Pubblicato il 04/09/2008 18:18:04
Quando non arriva il verso bisogna lasciar parlare dentro così mi rivolgo al polso per narrare di trionfo
Mare - non credo, navigo! Mare - ora vedo, non sogno!
Le visioni han perduto i suoni con dita brevi vibri musiche... frammenti scoppiettanti muovi, che note riassumono, fantastiche Oltremare
Amo t'amo, legato a nylon, filo a piombo calato su bocca che schiocca in canna che tira a sé
Era d'agosto quando trasalì la lampada
Mettendo mattoni al futuro inaspettato, atteso, sognato mollare gli ormeggi come in pascolo greggi che prendono largo girato l'angolo
Il primo di un nove, inizia all'ora delle tazze inglesi a righe tutte uguali
Prua verso raggio il cui centro è stretto ad un braccio che leva muove innanzi spruzzo di violetto al limite sfumato di limpido
Nostromo evocava stati in cui si è legati ad un unico laccio lì, dove appare più verde
Spechi, gradini, archi vecchi approdi rapiti da mare e da mani
Tracce di bracieri appesi ad alte pareti incenerite, grigiastre di un rosso a colate passato strabordando da sembrar appena spento
E ali d'aquila alla volta che copre le teste Gabbianelle poggiate al filo che d'acqua pare sospendere
Attimi, sussulti, d'improvviso prima di parole fluenti, sbadati senti grattare sotto ai piedi come esca in pasto al religioso per provare traccia di fermezza "Sei certo di voler giungere alla meta? Supera lo scoglio, indenne, lottando!" Dimenandosi in tondo come bestia che corre via liberandosi
Fino in punta della sentinella di ritorno verso piccola stella in lontananza soffi in faccia
Lentamente lentamente legno fende onde
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