"[...] Se un uomo si mette in testa una corona quando scrive,
verrà smascherato.
Se un uomo non si mette in testa una corona quando scrive,
non ingannerà nessuno tranne se stesso. [...]"
(Mark Strand, Il nuovo manuale di poesia)
Era d’estate, Antifo. Non c’è dubbio
che lo fosse perché la maga cambiava
costume come Fregoli al top dell’esibizione.
Era solo una sindrome la sua dedizione
o era l’astuzia la vera contesa tra di noi?
Maschio e femmina, in arte senzienti,
con le loro strategie di semi, che vogliono essere
umani per intero, sono per strada ma perché
calpestano i caduti per toccare il cielo?
L’inganno è violenza senza darla a vedere,
anzi, il vento rinfresca mentre curva il tronco
finché cede lo scettro dell’altezza, e a dio viene.
Io ti illudevo che avresti potuto calcare i campi
della gloria correndo e calciando una sfera
sgonfia come i sogni che proponevo. E i conducenti
sulla banchina del porto, passando coi carri
sferraglianti, gridavano al vento: “Dai, dai!
Sarai grande domani.” Domani è stato ieri, con l’inganno
quotidiano che deve ancora venire e non sarà lo stesso.
Quando prima Euriloco, vaneggiando per definizione,
ha raccontato dei compagni di remo diventati molli
grugniti da fango: “Oink! Oink!”, chissà per quali rotte
cercavano l’antica consapevolezza bipeda inutilmente
viva. Senza l’aiuto di un dio, alias Trismegisto,
con followers famelici tra le compagnie telefoniche
e che si vela con l’inganno della formula giovinezza,
non avrei evitato il calice crudo e lei, Rosa, la maga,
l'accomodante, la pervicace, la sensuale Circe,
mai avrebbe potuto darmi un figlio in erba
ancora oggi non da me.
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