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L’ispiratrice

Romanzo

Salvatore Scalisi
Casa Editrice Kimerik

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 17/11/2009 17:57:00

Cosa si nasconde dietro il quadro di un noto pittore? Chi è la donna che vi è raffigurata? Per rispondere a queste domande Scalisi porta l’autore del quadro al capezzale del padre morente per fargli rivivere, attraverso ricordi e mezze confessioni, l’arco della sua esistenza dalla fanciullezza sino al fatidico giorno in cui, pennello alla mano, creò la misteriosa donna, “ispiratrice” di quella e di tante opere. Il quadro emerge dai racconti dei due uomini, a cui spesso si aggiunge la voce di Aldo, ambiguo amico da tutta la vita del più anziano, che trascina il lettore con il suo non-detto o accennato e poi ritirato, sino alle ultime pagine in cui la sua inclinazione acquisterà diritto di cittadinanza e smetterà di essere un sospetto. Oltre ai misteri legati ai gusti di Aldo, ne covano di ben più incandescenti sotto la cenere del focolare domestico che con la vita del patriarca va spegnendosi, il libro infatti non tarda a rivelarsi come uno scottante spaccato di una famiglia il cui motto potrebbe essere benissimo “vizi privati, pubbliche virtù”, con un intrecciarsi di adulteri trans-generazionali, e con un sospetto di relazioni inconfessabili che sempre aleggia tra le pagine e si insinua nelle vite apparentemente felici della famiglia Camerini. Tratteggiare maggiormente tali relazioni significherebbe togliere molto del gusto alla lettura del libro, che invece merita tutta l’attenzione del lettore.
L’autore porta il racconto a cavallo degli anni, muovendosi avanti e indietro, ma generando talvolta un po’ di confusione in chi legge: Scalisi usa lo stile che ormai lo contraddistingue, ovvero un uso preminente dei dialoghi che servono anche spesso a descrivere le situazioni e gli stati d’animo, ma talvolta, complice la mancanza di una suddivisione in capitoli, confonde un po’ il lettore, che spesso si trova catapultato improvvisamente in un contesto mutato, o non si capacita subito che i protagonisti della scena che sta leggendo sono repentinamente cambiati. Se i rapporti tra uomini e donne sono pienamente descritti, particolareggiati e circostanziati, vi è sempre una sorta di allusione a presunti rapporti tra i protagonisti maschi della vicenda, che vengono confermati, come visto, in un caso, in altri restano in una sorta di “limbo” narrativo non ben precisato; anche il personaggio di Roberto, amico del pittore protagonista, nonché figlio – adottivo, ovviamente – di Aldo, a volte fa delle battute ambigue, ce lo si immagina sornione e mellifluo sotto una maschia tracotanza, il padre del protagonista sembra sempre in procinto di dichiarare il suo amore per Aldo, e con esso vive certe situazioni un poco ambigue, ma basterà un improvviso rientro a casa del protagonista per ridare lustro di sciupafemmine alla figura paterna, nel corso di una scena che dovrebbe essere portante nell’economia dell’opera e che appare leggermente pasticciata.
Al termine della lettura tutti i nodi si sciolgono, solo qualche parte resta appena velata, a tratti, ma il lettore riesce a capire bene le motivazioni di certe scelte personali che animano i personaggi nel corso del romanzo e ci si avvicina al finale senza la sensazione che qualcosa resti irrisolto, o non detto. Tuttavia, come dicevo, a volte vi è una sensazione quasi di pasticciato, che fa capolino qua e là tra le pagine, mi sembra che l’autore, forte di una ottima idea e di una chiara costruzione della trama, a volte padroneggi non perfettamente gli strumenti narrativi, come già accennato le scene cambiano in modo assai consono alla narrazione, ma tali cambi a volte sembrano zoppicare col rischio di lasciare il lettore interdetto. Talvolta anche il linguaggio non appare del tutto limpido ed armonico, affiorano alla superficie della narrazione bolle di linguaggi spuri, che appesantiscono le righe, rendendo sconnesse alcune frasi e così ostacolando la scioltezza della lettura. sarebbe consigliabile un modesto lavoro di ripulitura del testo, al fine di renderlo ancora più godibile e piacevole, portando maggiormente alla luce le ottime idee che animano la penna di Scalisi, senza far inceppare la lettura su certi “peccatucci veniali”, oserei dire di gioventù, che velano di una leggera tristezza la gioia di leggere un buon libro.
Il nostro in bocca al lupo a Scalisi accompagnato ai nostri complimenti per la sua capacità creativa e la sua forte volontà con cui saprà farsi strada nella scrittura.

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