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di Francesco Rossi
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Pubblicato il 10/04/2024 19:07:10


Gli amici discutono sulla meta del trekking; Giovanni suggerisce il cammino Porta d'Oriente, nelle Marche, partendo da Ancona, dividendo il percorso in due tappe per raggiungere il santuario della Madonna di Loreto. Incontro il 3 luglio 1976, vicino alla gelateria Stagnaro. Inizio del trekking di 5 giorni, carichiamo gli zaini sull'auto di Massimo. Siamo in quattro. Lo scrittore, Massimo, Giovanni, Marco. Raggiungiamo Parma strafatti, alla ricerca di un alloggio economico. Massimo guida; dopo aver parcheggiato, partiamo con gli zaini in spalla. Marco chiede a un abitante del posto.
Chiedete di Colomba, è una donna conosciuta che può fornire alloggi economici vicino all'ospedale.
Camminiamo per una buona mezzora prima di arrivare nelle vicinanze dell’ospedale. E’ Marco a chiede ancora una volta della signora Colomba.
In quel palazzo alla vostra destra, dove c'è il cartellone arancione, suonate al tre.
Ci apre una bella signora.
Sono Colomba, in cosa posso essere utile?
Ha camere disponibili?
Ragazzi: per una da quattro compresa la colazione, sono quindicimila lire anticipate.
Siamo d'accordo; ci conduce lungo un corridoio con 12 porte fino a una stanza con 4 letti, un lavandino, un armadio e delle sedie. Quadri esotici adornano le pareti. I servizi in comune vanno bene. Organizziamo la serata, scegliendo una trattoria tradizionale per la cena o la discoteca. Non sono dell'umore giusto per godermi una serata fino a tarda notte. Mi invento una scusa valida.
Ragazzi, vado a riposare. Ne approfitto per tutto il tempo che restate fuori, perché poi, come al solito, devo sorbirmi le vostre scoregge e i vostri rutti. Risate di cuore. E’ andata. Nessuno si è offeso. Mi spoglio, mi sciacquo in quel lavabo d’un tempo, indosso una maglietta, mi sdraio e mi addormento nell’atmosfera di quell’epoca passata. Un colpo alla porta della camera mi sveglia, guardo l’orologio e vedo che sono passate due ore da quando mi sono messo a letto. Possibile che fossero già tornati? Non è da loro. Sono abituati a bighellonare in giro. Mentre mi infilo i pantaloni e sto per aprire la porta la signora Colomba, con la sua parlata tipica dell'Emilia:
ragazzo, vieni che mi aiuti a mettere tavola che ceniamo insieme; non stare li impalato che ho premura.
La seguo in cucina e insieme apparecchiamo.
Stappa il Lambrusco e versa il vino nel bicchiere. Iniziamo una conversazione e tra un sorso e l'altro mi dice che ha 51 anni. Ha la stessa età di mia madre, ma è molto sexy. La conversazione continua, la cena è più tardi e io non ho neppure molta fame. Mi racconta della sua vita.
Sono nata e vissuta nell’insediamento di Faenza. I miei genitori erano contadini. Non era una brutta vita ma a me quella vita mi era stretta. Un bel giorno mia madre mi disse! Se vai in città, i tuoi desideri potrebbero realizzarsi. A sedici anni mi sono trasferita a Parma dalla sorella di mia madre. Germana. Gemma il nomignolo. Gestiva un’attività importante. Un bordello! L’intero edificio era di sua proprietà! Ed è proprio questo! Sì! Sei nella Casa del Piacere, Sora Gemma.
Sono inebriato e per di più ho una erezione che non riesco a nascondere.
Mi alzo per aiutarla a portare il cibo in tavola ma non riesco a nascondere il rigonfiamento dei miei pantaloni. Lei mi scosta.
Siediti! Forza, mangia. Non dimenticherò mai il pasto successivo.
Quando alle tre torno nella mia stanza, i miei amici non erano ancora tornati. Mi butto sul letto sentendomi leggero, sazio e molto bene. Davvero una bella sensazione. Non so a che ora mi sono addormento ma so esattamente a che ora sono stato svegliato. Da un rumore di passi pesanti e risate. Erano arrivati. Dopo un po' sento che ognuno di loro russa alternativamente, il che mi irrita al punto da non riuscire a dormire. Mi rigiro nelle lenzuola e mi ricordo di quel che ho fatto con Colomba qualche ora prima. Una parte del lenzuolo sembra una vela. Rimango li a osservare i tre perdi notti fino a che la voce di Colomba si fa sentire.
Ragazzi la colazione è pronta, sbrigatevi o si raffredda.
Caffè, latte e torta di mele sul tavolo
Vi siete divertiti ieri era?
E tu dormiglione che dici?
Mi limito ad acconsentire. Finisco la colazione e vado in camera. Metto in ordine come meglio posso. Zaino in spalla, saluto Colomba e insieme ai miei amici mi dirigo verso la macchina. Ora occorre percorrere 320 Km in auto. Massimo è alla guida, copre il percorso senza nessuna sosta. Una volta arrivato in città posteggia l’auto.
Accendo la prima sigaretta della giornata e li invito a prendere un caffè.
Marco e Giovanni:
No grazie! Andate pure voi. Noi vi aspettiamo.
Per loro è questione di braccia corte. Ci avviamo verso il bar. Ordino due caffè. Chiedo alcune informazioni al barista. Mi risponde in modo incomprensibile.
La lingua Italiana è troppo complicata per quel signore dietro il bancone.
Massimo: è un peccato che non si capisca quello che dice.
Quando raggiungiamo gli altri due, noto che qualcosa è cambiato nel loro umore.
Abbiamo le informazioni che ci servono, dicono in modo superiore. Nelle vie trasversali troviamo la pensioncina che gli hanno indicato. Prendiamo accordi sul prezzo.
Siete dei pellegrini? Da dove venite?
Veniamo da Sestri Levante, ma non siamo pellegrini. Siamo solo camminatori.
Chiede di essere pagato anticipatamente. Poi, ognuno nella propria camera. Sveglia alle cinque. Mezzora dopo siamo al tavolo, imbandito per la colazione. Poi, zaino in spalla in direzione del Duomo.
Il percorso è tutto in ripida salita. Raggiungiamo monte Acuto a passo sostenuto. Il sentiero finisce e la strada diventa asfalto. Arrivati a Varano c’è l’indicazione parco del Conero. Dopo una pausa di 10 minuti si sale ancora fino a Poggio. Si tratta di un bel borgo antico e caratteristico, con una splendida vista sul mare Adriatico. Lungo la strada, troviamo un ristorante simile a un’osteria.
Entro, chiedo se possiamo riempire le borracce d’acqua. La persona dietro il banco si è messa a ridere.
Siete venuti fin qui per l’acqua? Andate avanti! Aspettate, bevete questo bicchierino di vino! Offre la casa. Il vino è sacro.
Ci sediamo e beviamo felicemente il vino che ci è stato offerto. Solo allora mi rendo conto di quante ore abbiamo camminato: nove. Oggi, con l’aiuto della tecnologia, la maggior parte delle persone calcola il numero dei chilometri percorsi.
Allora contavamo il tempo: a che ora eravamo partiti , a che ora eravamo arrivati. Abbiamo deciso di passare la notte in quel locale. E’ stata una scelta eccellente, con cibo e vino locale in abbondanza.
Il giorno dopo, abbiamo avuto la fortuna di riprendere il cammino verso valle. Niente più salite. Siamo nella pianeggiante campagna del Conero, la foresta più antica delle Marche.
Si deve attraversare il guado del fiume Musone. Non si può dimenticare il nome perché da lì in avanti, musoni, ne abbiamo incontrato molti. La strada termina nei pressi della stazione di Loreto. Ho guardato i miei amici increduli nel vedere un folto gruppo di pellegrini inginocchiarsi e salire i 333 gradini. Loro la chiamano scala sacra. Io la chiamerei la scala dei record.
Non avevo mai assistito a uno spettacolo simile. Cantavano a squarciagola e canticchiavano inni sacri nel loro dialetto. Molti di loro baciavano il suolo mentre salivano i gradini. Non restava che mettersi in fila in un posto sicuro. Saliamo facilmente le scale e in cima una rara vista su tutta la riviera.
Aspettiamo che il Santuario si svuoti. In quel momento, l’entusiasmo dei pellegrini raggiunge l’apice. Ci allontaniamo in fretta e coloro che hanno seguito le nostre orme si chiedono in che posto siamo finiti. Una fede, che interpretata in quel modo è un insulto ai credenti e a Dio; tutti e quattro siamo sbalorditi. Non ci sono parole per descrivere lo spettacolo fanatico a cui abbiamo assistito. Dal vestibolo si vede un gruppo di pellegrini guidati da una donna. Salendo l’ultimo gradino della scala la donna ha incominciato a gridare a squarciagola: Miracolo! Giorgio è guarito! Indica il miracolato. A me è sembrato molto in forma.
Dopo tutto ha salito i 333 gradini. Ci è passata la fame, entriamo in un piccolo bar dove c’era una miriade di statue sacre. Volevo uscire ma, il sole a lume di candela faceva salire la temperatura così cedo e ordino un drink.
A differenza dei miei amici ho bevuto velocemente e sono uscito. Avevo voglia di libertà e calore. Non passa tanto che mi raggiungono pure loro. In una stradina ho visto un cartello con scritto: Piazza della Madonna.
Lo raggiungiamo, l’aspetto monumentale è di grande valore, ci addentriamo, evoca la storia di altre epoche. La sua ricchezza artistica è in contrasto con l’ambiente circostante, disseminato di banchi con esposte immagini sacre, santini, crocefissi e quant'altro di quel genere. Un vero mercimonio. Noi acquistiamo solo i biglietti dell’autobus per la partenza per Ancona.
Il mattino seguente direzione Parma. Ci fermiamo nella pensione di Colomba e lì passiamo la notte. Questa volta ognuno ha la sua camera.
La mia stanza ha un letto da una piazza e mezza, ma Colomba si è infilata sotto le lenzuola, così mi sono ritrovato con un letto da una piazza. Prima dell’inizio delle danze ho saluto Loreto dicendo: mai più. Colomba mi guarda confusa.
Il giorno dopo torniamo nel nostro paese. Cosa mi ha dato questa vacanza? Al ritorno mi pongo sempre questa domanda e la scrivo. Questa volta mi ha regalato immagini espresse dalla natura, opere architettoniche e monumentali, i miei splendidi compagni di viaggio e quel benedetto diavolo di donna, Colomba.
Ciò che mi ha colpito, in senso negativo, come credente ma non di nessuna denominazione, è che a Loreto tutto è guidato dal lato emotivo, il che è fonte di irritazione. Ma per la chiesa cattolica è un problema ancor più grave aver permesso che manifestazioni di fede così isteriche si radicassero al suo interno.
Io continuo a viaggiare, a inerpicarmi per i monti. La fatica per la meta è il mio dono al contesto meraviglioso della natura.

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