colto nell’abbagliante astrazione della luce.
Entro la quale s’impone l’irriducibile presenza del mito, retaggio di un’inconscia memoria senza volto a simulare il ritorno di perdute deità solari, informi e corrose dall’abbraccio segreto del tempo che inesorabile attraversa i secoli, portatore di un linguaggio arcano che non potevo conoscere, e che, soprattutto, non m’era dato comprendere.
“Insomma – scrive ancora l’autore – sembrava proprio che quell’insieme geometrico di segni e di forme create ventimila anni fa, indicasse come gli uomini, a prescindere dalle epoche nelle quali si trovavano a vivere, mantenessero sempre la medesima tendenza, quella di usare le stesse rappresentazioni simboliche che ancora oggi vibrano di attualità”.
Soprattutto, e se vogliamo, accostate a certe forme dell’arte contemporanea a quello che è l’immaginario collettivo, sebbene indiretto e a posteriori, come è ad esempio l’opera di Paul Klee, del quale leggiamo: "Il soggetto era il mondo, se pure non questo mondo visibile" al quale mi sono ispirato, ma non è il solo. “È così che il mistero de La Grotta del Castillo è divenuto per me che scrivo, fonte d’inesauribile quanto intima ispirazione, quasi fosse una musica ancor viva e senza tempo che tutti ci accompagna dalla genesi del mondo all’indecidibile compimento del tutto”.
Un coro vibrante di voci che si leva contrassegnato da ancestrali echi e vuoti silenzi, che giunge a noi da un luogo estremo, sospeso fra ciò che realmente era e una realtà “altra”, che i soli sensi provati non riescono tuttavia ad afferrare, tuttavia “caricandoci di una sorta di responsabilità testamentaria, come di un’idea trascendente che chiede d’essere conosciuta ed esplorata nelle profondità dei significati intrinsechi”.
Un viaggio dunque di vibrante e ossessivo stupore iniziatico, allorché esplora l’abbagliante astrazione dell’arte ritrovata, dentro la quale s’impone l’irriducibile presenza del mito, retaggio di un’inconscia memoria senza volto a simulare il ritorno di perdute deità solari e ctonie informi e corrose, avvolte nell’abbraccio segreto del tempo, alla ricerca della memoria ancestrale del mondo, di quel trapassato remoto che ancor prima di consegnarsi integro allo stupore del creato, abbiamo dimenticato, seppure nell’incertezza di poterlo stringere tra le mani e riconciliarlo col presente.
L’autore.
Dario Spampinato, da sempre appassionato di sport, spazio, fisica, filosofia e scrittura, spinge la sua indagine navigando nell’imo della materia come un osservatore felicemente disperso nell’universo dell’uomo, del pensiero e del linguaggio, è stato ideatore dei “Quaderni di Via del Seminario” e numerosi scritti, tra i quali figurano numerose poesie. Come narratore, ha debuttato con il romanzo “Altrove”, seguito da “La storia di Se” entrambi editi da Altromondo Editore e “Il Barista Francese” edito da Le trame di Circe Editore, per arrivare a questo “La Grotta del Castillo” con il quale invita il lettore in un viaggio interiore, pari a un’avventura nel cuore dell’essere antropico straordinario cui tutti apparteniamo.
Note: "." Tutti i virgolettati sono di Dario Spampinato.
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