Guido Brunetti
La mente nell'era della decadenza spirituale
La mente è continuamente attraversata sia da stati d'ansia, inquietudine, angoscia, paure sia da quegli ideali che nei secoli sono stati chiamati in vari modi: bene, sapienza, Dio, Spirito.
La mente è sapienza, la quale secondo la Bibbia "è più bella del sole". E la malvagità "mai prevarrà sulla sapinza", che è "madre del bene, della giustizia e della bellezza".
La mente rinvia a concetti quali intelligenza, ragione, pensiero, coscienza, memoria. Il cervello è l'organo mediante il quale la mente si concretizza negli esseri umani e in altri animali. Affermare che la mente, rappresentata come "originaria ed eterna", sia potuta scaturire dalla materia primordiale è forse il più grade mistero dell'universo.
La tradizione filosofica parla di Nous, di un'intelligenza ordinatrice che Einstein chiamava Dio.
Oggi, il primato dell'individualismo è assoluto perché sono venuti a mancare i valori e i pincipi che da sempre hanno accompagnato l'esistenza umana. E' questo l'esito del Novecento e il senso di quello che chiamiamo "postmodernità", "postumanesimo", "postverità", ossia l'essere rimasti privi di criteri normativi, di punti fermi.
La nozione di valore è scomparsa nell'arte, a livello storico, nel mondo biologico perché l'uomo non è più considerato il vertice dell'umanità e dell'umanesimo per il quale l'essere umano costituiva il mondo intero.
L'Occidente non è più ritenuto il vertice dell'umanità ed è avviato sulla via del tramonto.
Non ci sono punti fermi sul piano religioso che ha perduto il primato storico e filosofico. Anche a livello etico non ci sono punti fermi. L'etica tradizionale è molto mutata. Non vi sono infine punti fermi neppure sull'uomo. Nessuno ha idea cosa sia e se vi sia "natura umana".
La mente contemporanea si ritrova insomma senza riferimenti certi. Aristotele afferma che tutti gli uomini aspirano per natura alla conoscenza. Anzitutto, alla conoscenza delle questioni essenziali. che assillano da sempre l'umanità: Chi siamo? Dove siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
L'illuminismo riteneva essenziale lottare per l'autonomia intellettuale. Per Kant, l'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità, dall'incapacità di avvalersi del proprio intelletto.
Il tempo che stiamo vivendo non ha cessato di presentarci i problemi cronici che da sempre affliggono l'umanità. Problemi quali il dolore, la morte, l'ignoranza.
C'è uno "scollamento" tra le generazioni che vivono spesso in mondi separati. C'è poi il potere di parola che la rete concede a chiunque, ignoranti e incompetenti compresi. Crescono infatti incompetenza e ignoranza nella nostra società. C'è crisi sui fondamenti di cosa significhi umanità, libertà, verità, giustizia, categorie che per secoli hanno rappresentato i valori che guidavano la società.
Oggi, siamo privi di una conoscenza etica universalmente valida. Il risultato è una generale insicurezza e incomunicabilità. Non abbiamo una visione condivisa sull'essere umano, fatto che genera l'impossibilità di elaborare un progetto educativo.. Non c'è più il sentire morale praticato dagli antichi.
Viviamo in un'epoca in cui il paradigma dominante delle menti è l'io, i suoi desideri, il suo successo, il suo apparire. Nell'era della morte di Dio e dell'anima, è l'io il nuovo Dio. In realtà, l'individualismo crea solitudine, aggressività, paura, rivalità, egoismo. Spesso, poi, l'individualismo sfocia nella patologia del narcisismo.
Ciò che caratterizza il postmoderno è l'antiumanesimo, credere che il primato dei valori non spetta alle mente umana, ma alla natura, alla tecnica. Stiamo sperimentando una decadenza spirituale peché la mente è armonia di bene, bellezza, nobiltà, virtù, onestà, etica.
Il nostro mondo è colmo di una bellezza fisica entusismante, ma produce allo stesso modo sofferenza e ingiustizia. Da questa contraddizione, nasce il desiderio, il bisogno di "trascendenza" alla quale si perviene attraverso la coscienza morale, in quanto manifestazione della più alta sapienza. Dire coscienza morale è dire compimento dell'essere umano, ossia "humanitas".
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