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A mezzanotte in punto

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 01/01/2024 20:43:28

A MEZZANOTTE IN PUNTO

La telefonata giunse verso le diciotto.
-È ora di andare- dall’altro capo la voce di Gian Luca suonava come una sveglia.
-Mi richiamano all’ordine. Ci vediamo domenica prossima! - fece Pietro alzandosi dal divano.
I genitori annuirono e lo accompagnarono alla porta.
-A domenica! - dissero.
Il figlio chinò la testa per ricevere il bacio tra i capelli che odoravano di shampoo antiforfora.
La teglia stracolma di pizze avvolte nella carta stagnola e impilate era già pronta sul piano di lavoro della cucina così come la confezione di vino spumante appoggiata tra il lavello e il frigorifero.
Pietro riempì il borsone e lo mise a tracolla. Prese anche lo zaino con il necessario per la notte. Poi, chiuse a doppia mandata la porta dell’appartamento e scese le scale.
Partirono che faceva buio pesto. La nebbia era calata improvvisa: il faro guasto della Peugeot non illuminava bene il percorso.
-Meno male che il tragitto è abbastanza breve- Gian Luca era un po’ teso.
Percorsero la strada in salita fino alla terza rotonda. Quando svoltarono a sinistra iniziò la sequela dei tornanti ravvicinati come in una scala a chiocciola.
La nebbia pareva infittirsi man mano che salivano.
-Proprio stasera! Neanche fossimo in Pianura Padana… – Gian Luca evidenziava nervosismo.
-Dai che ce la facciamo! - incoraggiò Pietro.
La macchina procedeva quasi a passo d’uomo lungo il percorso in cui mancava una segnaletica adeguata.
Improvvisamente, come per miracolo, la nebbia parve dissolversi. Gian Luca ebbe un moto di sorpresa e schiacciò l’acceleratore.
Fu proprio in quel frangente, nel tratto di visibilità, che sentirono l’urto forte contro la portiera del sedile anteriore dove stava Pietro. Un corpo, rotolato improvviso lungo il fianco della montagna, era venuto a impattare. Il cerchione della ruota volò via seguendo una traiettoria irregolare prima di cadere sul ciglio.
Gian Luca frenò brusco e si accostò a un inizio di sentiero. Entrambi avevano l’impressione che fosse accaduto qualcosa alla portiera.
-C…o! – gridò Gian Luca.
-Calma- fece Pietro e cercò di aprire lo sportello, ma era bloccato. -Esci tu- disse all’amico.
Gian Luca non si muoveva: la cosa che aveva urtato la carrozzeria con violenza sembrava essersi arrestata di botto sotto l’automobile. Aprì lento, mise una gamba fuori, poi l’altra, finché non uscì. Adesso doveva gettare lo sguardo intorno per vedere, ma non osava. Chiese a Pietro, che era sceso dalla vettura, di guardare.
Intanto la nebbia aveva avvolto tutta la zona e sembrava che quella sera nessuno dovesse percorrere la strada diretta ai Piani.
Gian Luca rimase immobile mentre Pietro cominciò a girare in senso orario intorno alla Peugeot.
-C…o! – esclamò fermandosi dietro la parte posteriore dell’automobile.
Gian Luca si decise a raggiungerlo e guardò a terra.
Nell’oscurità, con il chiarore dei fari rimasti accesi, si distingueva il corpo in una posa scomposta, e con il muso un po’ insanguinato, di un capriolo che dava dei sussulti. Era ferito.
Puntò la torcia del cellulare contro la portiera e notò l’avvallamento delle lamiere.
Gian Luca si mise le mani nei capelli.
-C…o! E adesso che facciamo?
-Dobbiamo avvertire la guardia forestale- disse Pietro.
-Ma a quest’ora, per giunta la sera di S. Silvestro, chissà dov’è.
-Che cosa vuoi che facciamo? Che lasciamo qui il capriolo, come se nulla fosse?
- Non possiamo fare granché. Il gruppo ci aspetta con il cibo e io, francamente, non voglio perdermi la serata. E poi, devo togliermi da questa strada a curve dove non si vede una beata m….
Pietro si chinò e, nel puntare la torcia verso la testa dell’animale, colse lo scintillio delle pupille.
-Dai, non vedi? È Bambi! Non possiamo abbandonare Bambi!
-Rimani tu, allora! Io raggiungo gli altri- affermò risoluto l’amico.
Pietro si arrese e salì sulla Peugeot scavalcando il posto del guidatore.
La macchina ripartì con mezzo sollievo di Gian Luca che pensava all’ officina meccanica di cui servirsi nei giorni successivi.
Il silenzio era calato dentro l’abitacolo mentre cominciava a piovere.
Gian Luca azionò i tergicristalli che, per fortuna, funzionavano.
Pietro, ammutolito, aveva davanti agli occhi la sagoma scura dell’animale stramazzato sulla strada adesso dilavata dalla pioggia.
Poi, nei pensieri di Gian Luca, rivolti alla riparazione della portiera e del fanale, si insinuò improvvisa, forse contro la sua volontà, la storia di Bambi. Ma non tanto la storia in sé quanto, invece, la tenerezza con cui gliela raccontava la madre. Una tenerezza che gli aveva lasciato quell’impronta indelebile di cui avrebbe voluto liberarsi per apparire come lo voleva il mondo. Ma adesso era lì che avvolgeva interna con tutto il suo potere irresistibile.
Guardò Pietro di profilo. Lo sentì muto e assente.
Mancavano pochi chilometri alla meta, la pioggia si attenuava.
Gian Luca infilò la Peugeot in uno spiazzo laterale e si fermò.
-Torniamo indietro!
Pietro si sorprese.
-E le pizze, lo spumante?
-Manca ancora un po' a mezzanotte in punto! -
Pietro non aveva mai visto Gian Luca così deciso. E, senza volere attribuire a se stesso il merito, si chiese che cosa avesse potuto operare in lui quel cambiamento repentino.


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