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La poesia sorprendida

Argomento: Poesia

di Manuel Paolino
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Pubblicato il 26/04/2016 21:08:08

“Siamo per una poesia nazionale nutrita nell’universale, unica forma d’essere se stessa; con il classico di ieri, di oggi e di domani; con la creazione senza limiti, senza frontiere e duratura; con il mondo misterioso dell’uomo, universale, segreto, solitario e intimo, sempre creatore.

Siamo contro tutte le limitazioni dell’uomo, della vita e della poesia; contro tutto il falso insularismo che non nasca se non da una nazionalità universalizzata nell’eterno profondo di tutte le culture; contro il definitivo tradimento nei confronti della poesia e contro i suoi permanenti traditori privi di visione.”  (Baeza Flores, dal primo numero de La Poesia Sorprendida)

 

Al principio degli anni ’40 l’antica città di Santo Domingo cambiò nome: fu denominata Ciudad Trujillo, in onore del dittatore Rafael Leonidas Trujillo. Anche le strade principali e molti parchi furono battezzati di nuovo, onorando i figli e i genitori del Generalisimo. Intanto le coste caraibiche infettate dai sottomarini tedeschi, non permettevano di dimenticare che in un posto non molto lontano del mondo era in atto una lotta sanguinolenta.

La dittatura trujillista era al massimo del suo potere, e il suo governo controllava tutti gli aspetti della vita dominicana. Un clima di terrore e un momento di grande difficoltà che soffocavano l’intellettuale dominicano, il quale non poteva scappare a questo ambiente di oppressione morale e materiale:

 

“Tutto era stato sottomesso dal controllo e dalla macchina socio-economica e politica del Generalisimo Trujillo. Non era facile né resistere né negarsi. Farlo significava mettere in pericolo la propria vita. Come in tutti i sistemi di controllo totale, il margine per un’opposizione – che doveva essere sempre estremamente cauta – era molto ridotto. Rimanevano dei lievi spiragli in alcuni mezzi di informazione collettiva, dove la possibile opposizione doveva essere per lo più allegorica e ricorrere a simboli o a una scrittura tra le righe. Per chiudere definitivamente con la chiave maestra questa tattica di controllo degli elementi culturali, apparvero un giorno i Cuadernos Dominicanos de Cultura, che annunciarono la centralizzazione della cultura.

Fu allora che ci riunimmo in cinque per preparare un’opposizione aperta al mondo, alla creazione, e più libera e aperta alle nuove generazioni. Stabilimmo quindi alcuni punti del nostro programma (...).” (Baeza Flores, La poesia dominicana del siglo XX, dal secondo numero de La Poesia Sorprendida)

 

Quando la rivista La Poesia Sorprendida (1943-1947) iniziò ad essere pubblicata, il mondo si dibatteva nell’ecatombe della Seconda Guerra Mondiale, e la Repubblica Dominicana soffriva da tredici anni sotto il peso del regime di uno dei peggiori despoti mai apparsi.

Nonostante ciò, i primi anni del decennio si caratterizzarono per un’incessante produzione letteraria. Il mondo dominicano iniziò a ricevere lo stimolo da una colonia di repubblicani spagnoli esiliati a causa della guerra civile, tra questi vari intellettuali che si integrarono nella vita culturale del paese. Anche grazie ad essi, si rafforzò in questo periodo da parte dei sorprendidos l’interesse ad avvicinarsi alle radici ispaniche della propria cultura.

Tra gli intellettuali esiliati che più si identificarono con la rivista ci furono Enrique Casal Chapi, Eugenio Fernandez Granell e Vicente Llorens (sull’emigrazione spagnola a Santo Domingo, v. di Vicente Llorens, Memorias de una emigracion. Santo Domingo, 1939-1945, Barcelona, Editorial Ariel, 1975).

Nel 1843 Baeza Flores, poeta, scrittore e giornalista cileno, arrivò nell’antica capitale coloniale come aggregato alla Delegazione del suo paese. Portò con sè un grande entusiasmo e una collezione di riviste e manifesti surrealisti che era ansioso di divulgare. Egli assistette a una delle conferenze dell’associazione letteraria Alfa y Omega e riuscì a fare amicizia con un giovane poeta e studente di medicina, Mariano Lebrón Saviñón, poeta negrista. Baeza rimase profondamente impressionato dalla sua gioventù e dalla qualità dei suoi versi, e si avvicinò a lui. A partire da questo istante, spinti da un profondo interesse per la diffusione della poesia, decisero di fornire una nuova interpretazione poetica all’interno dell’associazione Alfa y Omega:

 

“Non sappiamo se la poesía ci sorprende con il suo abbagliante destino, o se siamo noi a sorprenderla nella sua silenziosa e autentica bellezza.” (Baeza Flores, dal primo numero de La Poesia Sorprendida)

 

Alberto Baeza Flores, Mariano Lebron Saviñon, Franklin Mieses Burgos, Freddy Gatón Arce e il poeta e pittore spagnolo Eugenio Fernández Granell, furono i cinque che sedendosi insieme quali padri cofondatori della rivista decisero di costituire il gruppo. Anche se prima di questa riunione ebbe un ruolo importante il poeta Domingo Moreno Jiménez, in seguito escluso.

Da questo momento la poesia dominicana attraverso tale generazione nascente incominciò ad aprire le sue porte alle letterature europee, in un contesto comunque dove non erano pochi coloro che conoscevano la poesia della Generazione del ’27 spagnola, che leggevano in francese e in inglese, che includevano nelle proprie personali biblioteche i maestri francesi del simbolismo e del surrealismo.

La poesia sorprendida, intesa come corrente poetica, venne percepita come prodotto di preoccupazioni interne ed individuali; dove l’essenza poetica tendeva a scappare dalla parola che molte volte doveva rimanere muta per poter essere colta. A questi poeti non interessava fotografare la realtà, ma interpretarla.

Gli scrittori affiliati che durante poco più di quattro anni pubblicarono sulla rivista si erano amalgamati in un’aspirazione di superamento intellettuale e umana, per scappare dal miasma dell’ergastolo nazionale, ed anche internazionale. Stufi del marcio e superficiale patriottismo di carattere politico e culturale, cercarono di evitare pure il lirismo evidente, per andare in cerca di modalità letterarie di maggior ermetismo e profondità, spesso vicine al surrealismo, e apertamente in contrasto con l’estetica del postumismo, la precedente corrente poetica.

La Poesia Sorprendida pubblicò il suo primo numero nell’ottobre del 1943. Fin dalla sua nascita la rivista dichiarò l’intenzione di aprire le porte della letteratura dominicana alla tradizione letteraria mondiale. Essa durò quasi cinque anni nei quali vennero pubblicati ventuno numeri, cosa di un certo merito dentro un panorama culturale ispanoamericano dove poche riviste avevano ottenuto tale longevità.   

Il primo numero, intitolato Apasionado destino e firmato da Alberto Baeza Flores, poteva essere considerato un vero manifesto intellettuale, a partire dalla copertina, dove già veniva annunciata la poesia sorprendida. Manifesto intellettuale e non politico, perchè politico non poteva esserlo, ma senza dubbio in opposizione al regime di Trujillo, in quanto impegnato al riscatto dei veri valori letterari e nazionali, macchiati dalla tirannia imperante.  

Pedro Salinas e Andrés Bretón giunti nell’isola, rispettivamente nel 1944 e nel 1946, rimasero entusiasti per il lavoro di questi giovani amanti delle lettere che lottavano per mantenere il loro spirito. Salinas suggerì il titolo di una sezione della rivista a partire dal numero dieci, chiamata Pasado del Presente, e dedicata alla divulgazione del meglio della poesía spagnola del passato.

Los sorprendidos pubblicarono il Tercer cantico di Jorge Guillen nella collana El desvelado Solitario nel settembre del 1944, all’interno del numero dodici de La Poesia Sorprendida. Ricevettero inoltre delle lettere da Juan Ramon Jimenez, nelle quali il poeta spagnolo manifestò il suo interesse per il lavoro di questi autori, e sollecitò che gli venissero recapitati i numeri pubblicati fino ad allora.

Oltre a posizionare la letteratura dominicana nella mappa letteraria del momento, los sorprendidos lavorarono per fomentare l’interesse e la diffusione nel paese non solo della letteratura dominicana ma anche di quella universale, mediante inoltre serate e letture poetiche.

Il mondo letterario esterno incominciò a manifestarsi dal primo numero con traduzioni principalmente di poeti francesi, anche se più tardi comparvero poeti inglesi, statunitensi, catalani, ed egiziani. Presto si affiliarono artisti e scrittori spagnoli e latinoamericani, tra i quali anche autori haitiani; finchè non ebbe inizio la sezione Pasado del Presente, che tese a privilegiare i poeti spagnoli. In seguito venne dato spazio alla poesia turca e cinese, infine molto spazio ai poeti del centro e sudamerica.

Nell’ultimo numero della rivista, spiccò un articolo di protesta dal titolo Poeta y soledad, dove venne spiegato chiaramente come di fronte al predominio degli “adoratori della forza” e all’indifferenza circostante, la salvezza dell’intellettuale – come fu in passato per molti poeti del Decadentismo europeo – si trovava nella solitudine, nella chiusura, nell’ermetismo. L’intellettuale così diventava una presenza accusatoria e allo stesso tempo indistruttibile:  

 

“(...) Viviamo, tragicamente, senza speranze, in una società senza risposte. La voce dell’artista, purtroppo, grida. Grida nel deserto, ma grida. Nessuno può, anche impegnandosi, cancellarne la presenza.” (Antonio Fernandez Spencer, dal numero ventuno de La Poesia Sorprendida)

 

In tal modo, mentre inseguivano una rinnovazione letteraria nella nutrita fonte delle radici culturali e delle letterature internazionali, questi autori condannarono dall’esterno quella tirannia che non si poteva condannare apertamente nel paese; esaltando la libertà creatrice, così come l’intellettuale incorruttibile. E tutto questo con le armi del lavoro letterario e dell’allusione.

I poeti della poesia sorprendida dominicana furono Rafael Américo Henríquez, Manuel Llanes, Franklin Mieses Burgos, Aída Cartagena Portalatín, Manuel Valerio, Freddy Gatón Arce, Manuel Rueda, Mariano Lebrón Saviñón, Antonio Fernández Spencer, José Glass Mejía e Gilberto Hernandez Ortega.

 

 


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