Anita e Guido Brunetti
Il cervello, la macchina della mente
Autorevoli studiosi sostengono che negli ultimi anni è in corso una rivoluzione nel campo delle neuroscienze. Sta diventando molto proficuo la ricerca sul cervello in relazione ai suoi legami con l’attività degli altri organi, come l’intestino, definito “secondo cervello”, i polmoni, la respirazione”, il cuore, la postura. Fatto che concorre alla formazione della nostra identità, secondo una concezione già sostenuta dalla medicina antica, a partire dall’antico Egitto fino a Ippocrate, Aristotele e alla medicina araba.
In particolare, questa disciplina studia i meccanismi cerebrali legati alle funzioni cognitive, come l’attenzione, il linguaggio, la memoria, l’autocontrollo. Queste funzioni sono la base dell’intelligenza.
Uno sviluppo molto intenso sta avendo la ricerca sull’emozione e i sentimenti. In verità, cognizione ed emozione non sono due categorie diverse, ma aspetti inseparabili. Ogni informazione implica una emozione. Le emozioni di base sono la rabbia, la paura, la tristezza, la felicità, il disgusto e la sorpresa. L’emozione causa poi cambiamenti fisiologici nel corpo e nel comportamento.
E’ stato il neuroscienziato Ramon y Cajal a scoprire che il cervello è una rete di neuroni che comunicano ma non si toccano. Ogni neurone emette una scarica elettrica che si propaga lungo i percorsi di comunicazione delle cellule. Il termine neurone fu coniato nel 1891 dall’anatomista tedesco, Wihelm von Valdeyer, che lo descrisse come la “macchina del pensiero”.
I neuroni hanno un corpo che somiglia a un seme da cui fuoriescono due tipi di rami, i dendriti e gli assoni, i quali trasmettono l’elettricità nel cervello. Se i neuroni non si toccano, il cervello risulta un insieme di cellule simile a un fitto bosco (Castellanos) di alberi che comunicano attraverso radici e rami. Questa teoria sostenuta da Don Santiago si chiama teoria neuronale. I neuroni si avvicinano molto gli uni agli altri, però non si toccano. A partire da quel momento, il cervello venne concepito come una rete di neuroni che comunicano senza toccarsi, che ricevano e mandano informazioni.
Oggi sappiamo che i neuroni generano elettricità attraverso modifiche chimiche. Quando l’elettricità raggiunge un certo livello si produce “quello che si chiama potenziale di azione”. C’è uno spazio vuoto che separa due neuroni e si chiama “sinapsi”, termine introdotto nel 1879 dal fisiologo Charles Sherrington per descrivere la “giunzione” tra due neuroni specializzata alla trasmissione dell’impulso nervoso.
I mediatori della diffusione dell’elettricità nel cervello sono i neurotrasmettitori, ormoni che vengono considerati le basi chimiche del comportamento e che si esprimono come fattori di informazione. I neurotrasmettitori sono i “mediatori” della diffusione dell’elettricità nel cervello.
Esiste un neurotrasmettitore che genera notevoli benefici, la serotonina o ormone della felicità e del piacere. Un deficit di questa molecola causa sintomi di depressione, mancanza di energia e di motivazione. Esperimenti realizzati in questi ultimi anni hanno mostrato che gran parte della quantità necessaria di questo neurotrasmettitore viene prodotta nell’intestino.
Abbiamo detto che i neuroni comunicano tra loro senza toccarsi. Immaginiamo un neurone responsabile del movimento della mano. Se la mano è ferma, quel neurone non è molto attivo. Se muovo la mano, il neurone in questione viene coinvolto nel movimento.
Molti anni fa, ciascuna abilità del cervello veniva “localizzata” in un’unica regione. Ricerche successive hanno mostrato che un comportamento non coinvolge mai l’attività di una sola zona, ma ha bisogno dell’attività di diverse aree cerebrali.
Oggi, il cervello viene concepito come una rete di aree distinguibili, ma connesse. Cambiamenti nel cervello vengono prodotti da molteplici attività, come ad esempio dalla pratica della meditazione. Una metodica che sta diventando un antidoto alle ansie e alle angosce della vita quotidiana. Si tratta di un percorso di osservazione e di conoscenza di sé e del mondo.
La meditazione, d’accordo con la neuroscienziata Nazareth Castellanos, autrice di “Neuroscienza e meditazione”, è un percorso difficile e complesso, ma ha la grande qualità di “controllare” l’emozione. Le neuroscienze studiano non solo la risposta del cervello alla pratica della meditazione, ma anche il ruolo della mente nella trasformazione del corpo.
In virtù dell’incredibile plasticità del cervello, questa pratica ci permette di “riorganizzare” i sistemi neurali e di modificare la concezione che abbiamo di noi stessi e di ridurre lo stress. E’ un metodo che ci consente di entrare in relazione con il proprio io, con le proprie esperienze e con i propri sistemi emotivi e mentali. La respirazione in particolare riesce a plasmare le emozioni, la memoria e l’attenzione. E’ un’attività infine che genera notevoli modificazioni fisiologiche, emotive e mentali, rendendo l’attività del cuore ad esempio più regolare e articolata, e dandoci tanto benessere.
Ha collaborato Anita D’Aloisio, psicologa e psicoterapeuta.
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