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Vivere

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 22/06/2023 18:39:03

VIVERE


Stava per chiudere il cancello alle sue spalle quando sentì la voce di Irma:
-Aspetta!
Patrizia fece in tempo a non serrare il battente e la vicina poté passare, una busta della spesa per mano e l’aria stanca.
-Uff! Questo caldo! – Irma sembrava tutta affannata per le borse che tiravano verso il basso.
Percorsero l’andito che immetteva nella piccola corte e videro la ragazza iraniana ferma davanti al contatore del gas: puntava lo smartphone con la torcia accesa e lo muoveva a destra e a sinistra per leggere il consumo.
Si voltò verso le due donne:
-Sorry… I need it to pay my bill !
Patrizia le si avvicinò attenta, guardò il dispositivo ma non trovò indicati i numeretti che si aspettava.
-I don’t know how to help you- le disse.
Irma aveva già messo il piede destro sul primo gradino della scala esterna e torse il busto:
-Dille che faccia la foto da mandare all’Acel- la voce nasale tradiva stanchezza.
L’iraniana aveva capito e annuì col suo Thank you. Da pochi mesi faceva la pendolare da Milano per un master e occupava il monolocale; perciò, doveva calcolare bene le spese che le competevano.
La salutarono con un bye bye.
Patrizia seguì Irma per le scale. La vicina fece una sosta sul pianerottolo dell'ammezzato.
-Sono stanchissima. Ieri sono arrivati i mobili nuovi e ho dovuto faticare. La Betty da quando ha avuto il bambino lascia fare tutto a me, però vuol essere servita. Il divano e le poltrone le ha volute in pelle. Dice che è meno delicata del tessuto ma bisogna ricoprire ugualmente, dico io. Adesso suo padre vuol pagarle anche lo studio nuovo. E vai con le spese!
-Tu sei una donna fortissima! - fece Patrizia in tono scherzoso.
-Eh, fortissima…sì, ma a volte mi sento uno straccio… sai, mia madre ha le sue necessità. Ieri voleva andare dal parrucchiere per la tinta. Ma mamma, che cosa vuoi tingere alla tua età? Oltretutto ha i capelli molto radi!
-Bisogna assecondarla! - asserì Patrizia.
-Io sto perdendo la pazienza! - Irma compresse le labbra e fece lo sguardo serio.
In quel momento si sentì lo scatto della serratura al primo piano, seguito dai passi di chi scendeva. Irma e Patrizia si trovarono di fronte a Ferruccio: indossava una camicia di seta color indaco e un paio di pantaloni nero lavagna. I capelli grigi li teneva raccolti in un codino basso sulla nuca. La montatura degli occhiali era in perfetta sintonia con l’insieme.
-Buongiorno!
-Salve! - disse Patrizia.
-Buongiorno- fece Irma- che eleganza!
Lui sorrise gentile.
-A quando la nuova rappresentazione? - continuò Irma puntando gli occhi.
-Mah, non so. Ho qualche progetto in mente.
-Non è che questa volta ci farà la parodia delle vicine di casa che si beccano in cortile? - chiese Irma con vaga civetteria.
Patrizia le lanciò un’occhiata che significava: taci.
Lui non si scompose. Sorrise amabile.
-Mah, vedremo! - rispose sfuggente. E poi, guardando oltre le loro teste: -Vado un po’ di fretta stamattina. Buona giornata!
Raggiunse veloce il cancello e fece sentire il fragore della chiusura.
Irma si voltò verso Patrizia:
-Che esteta quello…- disse scuotendo la testa- Lui vede sempre tutti sul palcoscenico: vorrei essere nella sua mente solo per sapere che idea ha di noi...magari ci immagina mentre recitiamo con qualche costume antico addosso...! – sghignazzò.
-Beh, ha il senso della commedia umana qual è la vita, appunto! – osservò Patrizia.
-Sì, basta che non faccia chiedere alla Betty dei vecchi abiti ai conoscenti, perché io mi vergogno.
-Non si può negare che sia bravo a stupire con le sue performance. Fanno riflettere…- affermò Patrizia.
-A volte è troppo complesso per i miei gusti. Io non lo capisco.
La vicina aveva raggiunto la porta di casa.
-Ciao, Irma!
-Ciao!
Patrizia continuò a salire le rampe delle scale.
Giunse all'ultimo piano e s’immise nell’appartamento. Appese le chiavi all’attaccapanni. Si ravviò i capelli, percorse il corridoio e bussò alla camera del figlio.
-Avanti! - rispose lui dall’interno.
Patrizia si affacciò. Nicola era seduto davanti alla tastiera del PC. Il tutore appoggiato sul letto.
Si stava preparando per il convegno. Doveva riferire sull’operato di Annalena Tonelli, sul libro che era appena uscito.
Si voltò verso la madre e le sorrise:
-Pensa, mamma: rifiutava costantemente premi, non voleva che si scrivesse di lei, non voleva essere un esempio per nessuno, solo amare con tutta l’anima i poveri. Odiava i discorsi frivoli, sulle vacanze, sui beni materiali, sulle relazioni.
La madre si sentì commuovere dal fervore del figlio.
Lui proseguì senza tregua:
-È un esempio di purezza sovrumana, spaventoso e inavvicinabile, ma che ha riempito e affascinato tutti quelli che l’hanno incontrata. Chiunque l’abbia conosciuta ha detto che nessuno ha sconvolto la propria vita quanto Annalena Tonelli.
Patrizia non sapeva che dire. Rimase immobile di fronte al rapimento di Nicola, provando il senso di esaltazione che il figlio le trasmetteva.
Sedette sul letto. Lui le si avvicinò con la sedia della scrivania che era munita di rotelle e afferrò il tutore per indossarlo.
-Spero proprio di saper esprimere, questa sera, la sua visione delle cose in modo fedele – disse.
Davanti agli occhi di Patrizia balzarono veloci i fotogrammi del passato, con le visite mediche a cui si era sottoposto Nicola e le terapie di recupero.
Pensò alla vita solitaria del figlio, alle sue piccole vittorie, alle quattro pareti protettive dentro le quali si era sviluppato il suo pensiero.

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