Un sole d'alabastro spettina le rive,
ed io rinasco, Venere, nel vento.
Ho dipinto col sangue il mio ritratto,
sulle tremanti dita la brezza del fuoco,
attinta alla tenerezza che scompone le sponde.
Sono giglio, fiore rosso, pozza ebbra di sole,
sono terra che nasce da una prateria di stelle.
Ho asciugato il pianto dei fiordalisi
dai miei giardini
visto
il mare freddo dai pascoli da cui fuggivi,
cavallo indomito ma pur sempre preda,
dimentico del fiore che affondò
nel ventre umido di un Sogno.
E vado, ora,
con la sfera intatta di sogni mutanti
nella giostra dei giorni
e ho ancora sulle gambe i calzini da bambina,
la treccia che mia madre raccolse
nella scatola dei ricordi
per il tempo ebbro,
quello delle onde indaco
che lavano le orme oscure.
Spazi, solo spazi,
ora,
in questo mio andare...
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