Socchiusa è la finestra della stanza,
lo sguardo proteso ad ammirare,
oltre i vetri, il viale bianco
di acacie e le panchine
spolverate di fiori profumati.
Una raffica di vento più forte
la spalanca: è lo Zefiro
che impollina e dà vita.
Magari la Primavera trionfante
fosse un nuovo principio, che illumini
il presente, oscuro, come il Caos
primordiale che su tutto regnava
prima che fosse il tempo: noi non siamo
frutto del Caos, ma della Logica
di chi ha creato il mondo. Spiegatemi
come può una pietra mutarsi
in rondine e volare alta nel cielo.
Esiste una intelligenza superiore
che regge il mondo. Chiamatela
Dio o Ragione, chiamatela Armonia.
Potete negare che esista
un Autore del Logos, ma non
il Logos o l'impronta razionale
di Dio nella sezione aurea,
il gradioso progetto universale
di cui l'uomo è solo una miserevol
parte e che l'uomo stesso
da troppo tempo ormai va distruggendo
in un delirio di folle
onnipotenza, nell'illusione,
vana, di esorcizzar la morte. Ed ora
siamo qui, nel chiuso di una stanza, come
in un sepolcro, da cui non ci è permesso
di fuggire, ad osservar la vita, che
fuori ferve, e gli alberi coprirsi
di fiori e non sentirne più il profumo,
mentre vediamo svanire ogni
speranza e tradire ogni attesa
nell'indifferenza del mondo.
Per chi suonare quella chitarra ormai
scordata, per chi comporre versi che
non saranno mai cantati:
assoluta vanità d'ogni
talento nell'assoluta vanità
del tutto: la natura si è difesa,
ci ha escluso dalla vita
di cui non abbiamo avuto
alcun rispetto. Tutti sapevano.
Con le nostre mani ci siam calati
il coperchio sulla bara. Sento dire
ovunque: "Ce la faremo." A cosa?
A sopravvivere per tornare a
contagiarci con parole malate,
svuotare il tempo con programmi
spazzatura, ripetere esperimenti
nucleari, perseguire politiche
cieche di destabilizzazione
dell'ordine mondiale.
Per far pace con la Natura
dobbiamo tornare agli inizi
del tempo, per una nuova
Primavera che sia Resurrezione.
E non sarà lieve il prezzo da pagare.
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