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Per Antonia Pozzi

di Alessandro Vetuli
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Pubblicato il 18/09/2011 16:29:00

“ Vorrei essere un frate silenzioso

che va con i suoi sandali di corda

sotto gli archi di un chiostro

e attinge acqua all’antica vera del pozzo

e disseta le lavande e le rose ”

 

ANTONIA POZZI

 

I.

 

Pasturo è un artiglio di pietra

Dove brillano i cocci dell’erba

Che hai rotto ,

E profumano le zolle sfigurate

Dal pianto.

 

Ma tu sei ancora bella come un frate francescano

E metti le tue parole una vicina all’altra

Negli spazi vuoti del cielo

Come mattoni tenuti insieme dalla calce della rinuncia

 

Non perdono più sangue i tuoi piedi nudi

Perché anche la terra ti ha rivelato le sue piaghe

E tu le hai baciate , perché il disamore e il rancore ormai

Le sentivi dentro la carne.

 

Dove vedesti “ Per la prima volta volar nel sereno l’allodola ”

Ora la poesia siede come un fratello

Vestito solo di stoffa di sacco

Fissando i denti rotti della corona di roccia

che indossò solo un re crocefisso

 

Ma la tua voce ora è dischiusa ,

e quando ti chini per bere al ruscello

nella mani ritrovi acqua e fango

Mentre l’amore incrocia il tuo sguardo…

 

Lo sguardo che ti ha uccisa ,

lo sguardo che ti ha salvata.

 

 

II.

 

Le montagne sono i rilievi aguzzi del perdono

Affilato come una piuma che non può ferire

Ma può solo esser ferita.

 

Spingono i tuoi talloni resistenti come felci

Nella scalata aspra ,

nella non accettazione d’un male

Che è frumento d’ombra , patiboli preparati all’alba

O una ragazza esanime sul prato brinato

A scivolare in silenzio nella propria deriva ,

esplorazione d’una poesia che non verrà mai più scritta.

 

Con la bocca impastata di polvere

Rimescolavi le sillabe , caramelle che erano sassi

Ma che la tua anima d’adolescente

Non poteva fare a meno di chiedere

 

Le rocce adesso

Rivelano un lungo selciato di vento

Dove solo chi è sensibile

Può vedere le orme della comprensione

E del divino

 

E solo chi vive raccolto nella poesia

Può ancora ascoltare quella parola impronunciata

Rimasta in un paio di labbra gelide

Chiamata Antonia.

Da Come la pietra e il vento Fermenti , 2011



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